- 129 -
[pag 129 F1]
la nozione di autotrofo, con
le sue note di organismo, denotato dai concetti di protoplasmatico e di
alimentantesi, e di fotosintetico, prende a sue le categorie aristoteliche
della sostanza e della qualità, secondo una gerarchia, a struttura qualitativa,
che dal binomio dei generi sostanza- qualità, sussumenti l’organismo solo per
l’immanenza del sostanziale nel protoplasmatico, scende attraverso la specie-
genere dell’organismo, all’autotrofo
per immanere in tutta la connotazione di questo non tanto perché essa
comprende note sostanziali e
qualitative quanto perché le due categorie continuano a inerire come parti nel
tutto del protoplasmatico nota generica
per eccellenza dell’autotrofo; ma il protoplasmatico, analizzato, nei
rapporti con il suo specifico
dell’alimentazione non rivela apriori
nessuna traccia di questa qualità,
sicché la sua sussunzione, sotto le due categorie, legittima per quel che riguarda
la prima, non appare altrettanto fondata nei confronti della seconda, la
qualità, la quale intende sussumere non gli attributi che nella connotazione del protoplasmatico si articolano nella
sua sostanzialità, bensì proprio l’attributo
dell’alimentazione; donde segue che la sovraordinazione del binomio
categoriale alla mera specie del protoplasmatico risulta di diritto solo a
priori, ed è destituita di diritto se riguardata aposteriori -;
nell’impossibilità di ricorrere all’interpretazione quantitativo-aristotelica,
perché il ricorso di essa alla nozione di diritto dell’eterogeneità assoluta
delle denotazioni della specie e alla nozione di fatto dell’apodittica loro
connessione rompe l’unità delle
categorie sussumenti e la trasforma in discrezione, materialmente irrelata e
formalmente rapportata per giustapposizione necessaria, è lecito tornare ad analizzare quella fra le
denotazioni della specie che per intuizione immediata pare, per ciò che
riguarda la materia e la forma, legittimamente
sussumibile soltanto sotto la categoria che è principio di esistenza e
di pensabilità del binomio categoriale;
non tenendo conto del fatto che essa coinvolge pur sempre una connotazione
entro cui possono comparire note da sussumersi di necessità sotto l’altra delle
due categorie, perché siffatta necessità a null’altro porta se non a
un’ulteriore riduzione delle note fino a quella minima complessità di due
denotazioni l’una delle quali si identifichi sic et simpliciter con la
sussumente di diritto, resta sempre che la denotazione, spogliata di tutte le
rappresentazioni che rimandino a categorie differenti, resta di per sé un
concetto, che, se formalmente coincide con la categoria che lo sussume,
funzionalmente se ne differenzia sia
perché esplica attività ontiche e non
[pag 129 F2]
semplicemente logico-predicative, sia perché deve essere
dal pensiero dialetticamente rapportato a tutti gli altri intelligibili secondo
relazioni che non sono più soltanto logico-formali, ma sono anche e soprattutto
ontiche, nel senso che sono pensate come implicanti modi di rappresentazione
materiale che presenti negli altri intelligibili debbono essere pensati
presenti anche nella denotazione in rilievo; il concetto, allora, ricondotto a
tutti gli intelligibili, rivela affinità con alcuni di questi sia perché
compare in essi sia perché in essi sussiste in unità con rappresentazioni che
su di esso s’articolano necessariamente; la molteplicità di questi rapporti
induce il pensiero a trasferire alla denotazione isolata quel che di generico
hanno siffatte rappresentazioni e, con ciò, a pensare la denotazione connotata
da questo generico che altrimenti mai
sarebbe stato intravisto in essa:
risultato della dialettica è l’interpretazione della denotazione sia sotto il
punto di vista della prima categoria sotto cui è sussunta sia sotto il punto di vista delle nuove
categorie sotto cui dev’essere sussunta, tra le quali compare quella che nel
processo iniziale si legava in binomio
all’unica categoria sussumente di
diritto; in tal modo la sussunzione della specie sotto il binomio categoriale è
giustificata apriori e a posteriori - sia il concetto X denotato da X1 X2
X3, intelligibili da sussumersi sotto le categorie A,
immanente in X1, e B, immanente in X2 e X3, e
sia X1 denotato da X’1 e X’2 tali che X’1
= A, le rappresentazioni di A, in quanto =A, e di A, in quanto = X’1,
son differenti pel valore solo logico di A = A e pel valore logico-ontico di A
= X’1; X’1, in quanto ontico ossia intelligibile fra intelligibili, è relazionato
necessariamente agli intelligibili Y, U, V...N, se non altro perché compare in
questi, e, poiché nelle connotazioni Y1 Y2...U1
U2...ecc. di questi, in cui Y1 =X’1 =A, U1
=X’1 =A, ecc., Y2 s’articola necessariamente su Y1,
U2 su U1, ecc. essendo Y2 e U2
sussunte sotto altra categoria che può essere B, il rapporto tra X’1
e Y...N impone di trasferire al primo quel che risulta proprio dei secondi e
quindi a rappresentarsi il primo come dotato delle proprietà dei secondi, e in
particolare del diritto di essere sussunto anche sotto la categoria dei
secondi, e con ciò ad averla in sé immanente a lato di A; lo stesso discorso è
condotto su X1, astratto da X2, con cui costituisce il genere di X e si pone a specie del binomio categoriale A-B: la sussunzione
di X1-X2 sotto A-B, è legittima per immediata evidenza
