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relazione di subordinazione, che è lecito introdurre nella composizione
dell’intelligibile una volta assunta la definizione biologica della sua unità:
l’appello a una sfera del reale ontico per inferirne una situazione universale
e necessaria da estendere come legge equipollente per qualsivoglia altra zona
di reale sarebbe un illegittimo irrazionale come quello che trasferirebbe il
discorso da un processo dialettico a un movimento analogico e che condurrebbe
al sofisma o di surrezione o di petizione di principio o di circolo vizioso, in
quanto o sotto la superficie apparentemente inalterata di un’analisi operata
sulla mera struttura formale dei concetti in generale introdurrebbe la
reale analisi condotta sulla connotazione materiale dei concetti dell’ordine
biologico, o dedurrebbe la normatività delle mere condizioni formali di
intelligibilità posta a principio dell’ordine reale in cui ordinare
dialetticamente i molteplici intelligibili a seconda della loro connotazione
materiale dalla connotazione materiale stessa almeno di alcuni di essi, o
sarebbe costretta a giustificare il normativo formale con la realtà materiale e
ad interpretare ed elaborare questa con la canonica formale, se le condizioni
in cui vengono a porsi sia il rapporto di esistenza e di intelligibilità tra
genere e specie sia gli stessi tre intelligibili nei quali di fatto il genere
diviene un reale immanente nelle specie, non stabilissero un rapporto di
identità tra la situazione formale dei tre concetti considerati e la situazione
formale che per induzione deve inferirsi dalla connotazione materiale del
concetto di un ontico biologico; poiché il genere, per le sue funzioni di
ragion sufficiente dell’esistenza e dell’intelligibilità delle specie, è da
considerarsi un loro principio e poiché lo stato che il genere ha di componente
parziale della composizione delle specie in forza del suo valore di loro
principio conserva al genere la stessa funzione nell’intimo di ciascuna specie,
il generico viene a porsi entro le specie come l’essenza dell’essenziale, dal
momento che se per essenziale s’intende ciò che pone l’apoditticità
dell’esistere e del modo di esistere di un reale in genere e se per essenza è
da intendersi il fondamento dell’essenziale stesso, nel senso di ciò che con la
propria esistenza e il proprio modo di esistere rende apodittici l’esistenza e
il modo di esistere di un essenziale, nel concetto individuo ed uno
l’essenziale non può non coincidere con l’intera connotazione, ma deve
coincidere con la connotazione e con l’essenza solo nel caso che l’unità del
concetto sia monadica e matematica, non nel caso che sia da interpretarsi come
unità per indivisibilità a modalità organica, perché qui o tutte le componenti
sono per dir così equipollenti e allora si dà un essenziale che ritrae la
propria essenza dall’interezza dell’intelligibile stesso, col che si ritorna
alla situazione matematico - monadica, oppure tra le componenti indivisibili ma
eterogenee se ne dà una
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che è ragion sufficiente dell’esistenza e dell’intellegibilità delle
altre, e allora essa è quell’essenza che si pone nei confronti dell’essenziale
negli stessi rapporti in cui l’essenziale si pone verso la totalità dell’ente;
ma il valore che il genere acquista dinanzi alle specie e insieme la sua
appartenenza alla connotazione delle specie fanno del genere il principio
dell’esistenza e del modo di esistere della restante connotazione di ciascuna
delle due specie e gli garantiscono nei confronti di quel loro essenziale che è
la loro stessa connotazione la funzione di essenza e quindi una gerarchia di
sovraordinato rispetto alle altre porzioni connotanti che divengono sue subordinate, sicché nell’intimo del concetto
stesso in genere dovrà venire distinta una porzione dalle altre in virtù di un
rapporto di subordinazione che distingue queste da quella; ma siffatto rapporto
è appunto il medesimo che ritroviamo, potendolo così erigere a loro struttura
formale, nella connotazione materiale di un intelligibile della sfera
biologica, entro il quale, se è vero che la totalità stessa delle porzioni
materiali componenti costituisce la ragione dell’essere e del modo di essere
dell’intelligibile stesso e quindi dell’ontico biologico rappresentato, è del
pari vero che i concetti che son nozione di ciascuno degli organi
dell’organismo entrano tra loro in un rapporto di subordinazione determinato
dall’assoluto o maggiore o minore o nullo grado di essenzialità che l’organo
corrispondente ha nei confronti dell’intero organismo; e poiché dovunque vi sia
una gerarchia di subordinazione, basta che il reale che ne è investito sia
finito perché siffatta gerarchia ponga capo a un supremo assoluto o a un gruppo
di supremi assoluti, che nel caso che la subordinazione riguardi le condizioni
ineludibili di esistenza in generale e di esistenza secondo certi modi saranno
i condizionatori supremi del finito e delle restanti sua parti, si può asserire
che il vincolo di subordinazione in cui si pongono gli organi in un organismo e
le note nella connotazione del corrispondente concetto è materialmente
l’equivalente del rapporto di subordinazione tra il generico e il restante
entro la connotazione di un intelligibile in genere, e formalmente il suo
identico,((;??)) essendo l’organo o il gruppo di organi supremi condizionatori
in un organismo, la nota o le note corrispondenti nel concetto simmetrico, il
generico nella composizione di un intelligibile, l’essenza dell’essenziale. Che
poi il rapporto di subordinazione tra essenza ed essenziale venga interpretato
in un intelligibile in genere come nesso di
