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Pio XII
Divino afflante Spiritu

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3. Prima e somma cura di Leone XIII fu quella di esporre la dottrina della verità dei Sacri Libri e difenderla dagli attacchi avversari. Perciò con gravi parole affermò non esservi errore quando l'agiografo, parlando di cose fisiche, "si attenne a ciò che appare ai sensi", come scrisse l'Angelico (Cfr. I. q. 70, art. I ad 3), esprimendosi "o con qualche locuzione metaforica o in quella maniera che ai suoi tempi si usava nel comune linguaggio ed ancor oggi si usa di molte cose nel quotidiano conversare anche fra la gente più dotta". Infatti "non fu intenzione dei sacri autori - o meglio, per usare le parole di Sant'Agostino (De Gen. ad litt. 2, 9, 29; P. L. XXXIX, col. 270 sq.; CSEL. XXVIII, III, 2, p. 46) - dello Spirito di Dio, che per mezzo di essi parlava, di insegnare agli uomini queste cose, e cioè l'intima costituzione degli oggetti visibili, che nulla importano pella salute eterna" (Leone XIII, Acta XIII, p. 355; Ench. Bibl. n. 106). Tale principio "gioverà applicarlo anche alle scienze affini, specialmente alla storia", confutando cioè "in maniera non molto diversa i sofismi degli avversari" e sostenendo "contro le loro obiezioni la verità storica della Sacra Scrittura" (Cfr. Benedetto XV, Enc. "Spiritus Paraclitus").




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