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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 1 - 50
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[pag. 45 F1]

 e in potenza in questo, giacché l’identificare un determinato con un altro determinato è legittimo quando i due siano identici nella forma generica della determinazione e nella materia particolare che si struttura secondo quella particolare forma determinatrice, ed è cognitivamente utile per la liceità di denotare il primo con tutti i risultati che un’analisi del secondo fornisce, mentre l’identificazione di un determinato con un indeterminato è legittimo solo nel caso che l’indeterminato abbia come unica ed univoca condotta forzata alla determinazione il processo che sfocia nelle modalità proprie del determinato, il che non si per nessun rapporto tra specie e genere, essendo la potenzialità di questo destinata ad incanalarsi in tante condotte forzate, ciascuna aprentesi in una rosa di ulteriori condotte forzate ognuna delle quali a sua volta s’apre in un ventaglio di successive bocche, quante sono le specie che primamente si dipartono dal genere, e, d’altra parte, la stessa identificazione è un cognitivamente inutile in quanto nessuna nozione ottenuta per analisi può trasferirsi dall’indeterminato al determinato: poiché, dunque, la rapportazione di una specie a uno dei suoi generi in vista di una intellezione della specie stessa è lecita solo per tutto ciò che è attuato e intuitivamente noto nel genere, e che non è se non il generico della specie stessa, essendo lecita una rapportazione specie-genere ai fini cognitivi del potenziale del genere, che è lo specifico della specie, solo per rendere intelligibile e determinabile il genere stesso in ciò che di potenziale rinserra, la pretesa di sussumere una specie sotto un genere relativamente alle note specifiche, attuali nelle specie e potenziali nel genere, comporta di fatto la sussunzione della prima sotto ciò che dal primo è destinato a determinarsi o in quelle note o in altre note e che per ciò equivale di diritto sia ad esse che a quelle altre, ed equivale alla pretesa di relazionare di fatto, come identiche, note che non lo sono né di fatto né di diritto, non di fatto perché le une sono determinate e le altre indeterminate, non di diritto perché le une sono univocamente determinate e determinabili mentre le altre sono determinabili o ambiguamente o equivocamente; ma allora la sussunzione di fatto che è rapportazione di fatto tra due pensati si pone come eterogenea dall’identica sussunzione o rapportazione di diritto e le due, che null’altro sono che predicazioni, esigono una separazione reciproca, con concomitante

[pag. 45 F 2]

esclusione di entrambe dalla sfera del legittimamente pensabile ed utilmente operabile, e la conseguente esclusione del secondo pensato dall’inerenza entro il primo, che appunto è negazione: dire che l’uomo è mammifero relativamente alla zona della connotazione della mammiferinità in atto in entrambi significa affermare di fatto e di diritto che il mammifero è denotato da tutte le note che connotano l’uomo ed affermare una cosa vera; dire che l’uomo è mammifero relativamente alla zona della razionalità in atto esclusivamente nella connotazione del primo, significa affermare di fatto che l’unico genere del mammifero denota l’uomo in quanto mammifero e in quanto razionale, e significa affermare cosa che non è di diritto, come dimostra il fatto che mentre il concetto di mammifero è convertibile con il complesso delle note connotanti la mammiferinità nell’uomo, sicché è lecito predicare la omotermia viviparita vertebralità sia al genere che alle specie, non egualmente convertibili sono il concetto di mammifero col complesso delle note connotanti la razionalità, non essendo legittimo predicare l’universalità univocamente al mammifero e al razionale e la dialetticità univocamente al mammifero e al razionale; quindi l’uomo in quanto omotermo è mammifero, in quanto operante per finalità consapevole non è mammifero. D’altra parte, lo stesso discorso si fa ancor più chiaro e più apodittico nei suoi risultati quando assuma a suo oggetto una specie e uno dei generi sovraordinati il cui potenziale attuandosi si sventaglia in specie eterogenee da essa, ossia quando si rivolga sul rapporto intercorrente fra una specie e quelli dei generi, in cui il genere sommo o le specie di questo si son divaricate nel processo determinatore, che non coincidono con quanto di attuale si nella specie stessa - riducendo per ipotesi la gerarchia dei concetti dall’essere alla struttura arbitrariamente semplificata

