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Ioannes PP. XXIII
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III

Vi è, inoltre, un'altra intenzione che Ci spinge a rivolgere più ardenti suppliche a Gesù Cristo, e alla sua amorevolissima Madre, alle quali invitiamo il sacro collegio dei cardinali, voi, venerabili fratelli, i sacerdoti e le anime consacrate, gli ammalati e i sofferenti, i fanciulli innocenti, e tutto il popolo cristiano. Ed è questa: affinché gli uomini responsabili dei destini delle grandi come delle piccole collettività, i cui diritti e le cui immense ricchezze spirituali debbono essere scrupolosamente conservate intatte, abbiano a valutare attentamente il grave compito dell'ora presente.

Noi perciò preghiamo il Signore, affinché essi si sforzino di conoscere a fondo le cause che originano i contrasti, e con buona volontà le superino; soprattutto valutino il triste bilancio di rovine e di danni dei conflitti armati - che il Signore tenga lontani! - e non ripongano in essi speranza alcuna; adeguino la legislazione civile e sociale alle reali esigenze degli uomini, non immemori per altro delle Leggi eterne, che provengono da Dio, e sono il fondamento e il cardine della vita stessa civile; e siano sempre pensosi del destino ultraterreno in ogni singola anima, creata da Dio per raggiungerlo e goderlo un giorno.

È inoltre da ricordare che si sono oggi diffuse posizioni filosofiche e atteggiamenti pratici assolutamente inconciliabili con la fede cristiana. Noi continueremo, con serenità, precisione e fermezza, ad affermare tale inconciliabilità.

Ma Dio ha fatto sanabili gli uomini e le nazioni! (cf. Sap 1,14).

E perciò confidiamo che, messi da parte gli aridi postulati di un pensiero cristallizzato e di un'azione penetrata di laicismo e di materialismo, si faccia tesoro di quella sana dottrina, che ogni giorno di più è convalidata dall'esperienza, e si cerchino gli opportuni rimedi. Ora questa dottrina conclama che Dio è autore della vita e delle sue leggi: che è vindice dei diritti e della dignità della persona umana; di conseguenza che Dio è «nostra salvezza e redenzione!».(6)

Il Nostro sguardo si spinge verso tutti i continenti, là dove i popoli sono in movimento verso tempi migliori, e in cui vediamo un risveglio di energie profonde, che fa sperare in un impegno delle coscienze rette nel promuovere il vero bene dell'umana società. Affinché questa speranza si compia nel modo più consolante, cioè col trionfo del regno della verità, della giustizia, della pace e della carità, desideriamo ardentemente che tutti i figli Nostri formino «un solo cuore e un'anima sola» (At 4,32), ed elevino comuni e ferventi suppliche alla celeste Regina e Madre nostra amatissima durante il corso del mese di ottobre, meditando queste parole, dell'apostolo delle genti: «Per ogni verso siamo tribolati, ma non oppressi; siamo esitanti, ma non disperati; siamo perseguitati, ma non abbandonati; siamo abbattuti, ma non estinti; portando noi sempre nel nostro corpo la mortificazione di Gesù Cristo; affinché la vita di Gesù si manifesti nei nostri corpi» (2Cor 4,8-10).

Prima di terminare questa lettera enciclica, venerabili fratelli, desideriamo invitarvi a recitare il rosario con particolare devozione anche per queste altre intenzioni che tanto Ci stanno a cuore: e cioè, affinché il sinodo di Roma sia fruttuoso e salutare per questa Nostra alma città e affinché dal prossimo concilio ecumenico - al quale voi parteciperete con la vostra presenza e col vostro consiglio - tutta la chiesa ottenga una affermazione così meravigliosa, che la vigorosa rifioritura di tutte le virtù cristiane, che Noi da esso Ci attendiamo, serva di invito e di sprone anche per tutti quei Nostri fratelli e figli, che sono separati da questa sede apostolica.

Con questa lietissima speranza e con grande affetto impartiamo a voi, venerabili fratelli, ai fedeli a voi singolarmente affidati, e in special modo a quanti, con pietà e buona volontà, accoglieranno questo Nostro invito, la benedizione apostolica.

Roma, presso San Pietro, 26 settembre 1959, anno I del Nostro pontificato.

IOVANNI PP. XXIII

 

 




6): Ex sacra liturgia.




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