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e di una moltiplicazione riproduttiva per enumerazione; donde la
necessaria dialettica dell’organismo
nella specie degli schizobii o procarioti, e nella specie dei gametobii
o encarioti, realizzante in sé uno dei modi con cui un ontico autonomo può realizzare la propria moltiplicazione per enumerazione; sarebbe qui
interessante notare come la riproduzione per gameti sia uno soltanto dei modi
sotto cui la moltiplicazione enumerativa è rappresentata per sussunzione sotto
il concetto generico di moltiplicazione enumerativa autogenerativa, con la
conseguenza che non ci sarebbe da stupirsi se l’ontico fenomenico desse a
conoscere in un futuro una specie di encarioti non gametobii; ma la
moltiplicazione gametica è concetto incompleto in quanto la sua sussunzione
sotto il concetto generico di sinergia binaria genera le rappresentazioni di
sinergia binaria pura o assoluta, in cui i sinergici operano in vista
dell’unico fine, valendosi esclusivamente di se stessi come di strumenti, e di
sinergia binaria strumentata, in cui i sinergici conseguono l’unico fine attraverso il ricorso a uno
strumento altro da se stessi; e poiché nel primo caso i sinergici debbono
entrare in rapporto in qualunque condizione di spazio e di tempo, mentre nel
secondo possono affidare allo strumento
collaboratore la funzione di agire indipendentemente dallo spazio e dal tempo,
la sinergia binaria assoluta esige la mobilità dei sinergici, mentre l’altra
l’esclude, con evidenti conseguenze, che ritroviamo appunto nelle due specie,
apoditticamente insorgenti dal generico dell’encoriota, dei vegetali, a
predominante condizione cistica e immobile, e degli animali, acistici e
locomobili. La stessa biologia ci offre identico quadro nella sfera
intelligibile delle cellule
ghiandolari, che non possono non
articolarsi con le denotazioni che le specificano nelle esocrine e nelle
endocrine, le prime delle quali debbono essere rappresentate nelle sussunzioni
di olocrine, merocrine, apocrine, e le seconde nelle sussunzioni di nutritive
ed onnonogene ((??omogenee??)). Anche in scale dialettiche più semplici si
ritrova la medesima necessità nella transizione dal genere alla specie. Una
dottrina del diritto assegna al concetto suo primo, il diritto in generale, la
connotazione di complesso di norme cogenti; ma la nozione di norma non include,
neppure implicitamente, le rappresentazioni della sua spontanea e universale
modulazione e della sua riflessa e determinata definizione, le quali insorgono
quando viene rapportato al concetto di imperativo in generale; la
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necessità delle due rapportazioni pone come necessarie le due
sussunzioni di un diritto naturale e di un diritto positivo; e neppure
attraverso le sovraggiunte denotazioni, la medesima nozione di norma trae
dal((la)) propria connotazione i due concetti di obbligatorietà superindividuale
estesa ad una sfera dell’agire e di libera facoltà individuale cui la restante
sfera dell’agire è affidata, concetti che, insorgendo dalla rapportazione della
norma al generico della necessità, appaiono necessariamente connessi a tale
nozione e necessariamente articolantesi sulla sua connotazione, con la
conseguente transizione di entrambi i concetti di diritto naturale e di diritto
positivo nelle due specie di diritto oggettivo e di diritto soggettivo, d’altra
parte, la connotazione del diritto positivo oggettivo, come complesso delle
norme cogenti e obbliganti riflessamente e determinatamente definite, è
incompleta perché nessuna analisi potrà dedurne le rappresentazioni certe che
s’affiancano alla denotazione di norma cogente obbligante definita quando sia
correlata al concetto del rapporto tra sfera del normativo e sfera del
normatizzato, secondo una rapportazione apodittica che desta la
rappresentazione di un rapporto tra la normatività della legge e la normazione
dell’individuale di un rapporto tra la normatività della legge e la normazione
del generale-sociale; l’articolazione delle due rappresentazioni provoca
l’apodittica dialettica dal diritto positivo oggettivo alle sue specie del
diritto pubblico e del diritto privato, ciascuna delle quali destinata a lasciarsi denotare secondo tante
nuove note quante sono le componenti della sfera dell’individuale e di quella
del generale-sociale in quante attendenti normatività; donde il necessario
sussumersi del diritto costituzionale, del diritto amministrativo, del diritto
penale, del diritto processuale, del diritto ecclesiastico, sotto il diritto
pubblico in forza della necessaria articolazione rispettivamente
dell’ordinamento fondamentale dello stato, dell’espletamento delle funzioni
amministrative, dell’esercizio del potere punitivo, dell’amministrazione della
giustizia, della relazione tra stato e religioni, in quanto elementi della
sfera generale-sociale, e il necessario sussumersi sotto il diritto privato di
un diritto civile e di un diritto commerciale, sue specie insorte per la
denotazione rispettivamente degli elementi interessanti l’individuo o in sé o
nei suoi rapporti con altri stabiliti dai bisogni non economici e degli
elementi interessanti l’individuo nei suoi rapporti con altri stabiliti dai
bisogni economici. Nella quale scalarità dialettica della giurisprudenza è da
