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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 101 -150
    • 117
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nella predicazione per identità, l’equazione A = B, cui il giudizio A è B si riduce sulla base delle equazioni A = X, B = X in forza dell’eguaglianza delle denotazioni materiali A1 A2...An di A con

le denotazioni materiali B1 B2...Bn di B in quanto entrambe eguali alle denotazioni materiali X1 X2...Xn di X, diviene legittima come giudizio solo se l’unica struttura materiale  X1 X2...Xn vien riguardata secondo due punti di vista differenti, rispettivamente corrispondenti ad A1...An e a B1...Bn, l’uno dei quali, quello denotante B, chiaramente e completamente rappresentato in B, viene assunto a fonte di intelligibilità per A, il che è quanto si verifica nelle equazioni funzionali quantitative in generale della matematica, e nelle definizioni; la stessa equazione A = B, valida per il giudizio A è B, acquista ancora legittimità, se si pone l’eguaglianza di B, secondo le denotazioni sue materiali B1 B2...Bn, con quella delle denotazioni formali di X, X’1 di X’1 X’2...X’n, la quale è intelligibile solo in rapporto con l’intera connotazione di X, X1 X2...Xn + X’1 X’2...X’n, essendo A = [X (= X1...Xn + X’1...X’n)], e si affida all’intelligibilità di B il ruolo di sorgente dell’intelligibilità di A; nelle predicazioni per immanenza, il giudizio A è B, valido per la disequazione A ≠ B, è legittimo alla condizione che, essendo dato il rapporto di B ad A come parte al suo tutto, la predicazione di B ad A si dia sotto il segno di un’analisi o scomposizione di B in alcune almeno delle sue denotanti e si faccia di questa struttura articolata e disgiunta l’intellezione fonte di intelligibilità per A-; in terzo luogo che la predicazione dell’intelligibile predicato all’altro, che si fondi o sulla loro identità o sul loro rapporto di immanenza, comporta che tutto ciò che è lecito e si deve predicare all’intellegibile predicato, ossia tutto ciò che è stato o è o sarà conosciuto di questo, debba mediatamente essere predicato all’intellegibile soggetto, in quanto, se si tratta di una predicazione per identità, la predicazione o conoscenza dell’uno degli intelligibili solo in apparenza è predicazione o conoscenza di un intelligibile  che per presupposto è diverso dall’altro intelligibile, essendo che il pensiero di fatto opera su di un unico e medesimo intelligibile, mentre, se si tratta delle predicazioni per immanenza, è apodittico  che tutti gli intelligibili che si porranno con l’intelligibile predicato in un

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rapporto di parte a tutto, entreranno simultaneamente nello stesso rapporto coll’intellegibile soggetto. Questa necessità che sarebbe lecito chiamare legge transitiva delle predicazioni, stabilendo che gli intelligibili che sono predicati ad un intelligibile predicato debbono essere predicati all’intelligibile che è soggetto di quest’ultimo, è evidentemente la chiave per la soluzione del nostro secondo problema, come quella che decide del diritto o meno di utilizzare  intelligibili, predicati ad un intelligibile, come predicati per intelligibili eterogenei, il che è quanto dev’essere noto onde risolvere la questione in parola nell’uno o nell’altro senso; s’intende che la portata gnoseologica della legge transitiva della predicazione  varia a seconda della classe cui appartiene la predicazione per cui si vuol far valere la legge; per una predicazione per identità la legge transitiva offrirà un ampliamento del conoscere che investe l’intera connotazione materiale e formale dell’intelligibile soggetto, mentre per le predicazioni per immanenza solo quella parte della connotazione dell’intellegibile soggetto nei cui confronti è valevole l’intellezione del predicato, godrà dell’ampliamento cognitivo provocato dallo scattare della legge. Di qui deriva che, essendo la connotazione, articolata nelle denotanti, di un intellegibile legittima solo alla condizione che tutte le denotanti siano eterogenee, per poter decidere dell’utilizzazione di intelligibili, attribuiti a una denotante, nella veste di predicabili ad una delle denotanti precedenti, per poter cioè decidere del rapporto in genere che passa tra i predicati attribuiti alle varie denotanti, è necessario prendere in considerazione solo quelli che sussistono in simultaneità ciascuna delle denotazioni secondo una predicazione per identità in genere e in particolare per identità formale esplicita. Se si considera una rappresentazione intelligibile nella sua connotazione analizzata nelle denotanti eterogenee, l’ordine di successione di queste è operativamente prefissato dalla serie sovraordinata dei suoi generi fino al genere sommo, corrispondendo ciascuno di questi intelligibili sovraordinati all’intera connotazione articolata dell’intelligibile in esame diminuita di tutte le denotanti che è necessario aggiungere onde si trapassi da tale intelligibile generico all’intellegibile immediatamente sussunto; siffatta costruzione dell’ordine