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determinazione dal generico da parte dello specifico, non è per nulla
né conosciuto formale primo né nozione essenziale per la conoscenza strutturale
dei concetti e dei loro rapporti; la sussunzione del concetto di rapporto di
subordinazione di essenza ad essenziale tra il genere e le sue specie sotto il
concetto di rapporto di determinazione di indefinito e illimitato a definiente
e limitante è la risposta data a un problema che insorge quando si ricerca una
intelligibilità del rapporto di subordinazione instaurantesi fra note materiali
e qualificate e non tra nozioni puramente formali, perché non appena si
fuoriesca dalla formalità o genericità assoluta degli intelligibili per entrare
nella corposa ((??cosparsa??)) materialità della qualificazione delle loro
connotazioni, allora delle due l’una o si assume il punto di vista offerto
dagli intelligibili della sfera biologica, e in questo caso si sussumerà il
generico rapporto di subordinazione formale in cui tutte le note di tutti gli
intelligibili entrano, sotto la modalità di cui si riveste la subordinazione
degli organi nell’intimo di un organismo, ad esempio la modalità del rapporto
teleologico, o, rendendosi conto dell’illegittimità di siffatto procedere, si
vorrà inferire dalla genericità dei rapporti tra le note connotanti, in quanto
materiali e qualificate, il modo universale delle loro relazioni, e allora
dalla intuizione delle qualità entro la connotazione, del quadro completo del
qualitativo connotante, dei rapporti tra i differenti complessi qualitativi dei
vari intelligibili, si potrà anche indurre come modalità universale di cui il
rapporto di subordinazione è un caso particolare la determinazione; a parte il
fatto che tutto ciò sembra nascere non solo da una considerazione
dell’intelligibile per altro e non per sé, ma anche da un abbastanza evidente
procedimento analogico dallo spaziale, a parte il fatto che la riduzione della
subordinazione a determinazione è di portata pragmatica ed utilitaria più che
logica e gnoseologica, resta ancora che il concetto di determinazione come
denotante il rapporto tra generico e specifico pare preda di contingenza e di
inintelligibilità non solo come quello che inferisce se stesso da una
situazione, che non è reale ragion sufficiente, in quanto il generico è un indefinito
e un illimitato non in sé ma per altro e precisamente per la specie ed è
destinato a restar tale fin che immane nella connotazione della specie o fin
che si separa da questa per farsene genere, bastando che il genere da denotante
si faccia denotato perché da indefinito divenga definito e da illimitato
limitato, sicché la ragion sufficiente del concetto di determinazione
contingente e inessenziale rende tale la sua conseguenza, ma anche come quello
che assume a sua ragione
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sufficiente un qualcosa di inintelligibile, e precisamente i reali
rapporti qualitativi che connettono il generico allo specifico, rapporti che,
destinati a permanere costantemente ignoti almeno in larga parte del reale, se
non in tutto il reale stesso, mutuano la loro esistenza dalla loro conseguenza
e arricchiscono di assurdità sofistica l’intero discorso. Quel che invece di
diritto è inferibile dalla subordinazione delle specie al genere e di
conseguenza, dello specifico al generico, è da un lato la posizione del canone
con cui sarà lecita al pensiero l’operazione dialettica della costruzione di
una gerarchia degli intelligibili che si ponga essa stessa ad intelligibile e
razionale come quella che non già riproduce di fatto la gerarchia degli
ontologici - questa simmetria è illecita per la deficienza di un’intuizione
immediata degli ontologici stessi almeno in un pensiero di condizione umana -,
bensì si subordina ai due principi supremi determinatori dell’intelligibilità
di un pensato dalla sua forma, a) quello di identità in virtù del quale la
gerarchia dev’essere una e immutata almeno nella situazione temporale e
cognitiva data -ciò non si verificava, ad esempio, allorché in assenza del
criterio dell’essenzialità del genere nei confronti dell’essenzialità della
specie, qualunque porzione della connotazione di questa diveniva ragion
sufficiente della sua intelligibilità e quindi suo genere; il che non esclude
tuttavia siffatto diritto per ogni nota connotante la specie, alla condizione
che la funzione generica acquisita dalla nota
sia l’effetto di un’analisi condotta da un differente punto di vista e
quindi destinata a spostare l’essenza dell’essenzialità da una ad altra
porzione connotante in modo però artificioso, volontario, soggettivo, sicché la
nuova gerarchia che scaturisce, coi suoi nuovi generi e con la differente
subordinazione e relazione di cogenerità delle specie non contraddice alla
prima e fondamentale, sia perché insorta da uno spostamento del punto di vista
sia perché fondata su di una ragion sufficiente contingente, per il soggetto e
non per l’intelligibile in sé; il che ancora non esclude che le differenti e
molteplici gerarchie per subordinazione che si affiancano alla fondamentale in
numero tanto grande quanti sono i punti di vista da cui si guarda alle connotazioni
dei molteplici intelligibili, possano e debbano venir inserite entro la
gerarchia fondamentale e integrate con essa, giacché da siffatta integrazione
potrebbe generarsi una complicazione di reticolati di classi e di denotazioni,
determinabile per calcolo combinatorio sulla base della totalità degli
intelligibili che siano note della comprensione di tutti gli intelligibili, e
((??)) complicazione
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