Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 101 -150
    • 111
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 111 -


[pag. 111  F1]

se la conoscenza riflessa delle leggi o modalità costanti dei meccanismi non ne alterasse in nulla gli automatismi, o tutt’al più, com’ è nel caso della rappresentazione della legge riguardante la dislocazione degli intelligibili in livelli generici e speciali, intervenisse soltanto a rendere più completo e più articolato il materiale che i meccanismi elaborano, gli intelligibili continuerebbero a rapportarsi l’un l’altro secondo rapporti binari determinati dal loro grado di connotazione e i termini che li indicano si vincolerebbero per copulazione a due a due  in giudizi categorici in cui il termine-predicato rimanderebbe a una nozione a connotazione di grado inferiore e il termine-soggetto alla nozione a connotazione di grado superiore accogliente in sé la prima come parte del suo organismo: e, quindi, rimarrebbe inalterato quello schema di giudizio categorico cui l’aristotelismo e la definizione di tale giudizio come di rapporto tra sostanza e inerente vogliono ricondurre tutte le individualità della classe, lo schema che identifica la copulazione tra predicato e soggetto alla sussunzione della specie al suo genere e pel quale resterebbero fissate a un genere la funzione di fonte di intelligibilità, la capacità di sussumere un numero di intelligibili superiore a quelli che il concetto-soggetto sussume, la natura di sintesi di un numero di intelligibili inferiore a quello degli intelligibili strutturati nel concetto-soggetto, la relazione di parte a tutto con il concetto-soggetto, la connessione indicativa con il termine che nel giudizio categorico è predicato, a una specie la staticità infunzionale di recettrice dell’intelligibilità che da altro fluisce, la capacità di sussumere un numero di intelligibile inferiore a quello degli intelligibili sussunti sotto il genere, la natura di sintesi di un numero di intelligibili superiore al numero degli intelligibili strutturanti il genere, la relazione di tutto a parte con il concetto-genere, la connessione indicativa col termine che è soggetto del giudizio categorico; e questo schema è di fatto quello a cui si riconducono tutti i giudizi copulativi irriflessivamente costruiti ed enunciati da una coscienza di condizione umana, il che sembra suffragare la suddetta pretesa che ne fa l’essenza definitoria del nostro giudizio. Ma già da questo schema-formula si dipartono una serie di giudizi copulativi in cui il rapporto predicativo coincide non col rapporto specie-genere, ma con la relazione inversa: nel caso infatti, che, essendo dati una pluralità di intelligibili di grado speciale e la rappresentazione di uno degli intelligibili generici cogeneri sotto cui immediatamente le specie si sussumono,

[pag 111 F2]

l’ignoranza originaria dell’intera connotazione delle specie impedisca di procedere immediatamente alla sua sussunzione sotto il genere considerato, si che la dialettica, messa in moto da nuove conoscenze che consentono di elidere l’ignoranza, sia non dalla specie al genere ma dal genere alla specie, e trovi enunciazione in un giudizio categorico il cui soggetto e il cui predicato risultano di portata logico-formale contraria a quella dello schema assunto a fondamentale - essendo dati il concetto generico di triangolo rettangolo, cogenere delle altre specie del triangolo, e le rappresentazioni di un certo numero di triangoli, della cui connotazione non risulti immediatamente evidente la nota generica, la conoscenza di questa porta alla sussunzione di uno, o di più, di questi sotto il triangolo rettangolo, secondo un movimento che non necessariamente va dalla specie al genere conformemente al giudizio la figura A B C è triangolo rettangolo, perché può anche assumere il verso opposto dal genere alla specie conformemente al giudizio il triangolo rettangolo è A B C -; respinta l’obiezione che la differenza sia in realtà un’illusione ottica o peggio un errore  cui la mia mente è stata avviata da una struttura linguistica  a variazione meramente formale, sulla base della considerazione che la preposizione del predicato al soggetto di un giudizio categorico mirante a rilevare lo straordinario della presenza di una rappresentazione nella totalità dell’altra non ha nulla che fare con l’attribuzione della funzione soggettiva al termine indice del genere, il che è dimostrato sia dalla differente tonalità con cui i due giudizi a generico anteposto sono pronunciati a seconda che il generico conservi la funzione predicativa o la scambi con la soggettiva sia dal diritto che nelle lingue neolatine il generico anteposto per le nuove funzioni soggettive prende l’articolo e lo ripudia quando l’anteposizione non lo spoglia delle consuete funzioni predicative, respinta questa obiezione, dunque, ciononostante non riteniamo che questo  caso particolare di copulazione abbia in sé forza sufficiente per dar vita a una nuova classe di giudizi copulativi che sia o cogenere delle due fin qui considerate o sottoclasse di una delle due specie  o addirittura costringa il pensiero ad affiancare un’altra classe a quella dei giudizi copulativi in genere, in realtà, il giudizio A è B, in cui A è genere e B specie, e in cui il genere

