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152 f. 4 -153 f.1]
ora, il
vizio fondamentale del ragionamento sta al suo stesso principio che consiste
nell'aver guardato al polisillogismo non come a un definito in funzione dei
rapporti di inerenza in cui giacciono gli intelligibili che entrati secondo una
certa relazione da connotante a connotazione nel prosillogismo debbono
conformare su questa la identica loro relazione nell'episillogismo, e
viceversa, ma come a uno strumentale in vista della dimostrazione di un
giudizio che, già conclusione di un sillogismo, il pensiero vorrebbe
ulteriormente convalidare con l’ ulteriore dimostrazione di una delle premesse
e, non si sa perché, solo della maggiore, quasi che la minore non fosse
anch'essa un dimostrando e fosse di per sé un immediatamente certo ed evidente;
e una volta messisi su questa strada, é evidente che se quello che deve essere
dimostrato dai due sillogismi è la conclusione dell'episillogismo, cioè la verità
e legittimità della predicazione di P a S, si pretende poi che un sillogismo
che non abbia a suo P il P dell'altro non risulti strumento di dimostrazione,
in quanto solo il riferimento di S a un concetto che sia medio, il riferimento
quindi di questo a un altro concetto che sia medio, e infine il riferimento di
questo a P, garantisca il diritto di riferire S a P - lo schema dei due
sillogismi M'P, M2 M1, M2 P, S M2,
S P equivale allo schema dei concetti S → M2, M2
→ M1, M1→ P, S → P-, con la conseguenza
che si deve ammettere che un episillogismo possa essere in Darapti, in
Felapton, in Disamis, in Datisi, in Bocardo, in Ferison, con tutte le
difficoltà che ne conseguono, tra cui quella di montare dei prosillogismi che
abbiano a loro conclusione un qualunque giudizio A E I O il cui soggetto possa
fare da medio ai rispettivi modi della terza figura; l'indagine del
polisillogismo è legittima alla condizione di assumere il polisillogismo come
una struttura che è condizionata dalle relazioni di inerenza ontica dei
concetti che lo costituiscono e in particolare dei concetti costitutivi
dell'episillogismo, nel caso che si voglia guardare al polisillogismo come a
dialettica eminentemente strumentale, e di muovere quindi dagli episillogismi
che siano sillogismi perfetti e completi, ossia dai sillogismi B G, B S, Cto,
Cts: a (alfa))
sia dato un BG il cui P sia una connotante con funzioni generiche della
connotazione di M e di S; si danno quattro legittimi rapporti di inerenza fra i
tre concetti: poiché, infatti, il predicato deve inerire con funzioni di
generico nel medio e il medio deve inerire con funzioni di generico nel
soggetto, poiché il predicato è la categoria ossia la connotante generica
assoluta, nel qual caso è il resto dell'intera connotazione del soggetto, privata
di tutte le connotanti specifiche ad eccezione dell' ultima che definisce la
connotante assolutamente indefinita e in sé irrappresentabile senza la sua
specificante, oppure non è la categoria, ossia è una connotante generica
relativa, nel qual caso è il resto dell'intera connotazione del soggetto,
privata di alcune connotanti specifiche e non di tutte, e poiché infine il
soggetto è la specie infima, ossia la connotazione integralmente data,
coincidente con la connotante generica assoluta integrata da tutte le
connotanti specifiche che su di essa hanno il diritto di articolarsi, oppure è
una specie non infima, ossia una connotazione parziale coincidente con la
connotante generica assoluta integrata da alcune delle connotanti che hanno il
diritto di articolarsi su di essa, si danno quattro sillogismi del tipo BG:
[[N.B. I
numeri dopo le lettere sono nell’originale posti a lato, in piccolo e sotto,
per cui M1 è correttamente M con 1, M2 si legge M con 2 ecc.; le lettere greche
sono scritte con quelle latine, ma poi precisate come greche tra parentesi, es.
a (alfa greco); il segno--> equivale a una freccia]]
[[Questa
nota vale per la precedente trascrizione, e viene lasciata per interpretare
correttamente quanto eventualmente sfuggisse all’opera di revisione]]
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