- 133 -
[pag 133 (191/192)]
qualcosa di simile deve essere detto per il
polisillogismo regressivo, al quale non sarà dato né modificare il suo termine
minore né ridurre il suo prosillogismo assoluto ad episillogismo relativo,
bensì sarà imposto di sostituire al suo termine maggiore la nota assunta come
sussumente e di fare del suo episillogismo infimo il prosillogismo di tanti
episillogismi quanti sono i nuovi intelligibili assunti a sussumere quello già
termine maggiore, sicché neppure qui troviamo un processo di allungamento
all'infinito della stessa struttura polisillogistica, essendo solo data una
rassegna infinita di polisillogismi regressivi ciascuno dei quali è momento o
parte o imperfezione del successivo; ora, lo stesso discorso è da
ripetersi quando un qualsivoglia
specifico è assunto a termine maggiore.
Una logica non classica, dunque, consente
l'aumento all'infinito dei membri di un polisillogismo alla condizione che la
struttura materiale del modificato muti in funzione del livello di
intelligibilità cui si pretende elevare la dialettica. Per un pensiero di condizione umana non è
mai dato l'arbitrio di sovraordinare un episillogismo a un prosillogismo
assoluto, se non alla duplice condizione che il polisillogismo abbia andamento
progressivo e che all'atto stesso della sovraordinazione si proceda alla sua
modificazione materiale per sostituzione e a tutti i termini maggiori del
predicato del sillogismo che s'intende sovraordinare; che se poi si ripudiano
le condizioni rappresentative che rendono lecita questa sostituzione e ci si
rifà alle condizioni della logica classica, lasciando alle altre la natura
meramente problematica che esse ritraggono dalle operazioni di pensiero che le
hanno generate, non pare in nessun modo lecito il processo all'infinito né in
ordine alla giustapposizione di polisillogismi validi né tanto meno in ordine
all'aumento dei membri dell'univoco polisillogismo valido.
Dalle
condizioni che una logica classica è
tenuta ad accettare risulta un unico e univoco schema formale di polisillogismo
progressivo e di polisillogismo regressivo: il primo, da una serie scalare di
intelligibili N, N-1, N-2, N-3..... N-N+3,
N-N+2, N-N+1, in cui N è generico assoluto e N-N+1
è la specie infima, procede da episillogismo a prosillogismo secondo il ritmo
N-N+2 è N, N-N+1 è N-N+2, N-N+1 è
N→ N-N+3 è N, N-N+2 è N-N+3. N-N+2
è N →....→ N-2 è N, N-3 è N-2, N-3
è N → N-1 è N, N-2 è N-1, N-2
è N; il secondo della stessa serie scalare, procede secondo il ritmo N-1
è N, N-N+1 è N-1, N-N+1 è N →N-2
è N-1, N-N+1 è N-2, N-N+1 è N-1
→ N-3 è N-2, N-N+1 è N-3, N-_N+1
è N-_2 →....→N-N+2 è N-N+3, N-N+1
è N-N+2, N-N+1 è N-N+3; in entrambi gli schemi
N che è termine maggiore permane costante in tale funzione, come dimostra sia
il fatto che N è termine maggiore di tutti i membri del progressivo sia il fatto
che N è l'unico intelligibile del regressivo che abbia funzioni solo di termine
maggiore e mai di medio.
La stessa logica classica è tenuta a prendere
in considerazione anche un altro schema formale dei due polisillogismi, e
precisamente da un lato quello schema formale di polisillogismo progressivo nel
quale la liceità di predicare il termine maggiore al minore è data dalla
predicazione del primo a un intelligibile che è nota del secondo, essendo
questa predicazione legittimata dalla predicazione
|