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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 51 - 101
    • 87
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[pag. 87 F1]

nel giudizio o nei giudizi che fanno del giudizio “ il razionale è reale” un conosciuto e non la semplice e ingiustificata conversione dell’altro; le altre due classi debbono essere escluse dal gioco della ricerca, la classe delle rappresentazioni formali, perché, anche ammesso che sia innata e quindi agli effetti della determinazione completa del razionale complanare alla classe delle intuizioni sensoriali, coincide con questa, la classe delle rappresentazioni propriamente metafisiche perché attende i risultati della ricerca per valersene  a strumenti di un ampliamento della sua connotazione. A questo punto, una prima giustificazione deve essere data della distinzione che il pensiero ha fatto tra le due classi, si tratta di ritrovare la ragion sufficiente che ha indotto il pensiero a contrapporre al conosciuto sensoriale un conosciuto razionale che, al principio del discorso, è un puramente possibile e un noto zero e che di fatto coincide col suo opposto. Tenendo presenti le capacità cognitive che il pensiero acquista con la facoltà della negazione, e precisamente la duplicazione che qualunque rappresentazione è in grado di subire su di un piano problematico, pur che venga tradotta in un rapporto di immanenza fra un tutto, che può essere dato o da una semplice innazione ((??)) eretta a modo di un autosussistente ignorato o dal complesso sensorialmente intuito a sua volta dichiarato autosussistente o per sé o per altro, e una parte, costituita o dalla sensazione in quanto modo dell’autosussistente ignoto o da una componente del complesso intuito; basta, allora, escludere dal legittimamente pensato il rapporto in quanto contraddetto da una differente inerenza di diritto e di fatto posta dal pensiero come meramente possibile, perché il pensiero  si dia la rappresentazione in atto e insieme una rappresentazione differente ed opposta denotata però da un’ immanenza problematica e ignota, cioè da una nozione zero: poiché ogni rappresentazione sensoriale è una rappresentazione immediata e intuita, nel senso che nell’atto in cui insorge nella coscienza al pensiero la conoscenza di un qualcosa, donde la sua immediatezza, e insieme la conoscenza di un qualcosa i cui modi sono totalmente appresi per quel che sono in sé fuor da qualunque rapporto  con altro, donde la sua intuitività, tra la rappresentazione e la sua immediatezza e la sua intuizione si pone un rapporto di immanenza che viene tosto escluso dal legittimamente pensato e, con ciò, negato; non c’è

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bisogno per questo né che il pensiero possegga simultaneamente e in contrapposizione alla rappresentazione sensoriale una rappresentazione in cui immangano modi sostitutivi, sotto lo stesso punto di vista, dell’immediatezza e dell’intuizione, né che il pensiero possegga apriori e innati siffatti modi, benché esclusi da un reale ed effettivo  rapporto di inerenza con una qualsivoglia rappresentazione; se la prima necessità fosse un qualcosa di effettualmente agente sul pensiero onde questo proceda alla negazione di un conosciuto con immediatezza e con intuizione, non si giustificherebbe la rappresentazione generica di un conosciuto mediato e non intuito nella quale la mediatezza e la non-intuitività sono in funzione di strutture multiformi equivoche; se fosse invece una condizione inescludibile la seconda necessità, non esisterebbe  nel pensiero di condizione umana la nozione dell’impossibilità di una rappresentazione non denotata dall’immediatezza e dall’intuizione; razionalisti e scettici debbono ammettere esistente nel pensiero la rappresentazione di una rappresentazione non immediata e non intuita in quanto problematica, ossia denotata dai due attributi  negativi e a connotazione zero: in caso diverso, non è data al pensiero la legittimazione della ricerca della razionalità in genere del reale e del ripudio di una razionalità a favore di una razionalità diversa od opposta. Il discorso delle metafisiche alla Cusano o alla Schelling muove proprio da una negazione dell’immediato e dell’intuito e dalla giustapposizione alla classe delle rappresentazioni sensoriali in cui immangono l’immediatezza e l’intuitività di una classe di rappresentazioni in cui immangono strutture cognitive ignote ma determinate dal ((??nel??)) pensiero dall’esclusione, limitatamente alle sue condizioni cognitive, delle due caratteristiche sensoriali: con ciò, si ha una dualità di classi puramente problematica, in quanto l’una di esse ha la sua connotazione positiva, ossia la determinazione del fattore inerente, allo stato di possibilità, che equivale all’illiceità di predicarla o esistente o inesistente e di denotarla con questa o quella delle nozioni possedute, e all’esclusiva legittimità di predicarla esistente e insieme inesistente e di denotarla con la negazione, o esclusione dalla sua totalità, dell’immediatezza e ((o??)) dell’intuizione; qualora la giustapposizione delle due classi venga eretta ad opposizione, la condizione

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di contrarietà in cui a priori si è posto il fenomenico intuito  con il razionale e l’identificazione di una classe con il fenomenico intuito consentono di affermare il razionale identico con la classe delle rappresentazioni che per un pensiero di condizione umana  non sono né immediateintuite.