solo sotto il punto di vista del rapporto
[pa.129 F3]
di immanenza di A in X1 per l’identità A=X’1,
non sotto il punto di vista del rapporto di immanenza di B in X 1,
essendo B immanente in X2; ma X1, che per la sua funzione
logica è un concetto a se stante, un meramente logico, ma per il rapporto in
cui deve porsi con X per esplicare tale funzione, si pone come un ontico, ossia
come una rappresentazione materialmente definita, in quanto ontico verrà
rapportato con concetti altri da esso in cui compare o in quanto X1 o
in quanto tutto di cui son parti X’1 e X’2;
l’articolarsi, entro le connotazioni degli intelligibili rapportati, di
rappresentazioni, su X1 o su X’1 o su X’2, le
quali debbono essere sussunte sotto categorie altre da A, trascina seco il
pensamento di X1 in connessione con queste e quindi con B, che tra
di esse sicuramente compare, e quindi in unità
di tutto a parte con B, che immanente in X1, sarà un
legittimo sussumente di X1; il concetto di autotrofo, denotato
dall’organicità e dalla fotosintesi, vede la nota dell’organicità sussunta,
sotto il punto di vista qualitativo, sotto le categorie aristoteliche della
sostanza e della qualità; di diritto l’organico è sussunto sotto la sostanza solo in quanto la sua connotazione venga
spogliata di tutte le denotazioni, l’irritabilità, l’assimilazione, la
riproduzione, la filogenesi, ecc, fino a comprendere solo le note della
sostanzialità e del chimismo ad alto potenziale energetico, in modo tale che il
nuovo concetto di “ composto chimico di elevata energia”, genere di organismo
od organico, è sussunto legittimamente e immediatamente sotto la categoria di
sostanza per l’identità fra la rappresentazione di questa in sé e la sua
rappresentazione in unità col chimismo; il concetto di sostanza, in quanto
denotazione e non categoria, è un ontico intelligibile da ricondursi in
rapporto con tutti gli intelligibili
affini della cui connotazione è nota e nella cui connotazione è base di
articolazione per le altre denotanti che sono o qualità o relazioni ecc.; dal complesso di tali
rapporti deriva dalle rappresentazioni delle connessioni del sostanziale con o qualità o quantità o relazioni definite
e complete la rappresentazione del sostanziale
in relazione con la qualità in generale; ma la relazione della sostanza
in quanto denotante, e la qualità in generale
non può essere pensata se non come immanenza del qualitativo generico
nel sostanziale, in quanto nulla di eterogeneo dalla sostanza è presente nella
semplice rappresentazione del sostanziale
in quanto denotazione, con la conseguenza, dunque, che il sostanziale
[pag.129 F4]
avente immanente in sé il qualitativo, che potrà essere
solo un modo d’essere che per dir così s’estende per tutta la materialità del sostanziale e non potrà in alcun modo incunearsi in esso come una sua parte
eterogeneamente distinta dal resto, verrà legittimamente sussunto sotto il
binomio categoriale del sostanziale e del qualitativo, e sarà, quindi,
legittimata apriori e aposteriori sia la funzione di genere del binomio
rispetto alla sua specie di “ composto chimico ad alta energia”,
indipendentemente dalla denotazione che non coincide con la sostanza, sia
l’unità semplice delle due categorie; se poi il concetto di “ composto chimico
ad alta energia”vien rappresentato in unità con le denotazioni che ne fanno l’intelligibile di “organismo”,
un identico discorso giustifica la sussunzione di questo sotto l’unità
categoriale sostanza-qualità, perché, quando la qualità sia pensata come genere
formalmente legittimo solo della
fotosintesi, il concetto di “organismo”, ricondotto dal punto di vista
dell’assimilazione, a tutti gli intelligibili affini risulta come una
rappresentazione che deve essere pensata in unità con uno dei modi o qualità
dell’assimilazione, modo che non può essere se non immanente, di immanenza
coestensiva alla connotazione intera dell’organico; donde la necessaria, e
legittima a priori e a posteriori, sussunzione dell’organico sotto l’unità
categoriale della sostanza e della qualità.
Se ogni intelligibile che sia nota
della connotazione di un altro intelligibile, è denotato dalla categoria di cui
esso è definizione particolare e dalle categorie di cui sono definizioni particolari le note che ad esso
susseguono come specifiche, la prima delle due denotazioni categoriali è
completa e sufficiente in quanto costituita dal generico della categoria integrato dalle
specificazioni che dell’intelligibile fanno specie legittima della categoria,
le altre, invece, sono insufficienti e incomplete in quanto non fanno altro che
ripetere l’unità, in unico atto
rappresentativo, di tutte le categorie, quale già è dato al livello
categoriale, lasciando sussistere la concidenza di alcune, lasciate in una rappresentazione
generica, con l’unica integralmente definita: in parole più semplici, la o le
categorie pensate entro la specie in unità con la categoria da cui la specie è
specie per intuizione diretta, restano allo stato generico, e offrono perciò
una rappresentazione incompleta che esige integrazione; poiché questa è fornita
da quelle denotanti che articolandosi sulla specie la spostano a un livello
inferiore rendendola specie di se stessa, è naturale che le categorie, genericamente predicate alla specie, debbano
poi essere anche
|