- 130 -
[pag 130 F1]
predicate per le denotazioni specifiche sovraggiunte che
sono appunto le definizioni integrative dello stato di insufficiente genericità
in cui prima le categorie stesse giacciono. La sussunzione di un intelligibile sotto le categorie che
si erigeranno poi a predicati delle denotazioni specifiche dell’intelligibile
stesso non trova nulla di oscuro e di ingiustificato nell’assenza entro
l’intelligibile delle definizioni offerte dagli specifici; la predicazione di
quelle categorie all’intelligibile prima, alle sue denotazioni e alla sua unità
con le denotazioni poi, è valida alla condizione che nella prima operazione si
ponga un rapporto di perfetta identità tra le categorie in sé, in quanto
generico, e la totalità dell’intelligibile in quanto genericamente affetto
dalla loro rappresentazione, e che nella seconda operazione il rapporto si
sdoppi in questa relazione e in un’altra relazione in cui le categorie stanno
alle denotazioni specifiche come un generico indefinito e parziale sta a uno
speciale definito e integro; quando in una serie di sussunzioni calante
dal categoriale allo speciale di questo
e dallo speciale al concetto sotto di esso sussunto il primo livello generico
sia costituito dalla rappresentazione unitaria di più categorie eretta a genere di quelle denotazioni che
nell’ultimo livello, di specie estrema, della serie hanno funzione di genere,
la sovraordinazione del categoriale allo speciale ultimo è legittima sia per
l’immanenza del ((??dal??)) categoriale in quanto generico entro la
connotazione generica dello speciale
sia per l’immanenza del categoriale entro le connotazioni specifiche
dello speciale; sicché, se la sussunzione di un intelligibile sotto un generico
è legittima per il rapporto da generale
a definito che lega questo a
quello, duplice è l’immagine che del rapporto tra generale e definitorio
possiamo darci entro la connotazione di un intelligibile in genere: da un lato,
giustapponendo il criterio quantitativo come sussidiario al qualitativo, la
scissione in discrezione delle successive note lascia sussistere un substrato
comune a tutte, costituito da quanto di generale si dà nella nota generica, generale che viene ripetuto per
ciascuna nota specifica e rispetto a cui quanto di proprio comprende la connotazione della nota si pone
come un definitorio che ha nel sottostante generale la ragione della propria
esistenza e pensabilità, donde l’immagine dell’intelligibile come di una
successione di prismi rettangolari giustapposti ciascuno dei quali ha, comune
con gli altri, una sezione inferiore, comprendente tutto il generale
dell’intelligibile, sulla quale ciascun prima edifica la propria definizione di
un aspetto solo del generale
sottostante - se l’intelligibile X ha la connotazione X1 X2
X3,
[pag.130 F2]
note le cui categorie sono rispettivamente A B C, la
preposizione del criterio qualitativo consente la predicazione di A B C ad X1,
anche se X1 è definizione propria solo di A, mentre il sovraggiunto
criterio quantitativo, se impone di sussumere X2 sotto B e X3
sotto C, è tenuto a conservare l’immanenza di B e C in X1, di A e C
in X2 e di A e B in X3, con la conseguenza di dover
guardare ad X1 a X2 a X3 come a tre ontici
intelligibili aventi a sostrato l’unità generica di A B C e a sovrastruttura
rispettivamente lo specifico che traduce A in X1 lasciando
insufficienti B e C, lo specifico che integra B in X2 lasciando allo
stato incompleto A e C, lo specifico che fa di C X3 lasciando in
genericità A e B; la comunanza per ripetizione del sostrato generico del
categoriale fonda l’unità indisgiungibile
delle tre note entro la totalità dell’unica connotazione -;
quest’immagine è presente anche all’interpretazione che la logica aristotelica
dà dei rapporti formali tra concetti in nesso sussuntivo: tale logica, infatti,
non esclude in assoluto che categorie sussumenti di diritto le note specifiche
di un intelligibile possano esser predicate anche alla nota generica in unità
con la categoria che legittimamente la sussume, alla condizione però che la
predicazione investa il potenziale, ossia l’intelligibile indefinito, che nella
nota è presente, e che la predicazione riguardi l’atto di questa solo
relativamente alla categoria che è suo genere di diritto; il che, fuor di
linguaggio tecnico, suona che la predicazione categoriale della connotazione di
un intelligibile può essere ripetuta per ogni denotante costitutiva alla
condizione che una sola delle categorie sussuma sotto di sé la denotante sia
nel generico sia nello specifico che la costituiscono, mentre le altre hanno il
diritto di sussumere sotto di sé la denotante solo però in quel che di generico
essa comprende; e la sia pur limitata concezione della logica aristotelica alla
predicazione di un gruppo categoriale a una sola delle denotazioni di un
intelligibile, anche se rilasciata in modo da legittimare a priori
l’apoditticità a posteriori dei vincoli tra le denotanti sufficiente a fondarne
l’unità senza alterarne l’eterogeneità, è di conforto alla nostra tesi della
legittimità a priori e a posteriori della sussunzione di una denotazione sotto
un gruppo categoriale e non sotto una sola categoria; dall’altro lato,
l’esclusione di ogni ricorso al criterio quantitativo, mentre sottrae a
