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nel giudizio
o nei giudizi che fanno del giudizio “ il razionale è reale” un conosciuto e
non la semplice e ingiustificata conversione dell’altro; le altre due classi
debbono essere escluse dal gioco della ricerca, la classe delle
rappresentazioni formali, perché, anche ammesso che sia innata e quindi agli
effetti della determinazione completa del razionale complanare alla classe
delle intuizioni sensoriali, coincide con questa, la classe delle
rappresentazioni propriamente metafisiche perché attende i risultati della
ricerca per valersene a strumenti di un
ampliamento della sua connotazione. A questo punto, una prima giustificazione
deve essere data della distinzione che il pensiero ha fatto tra le due classi,
si tratta di ritrovare la ragion sufficiente che ha indotto il pensiero a
contrapporre al conosciuto sensoriale un conosciuto razionale che, al principio
del discorso, è un puramente possibile e un noto zero e che di fatto coincide
col suo opposto. Tenendo presenti le capacità cognitive che il pensiero
acquista con la facoltà della negazione, e precisamente la duplicazione che
qualunque rappresentazione è in grado di subire su di un piano problematico,
pur che venga tradotta in un rapporto di immanenza fra un tutto, che può essere
dato o da una semplice innazione ((??)) eretta a modo di un autosussistente
ignorato o dal complesso sensorialmente intuito a sua volta dichiarato
autosussistente o per sé o per altro, e una parte, costituita o dalla
sensazione in quanto modo dell’autosussistente ignoto o da una componente del
complesso intuito; basta, allora, escludere dal legittimamente pensato il
rapporto in quanto contraddetto da una differente inerenza di diritto e di
fatto posta dal pensiero come meramente possibile, perché il pensiero si dia la rappresentazione in atto e insieme
una rappresentazione differente ed opposta denotata però da un’ immanenza
problematica e ignota, cioè da una nozione zero: poiché ogni rappresentazione
sensoriale è una rappresentazione immediata e intuita, nel senso che nell’atto
in cui insorge nella coscienza dà al pensiero la conoscenza di un qualcosa,
donde la sua immediatezza, e insieme la conoscenza di un qualcosa i cui modi
sono totalmente appresi per quel che sono in sé fuor da qualunque rapporto con altro, donde la sua intuitività, tra la
rappresentazione e la sua immediatezza e la sua intuizione si pone un rapporto
di immanenza che viene tosto escluso dal legittimamente pensato e, con ciò,
negato; non c’è
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bisogno per
questo né che il pensiero possegga simultaneamente e in contrapposizione alla
rappresentazione sensoriale una rappresentazione in cui immangano modi
sostitutivi, sotto lo stesso punto di vista, dell’immediatezza e dell’intuizione,
né che il pensiero possegga apriori e innati siffatti modi, benché esclusi da
un reale ed effettivo rapporto di
inerenza con una qualsivoglia rappresentazione; se la prima necessità fosse un
qualcosa di effettualmente agente sul pensiero onde questo proceda alla
negazione di un conosciuto con immediatezza e con intuizione, non si
giustificherebbe la rappresentazione generica di un conosciuto mediato e non
intuito nella quale la mediatezza e la non-intuitività sono in funzione di
strutture multiformi equivoche; se fosse invece una condizione inescludibile la
seconda necessità, non esisterebbe nel
pensiero di condizione umana la nozione dell’impossibilità di una
rappresentazione non denotata dall’immediatezza e dall’intuizione; razionalisti
e scettici debbono ammettere esistente nel pensiero la rappresentazione di una
rappresentazione non immediata e non intuita in quanto problematica, ossia
denotata dai due attributi negativi e a
connotazione zero: in caso diverso, non è data al pensiero la legittimazione
della ricerca della razionalità in genere del reale e del ripudio di una
razionalità a favore di una razionalità diversa od opposta. Il discorso delle
metafisiche alla Cusano o alla Schelling muove proprio da una negazione
dell’immediato e dell’intuito e dalla giustapposizione alla classe delle
rappresentazioni sensoriali in cui immangono l’immediatezza e l’intuitività di
una classe di rappresentazioni in cui immangono strutture cognitive ignote ma
determinate dal ((??nel??)) pensiero dall’esclusione, limitatamente alle sue
condizioni cognitive, delle due caratteristiche sensoriali: con ciò, si ha una
dualità di classi puramente problematica, in quanto l’una di esse ha la sua
connotazione positiva, ossia la determinazione del fattore inerente, allo stato
di possibilità, che equivale all’illiceità di predicarla o esistente o
inesistente e di denotarla con questa o quella delle nozioni possedute, e
all’esclusiva legittimità di predicarla esistente e insieme inesistente e di
denotarla con la negazione, o esclusione dalla sua totalità, dell’immediatezza
e ((o??)) dell’intuizione; qualora la giustapposizione delle due classi venga
eretta ad opposizione, la condizione
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di
contrarietà in cui a priori si è posto il fenomenico intuito con il razionale e l’identificazione di una
classe con il fenomenico intuito consentono di affermare il razionale identico
con la classe delle rappresentazioni che per un pensiero di condizione
umana non sono né immediate né intuite.