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vedersi una latitudine di definizioni specifiche superiori a quella di
fatto accettata dalla dottrina, come quella le cui denotazioni specificanti e
funzionalmente dipendenti dalle rappresentazioni dei rapporti tra generico ed
intelligibile relazionabile superano numericamente le denotazioni di fatto note e analizzate nell’ontico
fenomenico.La fisica, avendo a suo fondamento la rappresentazione dei rapporti
quantitativi di ontici fenomenici, è tenuta a statuire anzitutto di quali ontici fenomenici sia
tenuta a indagare i rapporti
quantitativi e a fissare per ciascuno di essi un comune criterio o canone di valutazione quantitativa, ossia di
traduzione della sua quantità da una modalità indefinita ed intuitiva a una
modalità definita riflessa, numerica; deve quindi anzitutto connotare questo
comune criterio, il che fa mediante l’intelligibile di grandezza fisica, la cui
definizione, coincidente con la misura teorizzata da Euclide, consiste nel
denotare il concetto di quantità fisica omogenea con i concetti di canone per la definizione dell’uguaglianza o
diseguaglianza di quantità fisiche omogenee, di canone per la definizione della
somma di due quantità fisiche omogenee, di canone per la definizione dell’unità
di misura o campione; ma la connotazione della grandezza fisica come di una
quantità fisica omogenea con altre, per la quale è definito secondo un certo
canone il criterio sia di stabilirne l’uguaglianza, la disuguaglianza, la somma
con un’altra qualsivoglia delle quantità omogenee sia di fissare il rapporto
quantitativo, ottenuto con i canoni da applicarsi per l’uguaglianza, per la
diseguaglianza, per la somma, di essa o con una delle altre quantità omogenee
assunta come campione o con un sottomultiplo o multiplo di questa, non è
competa, e la parzialità, inestinguibile con la semplice analisi di uno dei
denotanti la connotazione, tocca proprio il generico fondamentale, quello della
quantità omogenea con altre; l’omogeneità articolantesi sulla quantità avverte
che in questa è da vedersi un ontico qualitativo cui l’attributo di quantitativo spetta sia perché assume le
modalità ontiche al cui complesso si dà il nome di quantità indefinita sia
perché deve patire le modalità ontiche
al cui complesso si dà il nome di misura; benché sia impossibile
procedere oltre nell’analisi dell’intelligibile di quantità omogenea, la sua denotazione di ontico qualitativo
rimanda alla classe di questi, sicché le rappresentazioni che essa provoca si
presentano come altrettante sussunzioni sotto la classe dell’ontico qualificato
in generale
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e con ciò coincidono con gli ontici qualificati noti: spetterà alla
fisica in primo luogo scartare tra questi tutti quelli che non accettano le
misurazioni della grandezza fisica, in secondo luogo scartare quelli fra i
rimasti che non riscontrano in sé le qualità che essa intende conoscere
quantitativamente, infine accogliere i
residui ciascuno dei quali dovrà essere concepito come una denotazione da articolarsi sul concetto di grandezza
fisica; il cosiddetto sistema M.K.S.
nasce pertanto dalla sussunzione di
intelligibili quantitativi, completi anche nella qualificazione, sotto il
generico della mera quantità misurata, la lunghezza, l’intervallo di tempo, la
forza e la massa. La prima questione che nasce dallo spontaneo fluire del
generico nello speciale si risolve nel senso
di una necessità della sussunzione della specie sotto il genere; il che
pone la sua intelligibilità. Se il pensiero di condizione umana si riposa o
meglio esaurisce ogni sua mobililità dialettica in virtù della liceità di
predicare la necessità e ((??a??)) una sua rappresentazione pur che la liceità
sgorghi da un rapporto di ragione tra la rappresentazione da elaborare e altra
rappresentazione già predicata con la necessità, e siffatta sosta chiama
intelligenza della rappresentazione, si afferma che di qualsivoglia dialettica
da un intelligibile generico a una sua specie si dà intelligenza e che, per questo,
tale dialettica entra di diritto nella sfera del razionale, non solo perché il
pensiero ve lo ritrova, ma anche perché è dato dedurre la pretesa che essa
adduce di risiedervi secondo uno dei modi che soddisfano i principi di ragione.
La seconda questione riguarda la predicazione che alle singole denotazioni
presenti in una connotazione deve essere fatta con uno degli intelligibili
generici già presenti nel pensiero e si traduce nelle domande equivalenti, se
la predicazione di una denotante specifica insorga solo all’atto della
denotazione specificante, se cioè tale predicazione sia anteriore o posteriore
alla dialettica dal generico allo speciale, e se di tutte le predicazioni
spettanti alla connotazione generica e alla denotante specifica non se ne trovino
affatto di coincidenti, essendo tutte eterogenee - essendo A e B due
intelligibili in rapporto di sussunzione in forza delle loro connotazioni,
rispettivamente A1 A2 A3...An per A
e A1 A2 A3...An B1 per
B, si chiede se ciascuno degli intelligibili T1 T2...Tn,
U1 U2..Un, V1 V2...Vn,
X1 X2...Xn, rispettivamente predicabili ad A1,
A2, A3,...An, sia eterogeneo dagli
intelligibili
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