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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 101 -150
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[pag.127 F1]

sola soluzione, che la sussunzione delle denotanti speciali sotto i loro generici è lecita solo al darsi in atto delle denotanti stesse in quanto sussumere significa ritrovare immanenti in atto  in una connotazione i generici sussumenti, e la predicazione  di questi a connotazioni in cui non immangano in atto è illegittima come quella che pretende di predicare l’attributo  dall’attualità al meramente potenziale, essendo  la potenza di tutti gli intelligibili materia di una qualsiasi connotazione che s’è attuata solo relativamente alle denotanti  che la connotano; donde deriva che, una volta delineate in seno a una connotazione l’ordine  con cui le denotanti si succedono in forza della loro funzione di condizione o di condizionato nell’esistere, le note antecedenti che relativamente si pongono come generici son sussumibili  sotto le loro rispettive denotanti che sono altrettanti generi sovraordinati, escludenti dalla loro comprensione i denotanti-generi delle note successive; e, poiché la sussunzione è legittima solo quando il sussumente è nella comprensione del sussunto, è impossibile che la predicazione dei generici delle note speciali sia lecita prima ancora che queste si diano in atto: quando la logica aristotelica stabilisce che nessun intelligibile  è genere degli specifici delle sue specie, all’infuori degli intelligibili trascendentali, in fondo null’altro ha fatto che porre il medesimo problema  e risolverlo negativamente in ottemperanza ai suoi postulati di eterogeneità discreta  e di relazionalità apodittica aposteriori delle categorie tra loro e di tutte le specie delle categorie fra loro. Ma se si propone la visione unitaria e singolare delle categorie, il fatto che nessuna categoria sussista in discrezione discontinua da un’altra e che ogni categoria coinvolge nella sua rappresentazione la rappresentazione dell’altra consente un’altra soluzione del problema: anche se si mantiene alla connotazione di un intelligibile la struttura geometrica  e discontinua  che l’aristotelismo le attribuisce, la divisione di essa in una porzione generica e in una porzione specifica comporta la liceità di sussumere la prima sotto i suoi generi e di identificarla con essi, ma pone insieme che, una volta enunciata l’identità nel giudizio in cui l’intera specie è posta come contenente del suo generico, sussista la necessità di rappresentarsi, simultaneamente al generico sommo sotto cui tutta la serie del generico è sussunto, anche le altre categorie che sono unite ad esso, con la conseguenza che alla specie vengono predicate in unione con la categoria che ne fissa il generico anche quelle categorie che ne fissano lo specifico, senza che ciò sia necessariamente imposto dall’attenzione

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analitica particolarmente rivolta alle note specifiche -definite le categorie secondo l’ordine A B...N in una serie in cui si connettano reciprocamente in un’unità multiforme e indivisibile, esse stabiliscono il livello supremo di intelligibiltà per qualsivoglia  pensato legittimamente sussunto; sia questo sussunto il concetto X la cui connotazione consista nelle note X1 X2...Xn, succedentisi secondo la giustapposizione geometrico-disarticolata del punto di vista aristotelico; ciascuna delle note X1 X2....X n o da sola o assieme ad altre abbia a suo predicato una delle categorie e sia questa predicazione la ragione della sussunzione di X sotto il categoriale; è evidente che la predicazione di una categoria al concetto X stabilisce un giudizio la cui legittimità è fondata sul rapporto da contenuto a contenente tra il concetto-soggetto e il concetto predicato; se la categoria A predicata ad X è genere della denotante X1 rappresentante il generico di X, dal punto di vista geometrico-aristotelico il giudizio  X è A ha a sua ragione il giudizio X1 è A in quanto il primo giudizio non è che un modo formale di esprimere il rapporto di A ad X, legittimo solo relativamente alla validità del rapporto di A ad X1 espresso dal secondo, con le conseguenze in primo luogo che qualunque pretesa di estendere la predicazione di A ad X in quanto uguale a (X1 X2...Xn)-(X1) è destituita di validità, in secondo luogo che la predicazione simultanea ad X di una categoria, B ad esempio, che sia in rapporto di interdipendenza con A, ma che sia genere di X3, è valida alla condizione però che l’energia attentiva del pensiero si ampli ad abbracciare, entro la connotazione di X, X1 e insieme X3, essendo, per questo lecito, affermare che X è A e B in quanto legittimi sono i giudizi X1 è A e X3 è B e in quanto X1 e X3 sono note di X: se l’attenzione analizzabile si appunta limitatamente o su X1 o su X3 non saranno leciti i giudizi rispettivamente né di “ X è A e B” e di “ X è B”, né di “ X è A e B “ e di “ X è A”; dal punto di vista qualitativo-unitario, invece, nel caso che l’attenzione sia soffermata solo su X1, non solo è sempre lecita la predicazione dei categoriali correlativi A e B ad X, come quelli il cui pensamento astrattamente separato dell’uno dall’altro è parziale, ma la predicazione della sola categoria A ad X resta insufficiente  in quanto risultato di un artificiale  riduzione astrattiva delle rappresentazioni intelligibili; il concetto di fotoautotrofo, ridotto ai fini dell’intelligibilità al sistema delle categorie soggettive fissato da Aristotele, in forza dell’articolazione della sua connotazione nelle due note dell’organismo e del fotosintetico,

