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ontiche che debbono assumere le
denotazioni specificanti al fine di riempire i vacui di intelligibilità che si
danno nel genere e di donare a questo la sufficienza ontica.Siffatta
precognizione è uno dei modi di previsione di cui si vale il pensiero
scientifico per riempire i vuoti delle classificazioni. Se alla sua base sta la
definizione del razionale come di un ontico di assoluta unità, alle sue
conseguenze troviamo il rapporto di necessità che vincola la connotazione del
generico con la denotazione specificante e che non è se non l’articolazione
organica di uno dei rapporti dedotti da una delle denotazioni date nella
connotazione generica: l’apoditticità che connette il generico allo
specificante riflette l’intelligibilità di quest’ultima relazione - siano A B C
gli intelligibili connotanti l’intelligibile X, siano A1 A2
A3...An, B1 B2 B3...Bn,
C1 C2 C3...Cn, le rappresentazioni
che si presentano in seguito alla dialettica con cui A B C si allacciano con
quelli tra il complesso degli intelligibili posseduti con cui hanno il diritto
e quindi la necessità di entrare in rapporto; se nella connotazione di X sono
assenti, cioè non esplicitati né direttamente né indirettamente, uno o più
degli intelligibili della serie A1...Cn, si dà
necessariamente che ciascuno degli assenti debba articolarsi sulla connotazione
A B C di X per dar luogo all’intelligibile Y, sussumendo e specie di X, e
insieme alla connotazione A B C

su A B C è di modo apodittico.
La chimica odierna dà del suo concetto
primo, la sostanza, la definizione di insieme di particelle eterogenee, secondo
una connotazione entro cui tutte le possibili rappresentazioni insorgenti al
pensiero in seguito alla rapportazione
di ciascuna delle tre note con intelligibili noti ad esse rapportabili sono
presenti ad eccezione delle rappresentazioni cui la nozione di particelle dà
luogo; la connotazione, infatti, per quanto analizzata, non rivela né la
grandezza, né il tipo della loro eterogeneità, se fisica o relazionale, né il
valore atomico; si deve quindi presupporre la sovraggiunta necessaria di una
nota quantitativa che fissi il livello medio delle grandezze, al di qua e al di
là del quale l’eterogeneità si rivela; la presupposizione non dà a conoscere se
non l’esistenza della nota, essendo la nota stessa offerta solo dal naturale
fenomenico; comunque, la nuova denotazione è necessaria, e
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con la sua comparsa segna la sussunzione sotto l’intelligibile
sostanza delle due nozioni speciali dei miscugli in cui le particelle
eterogenee hanno grandezza superiore a cm. 1. 10-7, e dei corpi
chimici in cui le particelle eterogenee hanno grandezza inferiore a cm. 1.10-7;
e ancora la loro eterogeneità non può essere eterogeneità sic et simpliciter,
ma deve assumere una delle vesti sotto cui l’eterogeneità della materia è nota,
deve cioè darsi sotto una delle rappresentazioni in cui pensiamo l’eterogeneità
materiale in rapporto a una delle sue categorie, e poiché sotto questo punto di
vista l’eterogeneità è o meramente fisica, ossia di stato, o relativa alla
costanza delle proporzioni o atomica, è da attendersi l’aggiunta necessaria di
uno di questi modi o predicati
dell’eterogeneo non comparenti neppure
implicitamente nei tre intelligibili dati, aggiunta che deve darsi secondo un
ordine necessario e prevedibile; poiché
l’eterogeneità dello stato dipende dallo stato fisico della materia il quale a
sua volta è in funzione della grandezza delle particelle le quali debbono
superare i cm. 1-10-7 perché si attui la forza della coesione,
l’eterogeneità relativa allo stato sarà una denotazione da articolarsi sulla connotazione del miscuglio, che
sussumerà come sue specie i miscugli solidi, le sospensioni, le emulsioni, i
fumi, le nebbie, mentre l’eterogeneità relativa alla proporzionalità dovrà
comparire là dove l’eterogeneità meramente qualitativa è inferiore ai 1. 10-7
cm., dandosi così la necessaria sussunzione, sotto l’intelligibile del corpo
chimico, delle due specie degli individui chimici a proporzione costante e delle soluzioni a proporzione
variabile; infine, poiché la proporzione è un modo quantitativo fra due
distinti e poiché l’eterogeneità dei distinti o tocca la loro semplice
distinzione e individualità relativa o si fonda addirittura su di una loro
differenza qualitativa, è necessario che là dove la proporzionaltà è costante,
esso si dia fra individualità omogenee o fra individualità eterogenee, sicché
sotto l’intelligibile dell’individuo chimico debbono essere sussunte le specie
dell’elemento ad atomi con medesimo numero atomico e del composto ad atomi con
differente numero atomico. La stessa chimica, quando ci offre il concetto di
cristallo, come modo di essere di un individuo chimico, assumente una forma
geometrica definita, senza costrizione esterna, dotata di anisotropia,
invariabilità del diedro, piano di clivaggio e simmetria, dà per tutte le
denotazioni le rispettive cognizioni
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analitiche in esplicitazione immediata o mediata, fuor che per la
