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il polisillogismo è un apodittico e un
naturale per il pensiero di condizione umana e solo secondariamente e
artificialmente si fa strumento contingente e ricercato quando si esiga per un
giudizio quella dimostrazione i cui antecedenti necessari o non godono della
consapevolezza loro donata dall'attenzione prestata dal pensiero a tutti i suoi
atti o non sono stati attuati per questo o quel motivo-l'apoditticità della
simultaneità dei cinque atti naturali viene a cadere ogni volta che l'atto che
tutti li condiziona, l'analisi della connotazione dell'intelligibile
rappresentato, o non è totale o non è legittimo o non è ossequiente alle norme
che lo regolano o si verifica senza connessioni con altri atti di analisi di
altri intelligibili da cui sia stata resa nota l'immanenza in altre
connotazioni delle stesse connotanti ritrovate entro la connotazione
dell'intelligibile attualmente analizzato -; il polisillogismo, dunque, è un
necessario non tanto in vista di una dimostrazione quanto in forza della
naturale dialettica del pensiero umano, e appunto in forza di questa naturale
sua apoditticità le sue strutture sono necessitate, nel senso che traggono la
loro uniforme e costante forma dall'analisi di un intelligibile e dai dati che
l'attenzione del pensiero ha elettivamente rilevato di mezzo alla totalità
delle conoscenze che l'analisi stessa ha offerto, con la conseguenza che il
rapporto che lega il polisillogismo all'episillogismo non è né in funzione,
libera o arbitraria e indefinita, della volontà del pensiero di dimostrare la
conclusione di un sillogismo pel medio della dimostrazione o della premessa
minore o della premessa maggiore da cui la conclusione scaturisce, né in
funzione di una univoca e unilaterale forza dimostrativa del prosillogismo nei
riguardi di questa e non di quella delle due premesse la cui illazione attende
ulteriore conferma dal prosillogismo stesso, né tanto meno il prosillogismo è
una sorta di lusso che il pensiero abbia a sua disposizione; poiché un
polisillogismo è un atto del pensiero
che automaticamente si dà secondo una sua inafferrabile struttura formale
in funzione sia della totalità dell'analisi compiuta su di un intelligibile sia
del rilievo dato ai risultati dell'analisi, la struttura formale di un
prosillogismo in genere sarà costantemente e uniformemente necessitata dalla
struttura dell'episillogismo e viceversa, in quanto i due sono di fatto
un'unica dialettica, con la conseguenza 1) che a una certa struttura di un
prosillogismo conseguirà apoditticamente la funzione o di premessa maggiore o
di premessa minore della sua conclusione nel corpo dell'episillogismo e una
certa struttura di un episillogismo porrà apoditticamente a conclusione del
prosillogismo o la premessa maggiore o la premessa minore,2) che è lecito
definire il polisillogismo non già uno strumento di dimostrazione o solo della
premessa maggiore di un sillogismo o solo della premessa minore del medesimo,
ma una struttura formale di sillogismi l'uno dei quali deve apoditticamente
offrire la propria conclusione a premessa maggiore o a premessa minore
dell'altro a seconda dei rapporti di inerenza in cui i quattro concetti
utilizzati dai due sillogismi giacciono reciprocamente, 3) che, qualora si
abbandoni il piano dalla dialettica naturale e ateleologica per portarsi su
quello teleologico e finalistico in cui il polisillogismo o è mero strumento
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o in vista
della dimostrazione di un certo giudizio o in vista dell'ordinamento gerarchico
di più intelligibili, si deve partire da un certo giudizio per costruirvi sopra
un sillogismo la cui peculiare relazione inerenziale degli intelligibili
utilizzati pone apoditticamente a prosillogismo o un sillogismo la cui
illazione è e non può non essere ed è soltanto premessa maggiore del sillogismo
costruito o un sillogismo la cui illazione è e non può non essere ed è soltanto
premessa minore del sillogismo costruito; poiché modi differenti di elaborare
gli intelligibili si danno a seconda che il fine da perseguire pel medio del
polisillogismo sia la dimostrazione di un giudizio o la gerarchizzazione di un
gruppo di intelligibili, tutti connotanti di un'unica connotazione unitaria, e
poiché quel che qui mi preme è un certo carattere generale del polisillogismo
in sé, indipendentemente dalle sue conseguenze automatiche erette a fini,
considero il polisillogismo unicamente in vista della dimostrazione di un
giudizio che esso è atto a procurare;è lecito, allora, cominciare a sbarazzare
la nozione di polisillogismo da certe connotanti che pretendono di essere sue
condizioni o norme regolatrici assolute: in primo luogo polisillogismo non è
solo un nesso di due sillogismi di cui l'illazione del primo è premessa
maggiore del secondo, perché, ad esempio, nel caso di un sillogismo avente a P
un genere sommo predicato nella premessa maggiore secondo un giudizio
categorico universale all'intelligibile immediatamente sottordinato che come
medio venga predicato nella minore ad S, oppure nel caso di un sillogismo il
cui P sia attribuito nella maggiore, secondo un giudizio categorico universale
all'intelligibile immediatamente sottoordinato, ripreso come M nella minore, il
prosillogismo potrebbe avere a sua illazione il giudizio categorico universale
che fa da maggiore nel sillogismo sottoordinato solo alla condizione di
erigersi a sillogismo meramente apparente, come quello che dovrebbe assumere a M
la connotazione totale di P, ma articolata nelle sue connotanti, ritrovate nel
loro ordine e nella loro completezza nella connotazione di S, sicché
l'illazione non farebbe altro che ripetere quanto è detto nelle premesse e non
ne sarebbe la conclusione; donde si conclude che per il prosillogismo è lecito
e non apodittico offrire all'episillogismo la propria illazione come premessa
maggiore; d'altra parte, se è dato un sillogismo il cui P è attribuito con
funzioni di genere sommo all'intelligibile immediatamente sottoordinato, il
quale a sua volta come medio sia attribuito a una delle specie infime
sottoordinate al genere sommo, il prosillogismo che offrisse la sua illazione a
maggiore del sillogismo dato, dimostrerebbe l'immanenza del suo P nel suo S, ma
non l'immanenza del suo S nell' S del sillogismo dato, il che è quanto appunto
deve darsi apodittico per aversi l'immanenza del P del prosillogismo nell' S
del sillogismo dato, donde si inferisce che un sillogismo siffatto rimanda a un
prosillogismo la cui illazione gli faccia da premessa minore;
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