                       →monovalente

              →elementopolivalente

      →inerte

              →compostobasi

essere                   → acidi

                 

                       →monocotiledoni  

              → piantadicotiledoni

      → vivente

              → animalevertebrati

                        →invertebrati

         a         b         c

e considerando tre livelli di determinazione a, b, c, il livello c comprende le specie cogeneri del genere sommo; consideriamo la specie del vertebrato

[pag 45 F 3]

e poniamola in rapporto di sussunzione con uno dei generi altri dall’essere, dal vivente, dall’animale; ne risulta una delle possibili predicazioni, il vertebrato è inerte, il vertebrato è elemento, il vertebrato è composto ecc.; tutti questi rapporti sono inerenziali di fatto e rimandano a rapporti inerenziali di diritto -; la predicazione di uno ((di??)) quei generi alla specie considerata è valida nel caso che tra potenziale ed attuale non sussista differenza ontica ed assoluta, perché in questo caso la sintesi della connotazione attuale e potenziale o esclusivamente attuale della specie è identica alla sintesi della connotazione in atto e in potenza della specie; ma abbiam dimostrato l’eterogeneità ontica ed assoluta del potenziale e dell’attuale, donde risulta che la specie, avendo una connotazione in cui il rapporto tra attuale e potenziale non è identico al rapporto tra l’attuale e il potenziale della connotazione del genere, non può ricevere la predicazione del genere; tuttavia, questo non basta: se il genere sommo nel determinarsi nelle sue specie immediatamente subordinate ha arricchita la propria attualità di quelle tra le attuazioni del suo potenziale che sono in connessione immediata con quanto ha in atto, dovendosi presupporre che il potenziale sia ricco di determinabili in parallelo ciascuno dei quali è legato da una particolare connessione apodittica con l’atto del genere, si avrà che tante sono le specie in cui immediatamente si determina il genere sommo quante sono le connessioni apodittiche che legano l’attuale del genere a ciò che di ulteriormente attuale si in ciascuna delle specie direttamente subordinate; d’altra parte, scendendo al livello di queste, ciascuna di esse si determina in un secondo livello di specie immediatamente subordinate e diventa genere di queste ciascuna delle quali non è che l’atto del genere arricchito di un nuovo attuale; ma allora bisogna supporre che il potenziale del genere sommo non solo sia articolato in serie parallele di determinabili, ma che ciascuno di questi determinabili veda il resto de potenziale schierarsi in successive serie di nuovi determinabili pure paralleli, pure vincolati da rapporti apodittici con ognuno dei precedenti determinabili, in modo tale però che il secondo rapporto apodittico sia in funzione del primo e il darsi di questo condizioni il porsi del secondo e quindi fissi la catena delle successive progressioni all’atto; e allora il nostro potenziale originario è tutt’altro che un

[pag.45 F4]

assolutamente indeterminato, è in certo modo pervaso da linee forze senza differenza di potenziale le quali lo pervadono di un reticolato di canali arginati aprentisi l’uno nell’altro e tali che l’accendersi di una differenza di potenziale originario provochi un passaggio di corrente obbligato che non si limita a promuovere necessariamente l’attuazione del potenziale in genere, ma costringe un certo fascio di potenziale ad escludere dalla linea di determinazione tutto il restante, costringendolo a restare sul piano del potenziale inattuabile. Cercherò di rendermi più chiaro e più semplice con uno schema: indicando con lettere maiuscole latine l’intelligibile nella sua comprensione indistinta e indifferente all’atto e alla potenza, con lettere minuscole latine i livelli di intelligibilità ossia di attuazione del potenziale con numeri arabi l’attuale e numeri romani il potenziale, con lettere minuscole greche la distinzione tra gli intelligibili indipendentemente dalla loro funzione di genere o di specie, questo può essere il quadro di una gerarchia di intelligibili:

 per questo quadro, si deve pensare che le note potenziali di A III- XVIII, non solo costituiscano un tutto indeterminato ma si ordinino per dir così in serie di determinabili, ciascuna delle quali a sua volta si lega a varie serie di determinabili, e così via; ad esempio, se A si determina in B per l’attuazione di certe note (3 e 4) che vanno ad aggiungersi a quelle già in atto in A (1 e 2) e si determina in C mediante




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