L’uscita da
una nozione denotata solo da negazione e come tale puramente problematica, la
sostituzione di una nozione che sia effettivamente cognizione a quello che Kant
chiama concetto-limite son lecite alla condizione che si diano al conoscere i
dati che sostituiscono nel rapporto di immanenza, nello stesso tempo e sotto lo
stesso punto di vista, i noti esclusi e negati; la conoscenza positiva che in
tal modo si verifica sostituisce la rappresentazione negativa e problematica,
ma non è necessariamente univoca, essendo le sue modalità in funzione del
numero degli inerenti che al pensiero è dato trovare in contraddizione
simultanea o ((e??))omologa con gli inerenti negati ed esclusi assieme al
rapporto di immanenza che li comprendeva: quindi il passaggio da un
concetto-limite a un concetto effettualmente rappresentativo è determinato solo
se gli inerenti simultaneamente e omologamente contraddittori ai negati sono
unici e di conseguenza se tra il posto e il negato c’è una contraddizione di
contrarietà; quando invece la contraddizione sia per diversità in quanto molti
sono gli inerenti che omologamente e simultanemaente possono sostituire i
negati, il passaggio resta indeterminato e ha luogo solo con una nozione
diretta del rapporto che di diritto e di fatto scalza l’immanenza esclusa;
perciò in tutti i casi i cui la nozione diretta del rapporto di immanenza
sostitutivo del negato sia apoditticamente assente dal pensiero, solo l’unicità
dell’inerente contraddittorio permetterà di denotare la nozione
inappresentabile ((irrapresentabile??)) con conoscenze positive e non soltanto
negative. Sotto l’imperio di queste condizioni di fatto, il pensiero riuscirà
ad arricchire l’originaria nozione del razionale di rappresentazioni che non
siano semplici negazioni solo se nella conoscenza fenomenica sensoriale troverà
dei conosciuti che siano mediati e non intuiti, ossia altri da quei noti la cui
semplice presenza coincide con la cognizione totale di ciò che essi sono e
possono essere; e inoltre riuscirà a valersi della nozione di razionale,
positivamente determinata, come strumento di predicazione del razionale in
generale e, indirettamente, del concetto di reale primo nell’essere solo se la
determinazione positiva del concetto di
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razionale in
genere sarà univoca. Queste sono le tappe che una metafisica a conoscibilità
parziale del principio e a
predicabilità totale del fenomenico per coestensione quantitativa della natura
e del principio batte col suo discorso: una rappresentazione del razionale
segnata dalla negazione dei modi cognitivi del fenomenico sensoriale; la
denotazione del concetto di razionale mediante forme di conoscenza che pel
pensiero di condizione umana
coincidono con la mediazione e con
l’apprendimento progressivo e per altro, e che quindi costituiscono l’opposto
contraddittorio che dandosi di diritto e di fatto esige l’esclusione della modalità del conoscere diversa; la
pretesa che siffatte forme siano univoche, tali perciò da essere sostituite
solo dal loro opposto, la modalità immediata ed intuitiva del sensoriale e
null’altro, sicché al pensiero che voglia classificare secondo le forme del
conoscere una rappresentazione non resta che scegliere tra due e due soltanto
classi di conoscenza; la deduzione da questa pretesa del diritto di affermare
razionale il reale, come quello che non è acquisito né immediatamente né in sé
e per sé, e di denotarlo secondo l’unica determinazione che il pensiero dà di
diritto del razionale: è evidente che secondo questa successione il paralogismo
del razionalismo in genere è evitato in
quanto, anche se non è legittima l’inferenza di una nozione inerente ad altra
nozione da una nozione diversa da questa, anche se il razionale predicato del
reale non coincide col razionale al
quale si predica il reale, la
differenza tra i due è di natura genetica, relativa cioè alle sorgenti di cui
si vale il pensiero per connotare il razionale, non essenziale in quanto
l’univocità del razionale in sé garantisce l’uniforme validità di un giudizio
che si valga del razionale sotto la funzione di soggetto o di predicato
qualsivoglia sia la sorgente cognitiva da cui ha inferito il razionale stesso: l’unicità assoluta ed
ontica del razionale, che nella sfera del pensiero di condizione umana si
traduce nell’unicità della rappresentazione denominata razionalità e nell’univocità
del segno “razionale”, garantisce da un lato un possesso positivo ed apodittico
del concetto di razionale, che in tal modo abbandona l’indeterminatezza
negativa e la forma problematica, dall’altro l’universale predicabilità del
razionale concepito dal pensiero. Infine, l’analisi e la determinazione di
tutti gli elementi
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