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è predicato dalla categoria di sostanza relativamente alla sua prima nota, dalla categoria di qualità (azione) relativamente alla seconda; da entrambe le categorie relativamente all’intera sua connotazione: fin che ci si attiene al criterio geometrico non è legittima una predicazione diversa per forme e per ragione sufficiente; il criterio qualitativo, data l’interdipendenza indivisibile del concetto di sostanza dal concetto di qualità, non solo rende lecita la predicazione simultanea delle due categorie relativamente alla sola nota dell’organicità, ma la rende necessaria, non perché nell’organico si dia del qualitativo, ma perché la predicazione del sostanziale all’organico, provocata dalla nota della sostanzialità propria dell’organico, non è riferibile al suo sussunto se non unitamente al concetto di qualità, sicché unica legittima resta la predicazione del sostanziale e del qualitativo al fotoautotrofo, in quanto organico, come quella che rende intelligibile l’organico in quanto però da definirsi secondo una qualsivoglia qualità; se la sussunzione è ricondotta alle due categorie kantiane della sostanza e della causa, lo stesso concetto di autotrofo, in quanto denotato dall’organico o ((e??)) dal fotosintetico è da sussumersi, secondo il criterio geometrico, sotto la categoria di sostanza in funzione della prima nota, sotto la categoria di causa in funzione della seconda, sotto entrambe le categorie in funzione dell’una e dell’altra nota, ma, secondo il criterio qualitativo, la sua sussunzione sotto la categoria di causa comporta la contemporanea sussunzione sotto l’altra categoria pel semplice darsi della nota sostanziale e per l’interdipendenza dei due categoriali, non perché la denotazione di organismo sia già di per sé da predicarsi con i due, ma perché sostanza e causa predicate  entrambe alla connotazione dell’autotrofo in quanto organico stabiliscono che la sostanzialità di questo non viene rappresentata senza una sua causalità -. Qualche aspetto della struttura formale di una predicazione concomitante e simultanea di categorie interdipendenti a un intelligibile la cui connotazione sia data nell’intera serie delle note discendenti dal generico allo speciale, riesce ancora, nonostante quanto si è detto, oscuro e indefinito: il punto di vista quantitativo-geometrico giustappone in discrezione le categorie e inferisce dall’identità e simultanea della loro sussunzione sotto l’unico intelligibile sommo dell’ontico intelligibile in generale la necessità di una loro connessione reciproca e la ragione della loro successione  nella connotazione delle nozioni ad esse sussunte in quanto da esse mediate nella loro sussunzione sotto l’intelligibile sommo; lo stesso punto di vista, quando si tratta di denotare una nozione inferiore ai livelli supremi si vale delle categorie come fonti dell’intelligibilità prima,

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in modo tale tuttavia che la predicazione di una categoria in generale valga per la connotazione della nozione in quanto denotata dalla nota che è specie legittima della categoria, con la conseguenza che il rapporto connotazione-categoria è univoco e funzionale, non potendo la categoria predicata offrire intelligibilità alla connotazione se non in funzione di quella tra le denotazioni che  la concentrazione attentativa del pensiero ha rilevato a ragione della predicazione, e non potendo nessun’altra categoria sostituirsi alla già predicata  se non in funzione del trasferirsi dell’attenzione dalla denotazione rilevata ad altra il cui conseguente rilievo si fa ragione della nuova predicazione; di qui deriva che, sotto il punto di vista considerato, la simultanea e concomitante predicazione di due o più categorie è in funzione di un simultaneo e concomitante rilievo dato alle note che sono legittime specie delle categorie predicate; poiché il riferimento predicativo di un intelligibile  ad un altro è da interpretarsi, relativamente alle strutture degli intelligibili, come un’affermazione o presa di coscienza dell’inerenza o appartenenza della connotazione del primo alla connotazione del secondo, mentre, relativamente al ministero di intelligenza che l’intelligibile predicato esplica nei confronti dell’altro, è da interpretarsi come una sovraordinazione della connotazione del primo, in quanto assolutamente rappresentata, alla connotazione del secondo, e insieme come una ripetizione entro il secondo della connotazione del primo che viene così ripetuta  in quanto, però, relativamente rappresentata, la predicazione, alla connotazione  di un intelligibile inferiore, della categoria che, nella successione per condizionamento entro la serie categoriale vien prima, se strutturalmente è presa di coscienza dell’immanenza della categoria nella nota generica denotante la connotazione dell’intelligibile, secondo la forma intelligibile è erezione della categoria a genere o principio di intelligenza della denotante già eretta a genere o principio di intelligenza della connotazione totale, mentre la predicazione simultanea e concomitante di due categorie interdipendenti ad un medesimo intelligibile è, per struttura, presa di coscienza con la loro simultanea e concomitante immanenza in due eterogenee note simultaneamente  denotanti l’unica connotazione, per forma di intelligenza, confluenza nell’unica connotazione di due linee discendenti di intelligibilità, muovente l’una da una categoria eretta a




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