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e che valga a mediare tra la
specie infima e quel suo genere che risulta immediato.
E' evidentemente lecito al pensiero di
condizione umana sia stabilire le condizioni che vincolano la sua dialettica a
una logica a polisillogismi finiti o logica classica, tanto per darle un nome,
sia ipotizzare le condizioni sovraordinate a una logica a polisillogismi
infiniti che chiameremo logica -non classica: la logica classica accetta i dati
del pensiero di condizione umana ed erigendoli a condizioni del diritto che le
sue forme avanzano di farsi operanti li individua in primo luogo nell'infinità
delle specie infime nell'ambito di una classe ossia nella loro sussunzione al
genere che è la nota generica su cui si articola l'infinita gamma delle
differenze specifiche con la conseguente sintesi di un numero infinito di
specie infime -l'enumerazione lecita di tutte le individualità dell'ontico
fenomeno che vi si colgono nel passato nel presente nel futuro o che
l'immaginazione vi ritrova stabilisce l'infinita loro quantità e l'infinita
successione delle differenze specifiche propria di una classe di specie infime,
mentre l'illegittimità di tale enumerazione coincide con la scomparsa
dall'ontico fenomenico della classe delle specie infime di quel certo genere e
la necessità in cui il pensiero di condizione umana viene a trovarsi di
conoscere quel genere e di sussumerlo sotto i suoi generi o per induzione dalla
ricostruzione di membri della sua classe infima speciale su tracce da essi
lasciate nel fenomenico o per deduzione dalla serie sovraordinata dei generi
purché sian possedute in uno o in altro modo le differenze specifiche
costitutive di quello o di quei generi che alla scomparsa delle loro specie
infime son venuti meno nelle loro connotanti specifiche -, in secondo luogo
nell'impotenza in cui l'infinità diacronica delle specie infime di una classe e
l'infinità diacronica e simultanea di tutte le specie infime di tutte le classi
si trovano a trasportare il loro attributo di infinità o diacronica o
simultanea a uno qualsivoglia dei livelli generici sovraordinati e in
particolare al livello generico assoluto- in questo senso, il pensiero si trova
o immagina di trovarsi dinanzi sia a serie di intelligibili cogeneri il cui
numero è o immutabile o aumentabile ad arbitrio sia una serie almeno di
intelligibili cogeneri il cui numero è o immutabile o aumentabile sino a una
soglia invalicabile -, in terzo luogo nel diritto che al pensiero di condizione
umana è dato di rappresentarsi nell'ontico intelligibile assoluto, ossia in una
razionalità in sé che alla razionalità di condizione umana è data o come
possesso in atto o come possesso futuro o come limite, una composizione di
sistemi triangolari di ontici intelligibili ciascuno dei quali è infinito nella
sua base assoluta o in un certo numero di sue basi relative, ma tutti i quali
sono finiti nell'altezza e nel vertice che è uno per tutti o che è mutevole da
classi di triangoli a classi di triangoli, e quindi nel diritto che il pensiero
ha di rappresentarsi costantemente finita ciascuna delle linee di
intelligibilità che corrono dal vertice a uno degli infiniti membri di una
delle finite o infinite classi delle specie infime, in quanto luogo nella
liceità che al pensiero di condizione umana è data di assumere a termine minore
un individuo di una classe infima e a termine maggiore o un generico assoluto
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o uno
specifico necessario di un generico assoluto e di fondare la loro reciproca
correlazione su una dialettica le cui trasposizioni discontinue son di numero
finito, infine nella composizione a numero finito di note della comprensione di
ciascun intelligibile considerato secondo un processo di determinazione a
principio assoluto procedente dalla nota generica assoluta e sfociante nella
connotazione della specie infima per progressiva articolazione di note
specifiche necessarie e conseguente strutturazione di note generiche relative
-questa connotazione chiude nella finitezza l'analisi della connotazione di
ciascun intelligibile e quindi la costruzione di qualsiasi polisillogismo -.
