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ma si limita a porre la necessità di considerare come
un’unità intelligibile quel molteplice che l’analisi disgiunge, in forza
dell’unità cui sempre e dovunque il molteplice si riduce -dire che Y è X è vero
perché X1 X2...Xn è X e Y è X1 X2...Xn
{= [M è P (= X1 X2...Xn è X), S è M (=Y
è X1 X2...Xn), S è P (=Yè X)]}, non fonda la
necessità dell’immanenza di X in Y, ma solo la necessità dell’immanenza in Y di
X come unità di molti unificati, restando da dimostrare quel che un sillogismo
in Barbara è tenuto a provare e di cui è strumento di prova, e cioè che X
immane comunque in Y, il che dal sillogismo BS non è dimostrato -; nel secondo
caso, il sillogismo in Barbara, enunciando nella premessa maggiore l’inerenza
dell’intelligibile essenziale e quindi generico nella connotazione totale
dell’intelligibile che nella premessa minore è affermato inerente nel soggetto
con funzioni di connotante specifica necessaria, di fatto non tien conto della
funzione peculiarmente specifica del medio e del particolare nesso che lo
vincola al resto della connotazione del soggetto, e si limita a rilevare quel
che di generico è necessario rappresentarsi immanente in questa, sia pur sotto
un particolare punto di vista che non è quello sotto il quale finora si è
guardato alla connotazione del soggetto per rilevarne le componenti
categoriali, con la conseguenza che il sillogismo BS esplica le stesse funzioni
di un sillogismo BG e differisce da questo in quanto il rapporto funzionale tra
P ed M non è lo stesso che tra M ed S; dovremo, allora, prendere in
considerazine come sillogismo BS legittimo solo quello in cui P sia sì con
funzione di specifico necessario, ma solo indirettamente e mediatamente in
quanto inerente ad uno specifico necessario; a ben guardare, un sillogismo BS
il cui P sia immediatamente dotato di funzione specifica necessaria nei
confronti della connotazione di S cui inerisce, è lecito ricondurlo a un
sillogismo BG, quando il rapporto tra le connotazioni generiche e le
connotazioni specifiche sia riguardato sotto il punto di vista non della mera
necessità formale con cui le seconde si unificano alle prime, ma del modo
qualitativo da cui le prime sono necessariamente qualificate, e tale rapporto
sia concepito come l’unico nesso legittimo tra una connotazione specificazione
e((??)) le connotazioni generiche in quanto affette del loro peculiare modo
qualitativo; in questo caso, allora, la connotazione specificazione è
necessariamente pensata come immanente nel generico, una “nota” del generico,
la cui immanenza
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necessaria nella connotazione del soggetto, il cui
essere cioè una “ nota notae” comporta apoditticamente l’inerenza della
connotante specifica nella connotazione del soggetto, l’essere cioè la “nota
notae rei “ una “nota rei”- se X, Y, Z stanno fra loro come un generico a un
tutto (Y è connotante generica di X) e come uno specifico al suo generico e al
suo tutto (Z è connotante di X e connotante specifica di Y), se Y viene
rappresentata come affetta necessariamente da una qualità Y1 che
pone necessariamente e univocamente la specificazione di Z, è lecito il
sillogismo in Barbara a medio immediatamente generico e a predicato
mediatamente generico, Y che è Y1 è Z, X è Y, X è Z: ad esempio:
l’organismo a basso dispendio energetico in vista dell’assimilazione è
eterotrofo, l’uomo è un organismo a basso dispendio energetico in vista
dell’assimilazione, quindi è eterotrofo -; ma questa riduzione di un sillogismo
BS a un sillogismo BG non è legittima in una teoria aristotelico -kantiana in cui la distinzione tra funzione di
specifico e la funzione di generico è posta come tra due discreti eterogenei
senza che la necessità dell’aggregazione dal primo al secondo sia giustificata
se non formalmente; lo stesso discorso che si è fatto su BS può essere ripetuto
per Bs: il sillogismo in Barbara con P a funzione di specifico contingente, in
quanto definente non necessariamente e accidentalmente una delle connotanti
generiche di S, si riduce o a un sillogismo disgiuntivo a premessa minore
negativa, e con ciò cessa di essere un legittimo sillogismo categorico in
Barbara, o a un sillogismo categorico in Barbara a finalità classificatoria e a
dipendenza da un sillogismo BS con P generico dello specifico M, oppure enuncia
nella sua conclusione l’immanenza di un generico entro lo specifico già
affermato immanente nel soggetto: in entrambi i casi data la contingenza dello specifico, il
sillogismo Bs è lecito estrometterlo dalla nostra ricerca, elisione questa le
cui ragioni valgono pure per i sillogismi Cts, Ces, Css, dei quali non teniamo
conto; del sillogismo Cts si ripete quel che si è detto per il sillogismo BS: o
il suo P è un generico immanente in uno specifico necessario che non inerisce
nella connotazione di S, e allora il sillogismo è legittimo, ma nell’atto in
cui separa lo speciale da un generale, ignora se la separazione sia in funzione
di una separazione di un generico dalla connotazione dello speciale o di una
separazione di uno specifico dalla stessa connotazione; oppure il suo P è uno
specifico necessario non inerente
