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Pius PP. IX Quo impensiore IntraText CT - Lettura del testo |
Non tollerate di essere ingannati dalle male arti dei ribelli i quali, per attirarvi più facilmente a sé, affermano dappertutto che con la loro azione non vengono meno alla fede e all’obbedienza a Noi dovuta, né al dovere di cattolici; costoro infatti negano con le opere ciò che dichiarano con le parole. E certamente coloro che con ostinazione ricusano e disprezzano l’autorità dei Successori di Pietro, nei quali Pietro vive in perpetuo, e dei superiori che da essi furono loro assegnati, con il loro comportamento contestano quel primato di dignità e di giurisdizione sulla Chiesa universale che Cristo affidò a Pietro quando Gli diede l’incarico di pascere gli agnelli non meno delle pecore di tutto il suo gregge, ossia di governare la Chiesa nel mondo intero. Certamente in questo gruppo devono essere inclusi coloro che disprezzarono l’autorità del vostro legittimo Patriarca e di colui che a nome suo esercita la potestà Vicaria; coloro che trascurarono o ricusarono di accogliere le sue decisioni; coloro che giunsero al punto di mettere in dubbio la sua legittima elezione, come, secondo il rito, fu indetta e confermata da Noi; coloro che si opposero al Nostro Delegato, coloro che lo ostacolarono nell’esercizio della sua funzione per quel che riguarda la visita dei monasteri ordinata da Noi; coloro che si sono esplicitamente proclamati indipendenti; coloro che si confermarono tali quando, trascorso il periodo di competenza loro assegnato, non solo continuarono a ricevere le confessioni dei fedeli, ma per di più osarono comportarsi allo stesso modo dopo che era stato loro interdetta quella funzione in seguito alla pubblica sentenza di sospensione; coloro che non desistettero dal contestare pubblicamente tutti i doveri sacerdotali anche con rito più solenne, in segno di disprezzo delle censure ecclesiastiche; coloro infine che non tralasciano alcunché pur di significare apertamente che consideravano di nessun valore le leggi canoniche e l’autorità del potere legittimo e di questa Santa Sede. Voi stessi comprenderete agevolmente se a costoro, che insorgono con tanta impudenza contro la Nostra autorità e con tanta pervicacia si ostinano nel loro crimine, si debba accordare fiducia quando dichiarano di essere convinti del primato di questa Santa Sede, come si addice ai cattolici, e di rimanere a Noi legati e obbedienti. Perciò, se temete di allontanarvi da quella unità cattolica, fuori della quale non vi è salvezza; se desiderate il vero bene della vostra comunità, guardatevi dalle arti insidiose di costoro. Prestate soprattutto attenzione che in voi non si ingeneri quella confusione di riti e di disciplina, che costoro astutamente tentano di insinuare nell’animo della gente semplice per aizzarla contro questa Santa Sede, che infine (stando alle loro dicerie) mirerebbe gradatamente a sopprimere gli antichi riti della Chiesa Orientale, per sostituire ad essi il rito latino. Infatti, se i Romani Pontefici si preoccuparono sempre che all’unità della Chiesa corrispondesse l’uniformità della disciplina, almeno per quanto riguarda le principali norme, tuttavia ritennero che si dovessero rispettare tutti i riti che non deflettessero dalla vera fede né dalla onestà. Invero, la ribellione da Noi or ora condannata non coinvolge certo i riti ma la disciplina; e se il Vicario di Cristo non può restaurarla ovunque, invano a lui sarebbe affidato il governo di tutta la Chiesa, al punto da anteporre quella inclinazione che si allontani da quella vera fede che i cattolici devono possedere circa il divino primato del Sommo Pontefice.