[pag.111 F3]

si relaziona alla specie con un nesso che è strumento di superamento della sussunzione prima ignorata, è copulativo solo per la veste verbale che ha indossato, e ha la sua essenza al di fuori dalla connotazione formale di un giudizio categorico: in primo luogo, infatti esclude il rapporto di parte a tutto fra concetto-predicato e concetto-soggetto - il pensiero che pensa tale giudizio non pretende stabilire tale rapporto, tanto più che non lo ricercava -; poi il termine-soggetto solo formalmente rimanda alla rappresentazione generica, giacché di fatto esso indica uno o più sussunti sotto questo in quanto però caratterizzati per contingente prevalenza dalla connotazione del generico, sicché il concetto che sarà poi espresso dal termine-soggetto è di fatto una specie e un identico per quantità di connotazione al concetto che sarà poi espresso dal termine-predicato, e il giudizio si riduce dal punto di vista rigorosamente formale  a una equazione matematica che solo temporaneamente, appunto per il solo periodo  in cui il pensiero rivolge lo sforzo attentativo all’unica totalità della specie riguardata  come totalità generica (predicato) e simultaneamente  come totalità caratterizzata da una certa denotazione inastratta (soggetto), resta priva di tutti gli attributi che all’identità equazionale spettano e a tutte le elaborazioni ed inferenze cui un’identità equazionale si offre e che nulla hanno che fare con quelle cui si presta un giudizio categorico  si presta ((??)); donde deriva da un lato che la copula di questo giudizio equazionale è il segno di quell’identità tanto cercata dai logici nel giudizio categorico, e non esprime la connessione di vincolo, nonostante la separazione, della parte a un’unità sottesa, di cui la copula del giudizio categorico è indice, dall’altro che il pensiero farà sempre notevole fatica a distinguere il soggetto in un giudizio  del tipo “il triangolo rettangolo è A B C, e riuscirà a identificare il termine a funzione soggettiva solo alla condizione di non lasciarsi guidare dal linguaggio, che gli prospetterà costantemente l’indifferenza tra l’espressione “il triangolo rettangolo è A B C e l’espressione A B C è (il) triangolo rettangolo - indifferenza la cui ragione è l’essenziale identità equazionale cui il rapporto predicativo si riduce -, ma piuttosto di appellarsi al rapporto tra pensiero attentivo e rappresentazioni aventi ad indici i termini, il quale gli manifesterà che sulla rappresentazione indicata dal termine che noi proclamiamo soggetto si la concentrazione di attenzione che sempre fa del suo

[pag 111 F 4]

indice un soggetto; infine, è da osservarsi che il rapporto predicativo del giudizio equazionale è contingente e relativo, destinato cioè a durare per tutto il periodo in cui permane nel pensiero l’atmosfera psicologica destata  dall’ignoranza originaria e perciò condizionato da un modo della conoscenza di condizione umana e non dagli ontici rapporti automatici tra intelligibili; la quale osservazione sottintende che l’avviamento alla classificazione del giudizio equazionale entro i discorsi costruiti pel medio di intelligibili e in particolare entro i discorsi indicati dal giudizio categorico è uno dei tanti frutti dell’ambiguità o equivocità del linguaggio. Un altro caso di rapporto copulativo inverso sembra essere costituito dal giudizio categorico che ha a suo soggetto un genere e a suo predicato tutte le specie del genere, giustapposte fuor da ogni alternativa -la sua formula è “A è B C...N “; suoi casi particolari sono i giudizi “ L’animale è vertebrato e invertebrato “, “ il triangolo è equilatero, isoscele, scaleno “ -; a una prima occhiata, pare che si abbia il diritto di ridurre tale giudizio al tipo dei giudizi equazionali, dei giudizi cioè il cui nesso tra predicato e soggetto stabilisce la assoluta identità connotativa e denotativa dei due corrispondenti intelligibili e non il vincolo unitario che incatena l’uno all’altro come parte al tutto: infatti, se ciascuna specie può apparire come una delle manifestazioni con cui il genere è capace di offrire conoscenza esplicita di se stesso, la totalità delle specie deve ritenersi la completa manifestazione delle specie, sicché nel giudizio in esame si avrebbe un’unica rappresentazione intelligibile riguardata contemporaneamente da due punti di vista diversi, qui nel suo costante e immutabile modo di essere, in tutte le determinazioni che questo modo deve assumere e che appunto perché determinazioni sottintendono  implicitamente l’unico  modo di essere a tutte comune: si avrebbe, allora, una rapportazione tale di un intelligibile a se stesso che sarebbe indifferente cogliere con un moto dialettico che dall’un punto di vista conduca all’altro o da questo si porti al primo, essendo con ciò che [(A è B C...N) = (B C...N son A)] e, valendosi di uno degli essenti ((??assunti??)), che [L’animale è vertebrato e invertebrato = Il vertebrato e l’invertebrato sono animale ]; che però nell’interpretazione del nostro giudizio ci sia qualcosa di inesatto è dimostrato dal fatto che se l’equazionalità fosse data e quindi fosse




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License