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disgiuntivo
il pensiero, posseduta la nozione di P→M e di M→S, segue il
medesimo processo [P→M→S]→[P→S], in cui però il
rapporto tra P ed M e tra M ed S sono identici solo formalmente e non
materialmente come quelli che coincidono l’uno con un generico sovraordinato
indefinito inerente a uno speciale subordinato indefinito, l’altro con un
generico sovraordinato definito inerente a uno speciale subordinato definito;
nel sillogismo disgiuntivo M è preso nella sua connotazione e insieme nella sua
denotazione e quindi nella sua immanenza entro tutti gli intelligibili
sottoordianti della sua classe. Se volessimo rappresentare intuitivamente i due
differenti processi, potremmo valerci di questi due disegni, per il sillogismo
in Barbara

[(leggi:
freccia 1 verso P; freccia 2 verso S; freccia 3 verso M)]

[(leggi:
freccia 2 verso A, freccia 3 verso S; freccia 1 verso M)]
Fra gli
argomenti a sostegno della nostra affermazione ne scegliamo due a struttura
indiretta: a) nelle lingue neolatine il termine designante un intelligibile
generico se preceduto da articolo determinativo designa l’intelligibile nella
sua generica connotazione fuori da immanenza in qualsiasi nozione sottoordinata
e libera da funzione denotatrice oppure designa lo stesso intelligibile
generico coincidente con uno dei suoi denotati, e in questo caso assegna al
termine l’ulteriore funzione o autononomastica (??antonomastica??)) o
definitoria nell’indeterminatezza; nel sillogismo disgiuntivo il vocabolo
designante il medio è sempre usato o al singolare con articolo indeterminativo,
nel qual caso l’intelligibile designato
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è il
generico in quanto però denotante l’intera classe dei sottoordinati e quindi
dei denotati attraverso
l’indeterminatezza che entro esso ciascuno dei sottoordinati acquista in forza
dell’indicazione pel genere, oppure al plurale con articolo determinativo, e in
questo caso è indicata l’intera classe dei sottoordinati nella sua totalità; se
l’intelligibile, che nel sillogismo disgiuntivo è medio e insieme ha funzione
di soggetto della maggiore, fosse il genere avulso da qualsiasi funzione
denotatrice e quindi considerato non come classe ma come individuale
rappresentazione razionale, l’uso dell’articolo determinativo preposto al
termine designante usato al singolare sarebbe legittimo e non dovrebbe
suscitare nel parlante e nell’ascoltante quel senso di fastidio e quello sforzo
di riadattamento di uno stato rappresentativo al complesso significativo
improprio che invece di fatto desta e provoca: noi diciamo “un animale è
vertebrato o invertebrato, l’uomo che è un animale è vertebrato (o non è
invertebrato), l’uomo non è un invertebrato (o è un vertebrato) “, “ gli
animali sono ecc. “; solo con fatica e con uno sforzo di rielaborazione
dell’enunciato, al fine di adattarlo alle condizioni nozionali del pensiero,
diciamo: “ l’animale è vertebrato o invertebrato, ecc. “; b) sia dato che il
concetto-soggetto della maggiore abbia valore esclusivamente generico e sia
rappresentazione non della classe degli intelligibili denotati ma della connotazione
che questi hanno tutti in comune, astratta dal contesto delle connotazioni dei
singoli individui della classe; ne viene che il sillogismo solo apparentemente
si costruisce su una dialettica attraverso tre concetti, mentre di fatto la
dialettica che lo tesse opera attraverso quattro concetti almeno: in altri
termini, semplificando il sillogismo mediante una subordinazione dei concetti
al concetto-medio puramente dicotomica, la formula “ M è o A o B, S è A (S non
è B), S non è B (S è A) “, in cui M sia un genere privato di ogni sua funzione
denotatrice, è il segno di un’operazione dialettica che rende equivalenti M ed
S benché di fatto non lo siano, essendo M la rappresentazione in sé della
ragione della classe ed essendo S la rappresentazione di uno dei membri della
classe; non tenendo conto dell’obiezione che la premessa maggiore “ M è o A o B
“ è priva di significato
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se M è segno
dell’intelligibile assunto nella sua pura genericità, perché tale obiezione è,
come vedremo condizionata a un certo modo di vedere le cose, resta il fatto che
il rapporto tra M ed A-B non è lo stesso che intercorre tra S e i medesimi
