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Pio XII Benignitas et humanitas IntraText CT - Lettura del testo |
Benignitas et humanitas apparuit Salvatoris nostri Dei.1 Già per la sesta volta, dopo l’inizio della orribile guerra, la santa liturgia natalizia saluta con queste parole, spiranti pace serena, la venuta fra noi del Dio Salvatore. L’umile e squallida culla di Betlemme fa convergere verso di sé con indicibile attrattiva il pensiero di tutti i credenti.
Nel fondo dei cuori ottenebrati, afflitti, abbattuti, scende, e tutti li invade, un gran torrente di luce e di gioia. Le fronti abbassate si rialzano serene, perché il Natale è la festa della dignità umana, la festa dell’"ammirabile scambio per il quale il Creatore del genere umano, prendendo un corpo vivente, si è degnato di nascere dalla Vergine, e con la sua venuta ci ha elargito la sua divinità".2
Ma il nostro sguardo si porta spontaneamente dal luminoso Bambino del presepio sul mondo che ci circonda, e il doloroso sospiro dell’Evangelista Giovanni sale sulle nostre labbra: "Lux in tenebris lucet et tenebrae eam non comprehenderunt: La luce splende fra le tenebre e le tenebre non l’hanno accolta".3 Poiché purtroppo anche questa sesta volta l’alba del Natale si leva su campi di battaglia sempre più estesi, su cimiteri ove sempre più numerose si accumulano le spoglie delle vittime, su terre deserte, ove rare torri vacillanti indicano nella loro silenziosa tristezza le rovine di città dianzi fiorenti e prospere e, ove campane cadute o rapite non risvegliano più gli abitanti col loro giulivo canto di Natale. Sono altrettanto muti testimoni che denunziano questa macchia nella storia dell’umanità, la quale volontariamente cieca dinanzi alla chiarezza di Colui che è splendore e lume del Padre, volontariamente allontanatisi da Cristo, è discesa e caduta nella rovina e nell’abdicazione della propria dignità. Anche la piccola lampada si è estinta in molti templi maestosi, in molte modeste cappelle, ove presso il tabernacolo aveva partecipato alle veglie dell’Ospite divino sul mondo addormentato. Quale desolazione! Quale contrasto! Non vi sarebbe più dunque speranza per l’umanità?