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alla connotazione di S, e
allora o cessa di essere un sillogismo categorico in Celarent per assumere
l’unica veste legittima di sillogismo disgiuntivo a minore affermativa, o
rimanda al precedente CtS con P generico dello specifico necessario M; un
sillogismo in Cesare per essere valido deve assumere a soggetto o a predicato
della premessa maggiore rispettivamente un intelligibile genere e un
intelligibile specie, ma nel momento stesso in cui fa ciò o si pone nella
condizione di rappresentare il genere-soggetto esclusivamente solo come classe
di intelligibili e mai come intelligibile pensato con un unico atto di
pensiero, ossia come una connotazione che si ripete tante volte quante sono gli
intelligibili che ammettono nella propria siffatta contemplazione e non come
una connotazione rappresentabile una volta sola come ontico in sé, e in questo
caso la premessa maggiore rimanda allo schieramento totale degli intelligibili
individuali in quanto raggruppati in aggregati raccolti in aggregati più ampi
uno dei quali, quello indicato dal soggetto, non comprende entro la propria
rassegna la successione data entro l’altro aggregato, quello indicato dal
predicato, oppure pretende di escludere il predicato dal soggetto in forza
dell’assenza dell’inerenza della connotazione del primo entro la connotazione
del secondo, e in questo caso muove dal principio che sia lecito rappresentarsi
una connotazione articolata in tutte le sue connotanti generiche e specifiche
entro una connotazione che deve articolarsi con un numero di connotazioni più
ampio di quello della connotazione che le inerisce -il sillogismo in Cesare P
non è M, S è M, S non è P, è valido alla condizione che M, parzialmente
distribuito, sia affermato inerente alla connotazione di S con funzione o di
connotante generica o di connotante specifica; poiché nella premessa maggiore M
dev’essere ripetuto, con distribuzione totale (reg.((??)) aut semel aut iterum
medius generaliter esto) e con funzioni di predicato, dovrà anzitutto essere negato
del soggetto, e sarà lecito negarlo di un intelligibile che gli sia o cogenere
o genere ipotetico o specie: se lo si nega di una sua specie si cade in un
assurdo; se lo si nega di un suo cogenere avrà funzione di connotante specifica
e identica funzione dovrà essere attribuita al soggetto della minore e al
predicato della conclusione, ma nulla di necessitante scaturirà dal raziocinio;
non resta che sia negato di un intelligibile che per ipotesi sia rappresentato
come suo genere, nel qual caso P è un cogenere del genere di M; ma allora delle
due l’una o P ed M sono pensati come due
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intelligibili unici ed univoci e in questo caso M è
rappresentato non inerente alla connotazione di P alla condizione che P sia
pensato con una connotazione denotata da connotanti che sono almeno di numero
uguale se non superiore a quelle di M, oppure P è rappresentato come una serie
di intelligibili raggruppati in un certo numero di aggregati di cui P è
l’aggregato totale, e di cui non fa parte l’aggregato M -; nel primo caso, vien
rotto di fatto il rapporto assurdo, ma ipotetico di genere a specie che pur
deve esser pensato tra soggetto e predicato, e la relazione vien ridotta a
un’esclusione reciproca di gruppi che o non ha ragion sufficiente, oppure la
ritrova nel confronto tra le connotazioni ossia in una surrettizia
reintroduzione del genere e della
specie; nel secondo caso, vien ipotizzato l’assurdo stato della connotazione di
un genere più ricca in comprensione di quella di una sua ipotetica specie;
poiché il dictum de omni et nullo esige il ricorso alle comprensioni, sia nella
formulazione cosiddetta aristotelica, sia nella formulazione kantiana, ha
ragione Aristotele quando afferma che il sillogismo in Cesare è valido solo se
ricondotto a un sillogismo in Celarent con la conversione, legittima, della
premessa maggiore, perché la premessa maggiore del sillogismo in Cesare è una
dialettica secondaria e inferita del pensiero la quale è necessariamente
preceduta come da suo principio e da sua ragione sufficiente, dalla premessa
maggiore del sillogismo in Celarent; si deve quindi concludere che nella
relativa molteplicità di movimenti di cui gode la dialettica del pensiero di
condizione umana, è necessario distinguere i movimenti che ignorano alcune
delle condizioni che li legittimano in forza del fatto che le restanti
condizioni da essi scrupolosamente osservate non contraddicono a quelle
ignorate, dal movimento che sottostà a tutte le condizioni di legittimità.,
essendo quindi la pluralità delle dialettiche meramente apparente e
contingente, e forse frutto più di una riduzione del rappresentato al
verbalmente espresso che di un’ontica contingenza di operazioni, donde risulta
che una dialettica di pensiero concludente in un giudizio E solo in apparenza è
libera di scegliere il movimento del sillogismo in Celarent o del sillogismo in
Cesare, essendo di fatto e di diritto costretta solo al primo movimento; con
opportune varianti, lo stesso discorso si ripete per i sillogismi in Camestres,
con la conseguenza che, una volta presi in considerazione
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