L’uscita da una nozione denotata solo da negazione e come tale puramente problematica, la sostituzione di una nozione che sia effettivamente cognizione a quello che Kant chiama concetto-limite son lecite alla condizione che si diano al conoscere i dati che sostituiscono nel rapporto di immanenza, nello stesso tempo e sotto lo stesso punto di vista, i noti esclusi e negati; la conoscenza positiva che in tal modo si verifica sostituisce la rappresentazione negativa e problematica, ma non è necessariamente univoca, essendo le sue modalità in funzione del numero degli inerenti che al pensiero è dato trovare in contraddizione simultanea o ((e??))omologa con gli inerenti negati ed esclusi assieme al rapporto di immanenza che li comprendeva: quindi il passaggio da un concetto-limite a un concetto effettualmente rappresentativo è determinato solo se gli inerenti simultaneamente e omologamente contraddittori ai negati sono unici e di conseguenza se tra il posto e il negato c’è una contraddizione di contrarietà; quando invece la contraddizione sia per diversità in quanto molti sono gli inerenti che omologamente e simultanemaente possono sostituire i negati, il passaggio resta indeterminato e ha luogo solo con una nozione diretta del rapporto che di diritto e di fatto scalza l’immanenza esclusa; perciò in tutti i casi i cui la nozione diretta del rapporto di immanenza sostitutivo del negato sia apoditticamente assente dal pensiero, solo l’unicità dell’inerente contraddittorio permetterà di denotare la nozione inappresentabile ((irrapresentabile??)) con conoscenze positive e non soltanto negative. Sotto l’imperio di queste condizioni di fatto, il pensiero riuscirà ad arricchire l’originaria nozione del razionale di rappresentazioni che non siano semplici negazioni solo se nella conoscenza fenomenica sensoriale troverà dei conosciuti che siano mediati e non intuiti, ossia altri da quei noti la cui semplice presenza coincide con la cognizione totale di ciò che essi sono e possono essere; e inoltre riuscirà a valersi della nozione di razionale, positivamente determinata, come strumento di predicazione del razionale in generale e, indirettamente, del concetto di reale primo nell’essere solo se la determinazione positiva del concetto di

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razionale in genere sarà univoca. Queste sono le tappe che una metafisica a conoscibilità parziale  del principio e a predicabilità totale del fenomenico per coestensione quantitativa della natura e del principio batte col suo discorso: una rappresentazione del razionale segnata dalla negazione dei modi cognitivi del fenomenico sensoriale; la denotazione del concetto di razionale mediante forme di conoscenza che pel pensiero  di condizione umana coincidono  con la mediazione e con l’apprendimento progressivo e per altro, e che quindi costituiscono l’opposto contraddittorio che dandosi di diritto e di fatto  esige l’esclusione della modalità del conoscere diversa; la pretesa che siffatte forme siano univoche, tali perciò da essere sostituite solo dal loro opposto, la modalità immediata ed intuitiva del sensoriale e null’altro, sicché al pensiero che voglia classificare secondo le forme del conoscere una rappresentazione non resta che scegliere tra due e due soltanto classi di conoscenza; la deduzione da questa pretesa del diritto di affermare razionale il reale, come quello che non è acquisitoimmediatamente né in sé e per sé, e di denotarlo secondo l’unica determinazione che il pensiero di diritto del razionale: è evidente che secondo questa successione il paralogismo del razionalismo in genere è evitato  in quanto, anche se non è legittima l’inferenza di una nozione inerente ad altra nozione da una nozione diversa da questa, anche se il razionale predicato del reale non coincide  col razionale al quale  si predica il reale, la differenza tra i due è di natura genetica, relativa cioè alle sorgenti di cui si vale il pensiero per connotare il razionale, non essenziale in quanto l’univocità del razionale in sé garantisce l’uniforme validità di un giudizio che si valga del razionale sotto la funzione di soggetto o di predicato qualsivoglia sia la sorgente cognitiva da cui ha inferito  il razionale stesso: l’unicità assoluta ed ontica del razionale, che nella sfera del pensiero di condizione umana si traduce nell’unicità della rappresentazione denominata razionalità e nell’univocità del segnorazionale”, garantisce da un lato un possesso positivo ed apodittico del concetto di razionale, che in tal modo abbandona l’indeterminatezza negativa e la forma problematica, dall’altro l’universale predicabilità del razionale concepito dal pensiero. Infine, l’analisi e la determinazione di tutti gli elementi




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