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da un intelligibile, di tutti i rapporti formali in cui
al pensiero di condizione umana é lecito porre ciascuna immagine con ciascuno
degli intelligibili noti e rapportabili all’immagine, la sussunzione
dell’intelligibile genere sotto il complesso categoriale è qualitativamente e
quantitativamente identica alla sussunzione
sotto le stesse categorie dell’intelligibile specie, mentre le immagini
pensate pel medio dell’intelligibile genere esauriscono una parte dei rapporti
formali tra ognuno di essi e ogni intelligibile rapportabile la quale è
inferiore al numero degli identici rapporti formali esauriti dalle immagini
poste dall’intelligibile specie, donde viene che, se materialmente permane il
rapporto inverso tra comprensione ed estensione, formalmente le
comprensioni permangono identiche ad
entrambi i livelli e vien meno una variazione costante nei rapporti tra comprensione ed estensione
- il fatto che le connotazioni X1 X2 X3...Xn
dell’intelligibile X e Y1 Y2 Y3....Yn
dell’intelligibile Y siano tali che X1 = Y1, X2 =
Y 2... Xn = Yn-1, e che X2 (=Y2)
sia denotazione specifica di X1 (=Y1)((??=Y2??)),
ecc. e Yn sia denotazione specifica di Y1....Yn-1
(= X1...Xn), pone X e Y nel rapporto di genere a specie e
stabilisce una relazione inversa tra la comprensione di e l’estensione di X e
di Y, le quali verificano per X una differenza quantitativa che è l’inverso di
quella che si dà per Y; dal punto di vista aristotelico, segnate la
((le??))quantità della comprensione di X e di Y rispettivamente con x e con y e
la quantità dell’estensione di X e d Y rispettivamente con x’ e y’, abbiamo che
x(<y): y (>x) ≠ x’ (>y’): y’ (<x’); dal punto di vista platonico,
segnate con x, x’, y, y’ rispettivamente
le stesse quantità e con n, x’’, y’’ rispettivamente la quantità di
tutto l’intelligibile in generale, la quantità della specie cogenere di X e la
quantità della specie cogenere di Y, abbiamo che x [=1= (n-x’’)]: y [=1 =
(n-x’’-y’’)] ≠ x’: y’; dal punto di vista qualitativo, aggiunti ai
precedenti segni di a1 a 2
a 3....an, b1 b2 b3...bn
ad indicare rispettivamente i rapporti
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formali in cui le note di X si pongono con quelli tra
gli intelligibili dati con cui possono rapportarsi e i rapporti formali
sussistenti tra le note di Y e gli intelligibili ad esse rapportabili, abbiamo
x=y nel caso che x e y siano calcolate come somme delle sussunzioni di X1...Xn
e di Y1...Yn sotto le categorie sotto cui è lecito
sussumerli, mentre si dà x ≠ y, essendo la diversità di x da y uguale a
quella posta dall’interpretazione aristotelica, se x e y sono calcolati sulla
base delle uguaglianze X2 =a1, X3 =a 2...Xn
= an e Y2 = b1, Y3 =b2....Yn
= bn; l’intelligibile organismo, connotato dalle note di
1)individuale e di 2) protoplasmatico, e l’intelligibile autotrofo, connotato
dalle note di I)individuale, di II) protoplasmatico e di III) fotosintetico,
data l’evidente identità delle note 1) e I), 2) e II) sono in rapporto di
genere a specie; le loro comprensioni, dal punto di vista aristotelico, essendo
nel rapporto di 2 a 3 (n a n+ 1),
stanno in relazione inversa alle loro estensioni che sono nel rapporto di n+ 1
a n, mentre dal punto di vista platonico stanno in un rapporto di 1 a 1 che,
nonostante le differenze qualitative delle due unità, non equivale al rapporto delle due estensioni che è
sempre di n+1 a n; dal punto di vista qualitativo, considerando le due
comprensioni costituite dal numero dei rapporti di intelligibilità che son posti
dalla sussunzione delle note sotto le categorie di tipo aristotelico di
sostanza, qualità, relazione, o sotto le categorie kantiane di sostanza e di causa, le loro quantità risultano
totalmente identiche, e totalmente diverse risultano le loro estensioni, in quanto la somma di intelligibilità in quanto liceità di sussunzione che
dall’organismo piove su tutti gli intelligibili che sotto di esso possono
sussumersi risulta costantemente inferiore a quella procurata dall’autotrofo,
sicché volendo fissare un modulo per il
rapporto tra comprensione ed
estensione, l’unico possibile è 1: y, n cui y è variabile per diminuzione,
modulo progressivo quindi che non ripete né l’aristotelico x: y, in cui x varia
di una quantità crescente o decrescente a seconda che y simultaneamente vari di
una quantità decrescente o crescente, né il platonico 1: y, in cui però di
contro a un y di diminuzione progressiva
si dà un 1 che ripete se stesso solo formalmente, non materialmente;
solo le comprensioni sono riguardate dal
punto di vista della esaustione da parte delle note dei rapporti formali in cui
esse si pongono con altri intelligibili, la comprensione dell’organismo risulta
più povera come
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quella che dei tre rapporti formali in cui il
protoplasmatico si pone, in quanto assimilante con metabolismo, con gli altri
intelligibili ad esso rapportabili limitatamente a questa sua denotante - rapporto formale assimilante - omogeneo,
rapporto formale assimilante-eterogeneo, rapporto formale assimilante-omo- ed eterogeneo
-, non ne esaurisce nessuno, non offrendo nessuna immagine che sia materia per
uno dei tre, mentre la comprensione dell’autotrofo, che offre materia per uno