simmetria, di cui la connotazione del cristallo ignora il riferimento agli assi di simmetria, alle
diagonali di simmetria, ai piani di simmetria, ai centri di simmetria,
riferimento che subordina l’atto della simmetria a una certa quantità di
ripetizioni e a una certa quantità dell’angolo di rotazione; deve essere quindi
prevista in generale l’articolazione sulla connotazione del cristallo di una
somma variabile di denotazioni,
definenti nel loro complesso la
ripetizione della simmetria e la quantità degli angoli di rotazione, quantunque
la previsione deva limitarsi a stabilire un minimo della somma (=1) e un
massimo della medesima, essendo lasciata all’esperienza la determinazione
particolare e il massimo: comunque, la necessità in generale della sussunzione delle specie o sistemi di
cristalli è data dalla connotazione stessa del concetto di cristallo. Quando la
biologia generale fissa la connotazione del suo concetto primo di organismo,
come complesso di sostanze protoplasmatiche dalla molecola complessa e insieme
saldamente strutturata, labili per una irritabilità che comporta da un lato una
grande attività traslatrice ed energetica e dall’altro un dispendio
dell’elevata energia chimica di cui son ricche, con conseguente necessità di
assimilazione per l’accrescimento e il recupero dell’energia e di
disassimilazione ed escrezione, complesso che il metabolismo dota di evoluzione
ontogenetica e la riproduzione-moltiplicazione di evoluzione filogenetica,
lascia all’analisi il compito di esplicitare alcune rappresentazioni particolari
che ciascuna delle denotazioni suscita, ad esempio che la molteplicità dei
movimenti e delle trasformazioni è connessa a una complicazione di meccanismi
che può assicurare ordine e ripetizione, e quindi sussistenza dell’organismo,
solo in virtù di una strutturazione abbastanza stabile e di un’intima autonomia
che l’evoluzione filogenetica, legata com’è alla sua conseguenza del
proliferarsi delle specie, pone una correlazione tra tutte le specie onde
conservare e arricchire il potenziale energetico che attraverso l’assimilazione
garantisce il permanere delle specie e degli organismi; ma alcune delle note
componenti la connotazione non offrono né per esplicitazione diretta né per
esplicitazione mediata le rappresentazioni cui ciascuna dà luogo se relazionata
con gli intelligibili relazionabili posseduti dal pensiero; l’intelligibile
dell’assimilazione, inteso come assunzione dall’esterno di sostanze chimiche
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e loro riduzione a sostanze chimiche identiche alle protoplasmatiche
costitutive, relazionato al rapporto in cui si pone come l’intelligibile di
riduzione chimica in generale, offre apoditticamente le tre rappresentazioni di
assimilazione da eterogenei chimici, da omogenei chimici, dagli uni e dagli
altri insieme, in quanto sussumibile sotto i concetti di sintesi del composto
da elementi ridotti da composti, di sintesi del composto da composti senza loro riduzione ad
elementi, di sintesi del composto per entrambe
le trasformazioni; è, quindi necessaria la previsione di una sussunzione
di tre specie sotto il concetto generico di organismo, e precisamente di
autotrofo, con l’articolazione apodittica della nota di assunzione degli
elementi necessari alla costruzione di sostanze protoplasmatiche da sostanze
minerali, di eterotrofo, con l’articolazione apodittica di riduzione delle
sostanze protoplasmatiche direttamente da altre sostanze protoplasmatiche, di
mixotrofo, con l’articolazione apodittica della nota di riduzione sia con l’una
che con l’altra operazione; ma neppure le connotazioni delle specie sono
complete: nell’autotrofia, infatti, le varie operazioni chimiche richiedono una
somma di potenziale energetico che il
complesso delle sostanze protoplasmatiche non offre e deve attingere fuor di sé; poiché le forme utilizzabili
dell’energia presenti nella biosfera sono due, l’energia luminosa e l’energia
chimica, è logico che l’autotrofo e l’eterotrofo si valga dell’una e
dell’altra; ma la loro connotazione non
l’esprime in modo alcuno; di qui la loro transizione necessaria in due specie,
il fotoautotrofo e il fotoeterotrofo - assimilanti per fotosintesi e il
chemioautotrofo e il chemioeterotrofo assimilanti per chemiosintesi. E ancora,
una nota della connotazione dell’organismo, la nozione di riproduzione e moltiplicazione, si presenta incompleta
perché esclude totalmente da sé la rappresentazione della modalità quantitativa
e qualitativa dell’operazione, quale può essere ottenuta, in certo modo a
priori, sussumendo il concetto particolare di moltiplicazione per riproduzione
al concetto generico di moltiplicazione, nel senso matematico del termine;
poiché questa, in quanto passaggio dall’unità alla pluralità, ha il suo atto
nella frazione e nell’enumerazione o giustapposizione all’uno di omogenei, il
concetto di un organismo che si moltiplica riproducendosi, deve essere sussunto
sotto il generico della moltiplicazione matematica, e deve dar luogo alla
rappresentazione di una moltiplicazione riproduttiva per frazione
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