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Pio XII Benignitas et humanitas IntraText CT - Lettura del testo |
A una condizione però: e cioè che l’organizzazione della pace, cui le mutate garanzie, e ove occorre le sanzioni economiche e perfino l’intervento armato dovrebbe dare vigore e stabilità, non consacri definitivamente alcuna ingiustizia, non comporti alcuna lesione di alcun diritto a detrimento di alcun popolo (sia che appartenga al gruppo dei vincitori, o dei vinti o dei neutrali), non perpetui alcuna imposizione o gravezza, che può essere permessa soltanto temporaneamente come riparazione dei danni di guerra.
Che alcuni popoli, ai cui governi – o forse anche in parte a loro stessi – si attribuisce la responsabilità della guerra, abbiano a sopportare per qualche tempo i rigori dei provvedimenti di sicurezza, fino a quando i vincoli di mutua fiducia violentemente infranti non siano a poco a poco riannodati, è cosa, per quanto gravosa, altrettanto difficilmente evitabile. Nondimeno, questi stessi popoli dovranno avere anch’essi la ben fondata speranza – nella misura della loro leale ed effettiva cooperazione agli sforzi per la futura restaurazione – di poter essere, insieme con gli altri Stati e con la medesima considerazione e i medesimi diritti, associati alla comunità delle nazioni. Rifiutare loro questa speranza sarebbe il contrario di una previdente saggezza, sarebbe assumere la grave responsabilità di sbarrare il sentiero ad una liberazione generale da tutte le disastrose conseguenze materiali, morali, politiche del gigantesco cataclisma, che ha scosso fin nelle ultime profondità la povera famiglia umana, ma che le ha al tempo stesso additata la via verso nuove mète.