ciascuna delle
[pag.130 F3]
note di una connotazione un proprio sostrato generico
per concederlo soltanto alla nota generica assoluta che vien prima nella
successione delle denotanti, trasforma ogni nota in un definitorio che va ad
integrare il suo peculiare generale presente nella massa generica della
denotante prima e che insieme ha diritto e patisce necessità di far ciò per il
nesso razionale e necessario che sempre vincola un incompleto al suo
complementare; donde segue la traduzione immaginativa della connotazione in
unico prisma le cui stratificazioni qualitative generiche coestensive e
compenetrate si arricchiscono del complemento di cui necessitano attraverso il
sovraggiungere della nota che non è essa stessa prisma autosufficiente, ma è
modo di esistere di per sé insufficiente a sé e ad altro, ritrovante e donante
completezza integrandosi con la stratificazione che le è peculiare; questa
immagine, che apre la porta a una successione di siffatti arricchimenti
destinata a proseguirsi al limite in cui tutto il generale originario trova
integrazione e che sostituisce alla visione geometrico -quantitativa della
piramide gerarchica, l’intuizione di un unico solido intelligibile che si ripete costantemente uguale a livelli
sottostanti e sottoposti l’uno all’altro, senza che ci sia alcuna differenza
tranne un progressivo integrarsi delle sfumature qualitative, un accendersi
sempre più vivo della loro qualità fino a conseguire la perfezione del suo
essere, non solo annulla ogni differenza di struttura tra la specie infima e il
genere sommo, ma fonda quell’unità per semplicità della connotazione che a
qualunque livello non fa altro che ripetere la primordiale e suprema unità
semplice del categoriale - il concetto X, denotato da X1 X2
X3, aventi ciascuna a sua categoria rispettivamente A B C, se si
esclude il criterio quantitativo, nell’atto in cui vede la sua nota generica X1
sussunta sotto la categoria A, in modo generale e definitorio insieme, e sotto
le categorie B e C, in modo solo generale, qualora non possa accettare la
ripetizione della medesima sussunzione per le altre sue due note, deve ridurre
queste a complementi necessari del generale non definito in X1; la
sua struttura cessa quindi di essere rappresentata come la giustapposizione di
X1 a X2 a X3 caratterizzata dalla sottensione
di A B C sotto X1 sotto X2 sotto X3 e dalla
sovrastruttura di X’1 specifico di X1 su A B C, di X’2
specifico di X2 su A B C, di X’3 specifico di X3
su A B C, e si riduce all’unità di A B C completata,
[pag.130 F4]
relativamente alla parzialità e insufficienza
rappresentativa di A, dal complemento X’1, dal complemento X’2
relativamente all’identico stato di B, dal complemento X’3
relativamente all’identico stato di C, non integrato da nulla, e quindi
destinato a proseguirsi nelle sue specie, relativamente alle categorie D..N ancora allo stato
generico in X1 e quindi in X; donde il diritto di predicare A B
C...N ad X1 e la necessità di pensare X1 e X2 inscindibile
da X1 in X -. La soluzione data al secondo problema, nel senso di
una legittimità di diritto, dimostrata a priori e a posteriori, di una
predicazione del categoriale, che pare predicabile solo allo specifico, anche
al generico indipendentemente dallo
specifico stesso e quindi anteriormente al suo sovraggiungersi in atto al
generico per farne uno speciale, ossia il diritto che abbiamo di predicare tutte
le categorie sotto cui vien sussunto un intelligibile di specie infime,
contemporaneamente a tutti i generi che ad esso si sovraordinano, non solo
appare fondata, ma nel corso della sua dimostrazione ha offerto ancora prove
alla necessità del vincolo con cui le note specifiche vengono articolandosi sui loro generici.
I due concetti, della necessità di connessione tra
denotazione generica e denotazione specifica in funzione della loro
complementarità reciproca e quindi dell’integrità formale e materiale raggiunta
dalla prima solo dopo che la seconda s’è aggiunta ed articolata su di essa, e
della legittimità della sussunzione delle denotazioni generiche sia sotto le
categorie di cui esse son complementi sia sotto le categorie che hanno a complementari le denotazioni
specifiche indipendentemente dalla effettiva presenza di queste nella
connotazione dell’intelligibile e quindi anteriormente all’articolazione delle
note specifiche sulle note generiche, in funzione in generale dell’inerenza di
tutto il categoriale in ogni intelligibile e in particolare della
complementarità dell’intera zona specifica a quanto di generico si dà in una
sola connotazione, modificano in parte la rappresentazione del rapporto di
genere a specie tra due intelligibili: la relazione diversa, in cui le
rispettive comprensioni ed estensioni si pongono l’una con l’altra, depone le
due tipiche tonalità che ritrova nell’analisi platonica e nell’analisi
aristotelica, e acquista una portata che si conserva valida sul piano cognitivo
o rappresentativo o materiale, non sul piano logico o formale: infatti, quanto
al più della comprensione dell’intelligibile sussunto, una volta identificata
l’intelligibilità con la sussumibilità di un rappresentato sotto un
categoriale, e una volta definita la conoscenza o rappresentazione come
l’esaustione, da parte delle immagini ideali offerte
|