dei tre rapporti formali, risulta più ricca, e con ciò ripristina il rapporto
fra le comprensioni e le estensioni x:
y, di tipo aristotelico -; la sussunzione in progressione dialettica della
specie sotto il genere e della specie e del genere sotto i generi sommi perde
in genere il carattere di derivazione per divergenza che è il suo modo peculiare
nelle teorie aristotelica e platonica intorno alla generale forma logica, e,
se, estromettendo l’irreversibile impoverimento proprio di quest’ultima,
conserva dell’altra la tendenza a ricostituire in tanto maggior misura la
pienezza dell’essere originario quanto più i livelli di intelligibilità si accostano al piano delle specie infime,
presenta l’aspetto nuovo di un’unica canalizzazione di derivazione lungo la
quale è lecito ascendere e discendere senza che alcuna modificazione di
intelligibilità formale si instauri ad ogni livello ad impedire l’equivalenza
formale di esso con l’antecedente e il susseguente, riducendosi le differenze
fra livello e livello a una maggiore e
minore ricchezza materiale o integrità rappresentativa in funzione della minore
o maggiore vicinanza alle sorgenti dell’intelligenza: se la teoria platonica
dalla pienezza dell’ontico intelligibile per eccellenza trae per derivazione
scismatica una coppia di canali destinanti a sfociare ciascuno in un ontico
intelligibile, inferiore di valore
perché più povero di essere, dal quale si bipartono due ulteriori canali, e
così via, sicché il movimento discensivo provoca una dialettica, di progressiva
estromissione di ontità intelligibile, che nessuna dialettica contraria riesce
a riparare, se la teoria aristotelica dalla pienezza dell’ontico intelligibile
primo conduce per derivazioni canali di intelligibilità divaricanti nelle dieci
categorie, da ciascuna delle quali cala un canale di intelligibilità che scende
fino alle specie infime in parallelo con i canali delle altre, sicché un
intelligibile accoglie tanto più di intelligibilità quanto più
numerosi sono i canali che la sua comprensione taglia, e quanto meno numerosi
sono i canali che la sua comprensione non interseca fino a giungere alla specie infima che dovrebbe tagliarli tutti ricostituendo in sé, sa pure con la
discrezione delle suddivisioni parallele, la pienezza intelligibile originaria,
con la conseguenza che la dialettica di
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ascesa e di discesa
sostanzialmente non modifica la quantità e la qualità dell’intelligibile
originario se non nei gradi intermedi fra il sommo e l’infimo, la teoria
qualitativa pone un unico canale di derivazione dall’essere a una specie infima
destinato a vedere le sue sponde
divaricare via via che scende
non per accogliere ulteriori modi essenziali di intelligibilità, ma per
completare materialmente le deficienze materiali esistenti
nell’uniforme forma sovrastante; (nota a matita dell’autore:” Riprendere tutte
le osservazioni dal punto di vista della logica delle classi “) infine, il
rapporto di inerenza del genere nella specie che da un punto di vista è di interpretarsi come rapporto di
contenenza ossia di parte a tutto o di tutto a parte, mentre da altro punto di
vista è da concepirsi come ripetizione di uno stesso ontico a differenti livelli e come particolare
stato dell’intelligibile ad un livello e particolare altro suo stato ad altro
livello, depone la forma che gli è tipica nelle teorie aristotelica e platonica
e assume un modo totalmente nuovo: per l’interpretazione platonica la specie
inerisce nel genere, ossia nell’ontico
in sé e per il pensiero ripete in se stessa
nel genere e fuor del genere in
se stessa, secondo una ripetizione che non è equivalenza se non formale, sicché il rapporto di
contenenza è reciproco nel senso che la specie contiene il genere
limitatamente all’intelligibile di
questo cui è lecito sussistere indipendentemente da alcuni complementi
materiali, e il genere contiene la
specie in quanto indifferentemente omogeneizzata al generico e al cogenerico -
i rapporti di struttura che, da un punto di vista platonico, connettono
l’intelligibile organismo alla sua specie del procariota o schizobio, cogenere
dell’eucariota o gametobio, è un rapporto di inerenza biunivoco, nel senso che
l’intelligibile del procariota, in sé e nel pensiero, ripete se stesso al
proprio livello e al livello del suo genere e insieme immane come parte a tutto
nel genere, in quanto però annullanti la propria nota della riproduzione gametica
nell’omogeneità della riproduzione in genere entro cui ha trovato annullamento per omogeneizzazione
la nota contraria della riproduzione
per scissione, e ha immanente come una parte in un tutto, l’organismo
limitatamente, tuttavia, alla mera riproducibilità privata della facoltà della
scissione -; per l’interpretazione aristotelica l’inerenza del genere nella
specie è univoca e se dal punto di vista dell’ontico in sé è inesistente una
ripetizione del generico al proprio livello e al livello della propria specie
ed è data solo la sua immanenza come parte nel tutto entro la sua specie, dal
punto di vista del pensiero permane siffatta immanenza accompagnata da
ripetizione -per la teoria aristotelica, l’organismo immane nel procariota
senza liceità di ripetizione
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