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di successione delle note di una comprensione, è per dir così a posteriori, in quanto esige da un lato il possesso dei dati di fatto, in questo caso i molteplici intelligibili in un ordine completo di sussunzione  dall’intelligibile della cui comprensione si tratta fino al suo genere sommo, dall’altro la loro analisi e rapportazione quantitativa che come risultati sia i resti delle singole operazioni di sottrazione della comprensione del generico immediatamente sussumente dalla comprensione  dello speciale immediatamente sussunto, sia l’ordinazione dei resti in funzione inversa dell’ordine di successione delle operazioni. Ma lo stesso ordinamento delle note di una comprensione è fattibile a priori, fuori dal possesso dei dati di fatto degli intelligibili sovraordinati, grazie al vincolo apodittico di completamento che lega ogni denotante a quel complesso di denotazioni che senza di essa appare di intellezione insufficiente per l’incompletezza o la parzialità delle connotazioni. Una volta ordinata in serie logica la successione delle denotanti, ciascuna di queste potrà essere ridotta ad intelligibile attendente una messe più o meno ampia di predicazioni  che saranno o per identità o per immanenza: sarà, cioè, dato ampliare la connotazione di ciascuna denotante mediante una serie di denotazioni ciascuna delle quali sgorga dalla messa in relazione della connotazione con uno degli intelligibili noti e insieme è attribuzione di un intelligibile predicato alla connotazione nota, secondo un rapporto di predicazione destinato ad interessare l’intera struttura materiale della denotante nel caso di una predicazione per identità, oppure una porzione sola di tale struttura nel caso di una predicazione per immanenza: è manifesto che, per risolver la nostra questione, prendiamo in considerazione solo le predicazioni per identità, e tra queste le predicazioni categoriali, in quanto le predicazioni per identità materiale esplicita, equazioni e definizioni, sono le une soltanto valide per la classe dei concetti della matematica, le altre ripetizioni di un intelligibile in cui l’eterogeneità salvante la distinzione degli intelligibili è meramente formale, entrambe rappresentazioni di un unico intelligibile sotto due punti di vista omogenei, sicché utilizzando ai nostri fini la predicazione per identità materiale esplicita non si farebbe altro che sostituire alla denotante analizzata un intelligibile del tutto equivalente, e non si riuscirebbe quindi a definire la superabilità o insuperabilità

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dell’eterogeneità in cui in origine si danno le denotazioni in serie; la predicazione categoriale mentre salva l’integrità materiale della denotazione permette di sostituirle una rappresentazione che ne fissa la genericità assoluta senza spogliarla di nessuna delle porzioni di materia costituente, e riconduce il rapporto di eterogeneità delle denotanti al rapporto di eterogeneità dei generici assoluti in forza dell’equivalenza tra il predicato di un predicato e l’intelligibile che è soggetto di quest’ultimo, e quindi dell’equivalenza dei rapporti tra i predicati dei predicati coi rapporti tra i predicati e tra gli intelligibili che li accettano  a soggetto. Senza pretendere né di voler delineare il sistema di una teoria delle categorie  e neppure di toccarne i principi, il che tuttavia una qualche volta deve pure esser fatto in vista della fondazione di una metafisica pura, qualche disarticolata e utile, pei nostri fini, osservazione è lecito fare sul concetto di categoria: a) [[Nota a matita dell'autore:” vedi la distinzione di Aristotele (appunti e enciclopedia, voce categoria)”]] la distinzione tra categorie oggettive e categorie soggettive è legittima pur che sia accettata e dimostrata una qualunque differenza tra la razionalità del reale in sé e la razionalità del pensato: poiché questa differenza riguarda il razionale, si tratta di stabilire che cosa sia questo sotto il punto di vista della sua categorialità, ossia si impone una definizione del razionale nella quale compaia il concetto di categoria almeno come una delle varie denotanti, in modo tale che la predicazione di razionalità ad un ontico coinvolga una sua relazione con la nozione di categoria; se una categoria è un ontico universale e necessario che possiede immediatamente e intuitivamente siffatti attributi e se il razionale è un universale e un necessario in genere, la razionalità deve coincidere con la denotabilità ad opera di una categoria; la differenza, allora, tra la razionalità del reale in sé e la razionalità del pensato consiste o nella denotazione di alcuni pensati ad opera di alcune categorie e nella denotazione di altri pensati ad opera di altre categorie, con la conseguenza che la distinzione tra categorie soggettive e le categorie oggettive consiste  nella simultanea coesistenza nel pensiero di due ordini di categorie la cui differenza qualitativa è dimostrata dalle differenti funzioni predicative, o nel mutamento di denotazione categoriale di un medesimo pensato a seconda che sia riguardato in uno dei due modi che lo costituiscono in quanto pensato, ossia nel suo modo di intelligibile, o nel suo modo di rappresentante un ontico intelligbile, o nell’ordine




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