Una logica non-classica è costretta a muovere
da condizioni ben diverse e ad attribuire al pensiero di condizione umana stati
rappresentativi molto differenti: anzitutto l'infinitezza colpisce tutti i
livelli intelligibili, è cioè attributo di tutti i gradi di intelligibilità e
di tutte le classi, sicché al pensiero deve essere imposto che data una
rassegna infinita di specie infime di una classe, questa deve risultare membro
di un numero infinito di classi contigue il cui raggruppamento in membri
cogeneri è a sua volta oggetto di un lavoro infinito il cui risultato è l'infinita
serie di classi di classi, e così via - ammesso che il processo di
classificazione consegua il suo termine, nel senso che l'ontità intelligibile
assoluta in cui ogni classe di classe è classe di una serie infinita è
rappresentazione in atto di un pensiero di condizione umana, e ammesso quindi
che questo pensiero acquisti la capacità di operare sussunzioni esaurienti di
ogni intelligibile rappresentato, nessuna delle sussunzioni operate su di un
intelligibile è considerata assoluta e definitiva, ma si pone come principio di
una nuova serie di sussunzioni ciascun momento della quale è principio di una
nuova serie di sussunzioni e così all'infinito; in secondo luogo l'infinita
successione sincronica e diacronica delle specie infime e delle loro classi si
trasferisce a tutti gli enti sussumenti, con la conseguenza che il concetto
formale di genere assoluto e sommo si fa infondato e insussistente e nessun
principio assoluto di intelligibilità è dato, ogni classe essendo principio e
conseguenza di intelligibilità; ancora, il concetto di sistema triangolare di
ontici intelligibili diviene un relativo, in quanto, se un qualsivoglia
intelligibile a livello generico una volta fatto vertice del complesso chiude
la sfera sussunta entro confini finiti nella base e nell'altezza,
l'insufficienza della sua intelligibilità e la sua dipendenza da un ulteriore
intelligibile modificano l'area del triangolo di intelligibilità sia nel senso
della larghezza che in quello dell'altezza, senza che a questo progressivo
allargamento sia mai data tregua, donde segue che un triangolo assoluto di
intelligenza non è dato ed ogni triangolo di intelligenza è relativo alle
condizioni croniche e attentive del capitale rappresentativo posseduto e
trascelto; infine, la connotazione di ogni intellegibile è una composizione
all'infinito alla cui analisi fan difetto le nozioni formali assolute di
determinato ed indeterminato, di generico e di specifico, perché ogni
diminuzione o restrizione o astrazione che dir si voglia di connotazione per privazione
del determinante immediato
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è separazione
di un generico dal suo specifico differenziante, e non è legittimo l'arresto a
una nota che sia solo generica o che debba esser trattata come tale e come base
fissa di articolazione per tutto lo specifico che alla razionalità è data.
Queste son le condizioni perché un polisillogismo si faccia processo
all'infinito.
Ma neppure a queste condizioni si verifica
quel progresso infinito che Kant e altri ha voluto scorgere nella dialettica
polisillogistica, della liceità cioè che ad ogni prosillogismo venga
sovraordinato un episillogismo la cui conclusione è la ripetizione di una delle
due premesse del sottostante immediato
e una delle cui due premesse è ripetuta nella conclusione di un
episillogismo immediato e del pari legittimo: basta chiedersi che cosa
significhi la liceità di uno spostamento dialettico ascensivo o discensivo
all'infinito, quale risulta come conseguenza necessaria dalle tre suddette
condizioni, per rendersi conto che essa non fonda l'infinito processo ascensivo
del polisillogismo come lo pensano Kant e altri: una volta fondata la
relatività dei concetti di classe di tutte le classi, di triangolo di
intelligibilità, di connotazione determinata, è dato il diritto di ritrovare
per una specie infima una connotante generica sussumente la nota generica fin
allora considerata assoluta, il che, tradotto nel linguaggio strutturale del
polisillogismo progressivo, suona che a lato e in concomitanza sincronica con
il polisillogismo progressivo già costruito col suo termine maggiore costituito
dalla nota finora assunta per assoluta, ha diritto di legittimità un secondo
polisillogismo il cui termine maggiore è la nota sussumente il termine maggiore
del primo e i cui membri debbono essere aumentati di tante unità quante sono
gli intelligibili che si sovraordinano alla prima nota assunta per assoluta,
sicché la liceità di assumere a note
relativamente assolute un numero infinito di generici pone la liceità di una
rassegna per giustapposizione di un numero infinito di polisillogismi
progressivi ciascuno dei quali vede il poprio termine maggiore sostituito da un
altro intelligibile e ridotto a medio di un episillogismo che disterà dal prosillogismo assoluto di
tanti membri quanti sono gli intelligibili assunti a sussumerlo;
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