concetti, qualora si voglia attribuire ad M funzione esclusivamente generica e
non denotatrice, e l’assenza di identità dei due rapporti, provata dal fatto
che non si vede come M in quanto genere possa essere non B se è A o non-A se è
B mentre S deve essere B se è non-A o A se è non B, se da un lato dimostra
ulteriormente la diversità di M da S, dall’altro rende formalmente errato il
sillogismo; qualora si voglia identificare S con un M che sia segno del genere
in quanto ragione, in sé presa, della classe, l’unico sillogismo possibile è un
categorico, del tipo, ad esempio, in Barbara (M è o A o B, S è M, S è o A o B);
fuor di questo caso, una volta attribuita ad S la funzione di designare un
intelligibile denotato da M, attorno ad S potrà costruirsi un sillogismo
disgiuntivo alla condizione di fare di M il segno di un intelligibile denotato
da M, il che se garantisce la validità del sillogismo in nome dell’uguaglianza
S = M, dà al sillogismo la veste speciale che tutti i sillogismi hanno, ossia
di strutture a due momenti cognitivi, il secondo dei quali non è che
l’esplicitazione di quanto di implicito si dà nel primo: infatti, un sillogismo
in generale non è soltanto l’equazione di due rapporti concepita sotto il punto
di vista del suo risultato [(M è P, S è M, S è P) = (P: M:: M: S) = (M. M = S.
P) = (M = S. P)], ma è pure lo svolgimento di quanto di implicito è contenuto
nella premessa maggiore [(M è P)= la conoscenza intera di P nella sua
connotazione, nella sua denotazione, nella sua causalità, nella sua
effettività, riguarda la conoscenza intera di M, nella sua connotazione, nella
sua denotazione, ecc.)], svolgimento che si ritrova in parte nella premessa
minore [(S è M) = la denotazione di M comprende anche S] e in parte nella
conclusione [(S è P)= la conoscenza intera di P nella sua connotazione ecc.,
riguarda S che non è che M]; nella premessa maggiore del sillogismo disgiuntivo
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esplicitamente
si proclama la problematicità della denotazione del concetto -soggetto ad opera
della connotazione di uno dei concetti del predicato e la necessità che la
denotazione sia univoca ed esclusiva, ma insieme si riconosce implicitamente la
necessità che la denotazione univoca ed esclusiva sia attuata e comporti quel
che ogni denotazione comporta ossia che la conoscenza intera del denotante
investa il denotato [(M è o A o B)=(M può essere A). (M può essere B). (M deve
essere A e non B). M (deve essere B e non A) = la conoscenza di A nella sua
connotazione, nella sua denotazione ecc., investe M nella sua connotazione,
nella sua denotazione, ecc. e insieme e per conseguenza esclude un rapporto tra
M nella sua connotazione ecc. e B nella sua connotazione ecc.; e viceversa ];
l’implicito riceve poi esplicitazione nella premessa minore [(S è A = S non è
B)= (la conoscenza di A nella sua connotazione ecc. investe S)= (la conoscenza
di B nella sua connotazione eecc. non riguarda S)] e nella conclusione [(S non
è B) = (S è A)]; ma perché siffatta esplicitazione sia lecita occorre che S
possa sostituire impunemente M, il che è lecito solo se M=S; ma S è un membro
della classe di cui M è la ragione; perciò M deve essere preso come membro della
classe avente a sua ragione M e non come ragione della classe. Se, dunque, un
sillogismo disgiuntivo di forma tipica ha a premessa maggiore un giudizio
disgiuntivo il cui concetto-soggetto designa indefinitamente un membro della
classe avente a sua ragione il concetto-soggetto stesso, si deve affermare che
il giudizio disgiuntivo in genere ha a
suo soggetto un concetto siffatto e che nel giudizio disgiuntivo il soggetto
designa un subordinato al predicato o la classe dei subordinati al concetto
sovraordinato che fa da predicato e non quel contrario rapporto che i logici
pare continuino ad affermare: infatti, il giudizio disgiuntivo, in quanto
giudizio, deve essere un ente intelligibile utilizzabile in un sillogismo e
deve conservare, astrattamente preso, la struttura formale nella quale il
sillogismo l’utilizza. Se dal punto di vista formale risulta essere la
predicazione di una sussunzione indeterminata, la cui determinazione necessaria
sarà atto di un processo successivo, alla totalità dei membri di
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