- 145 -
[pag 145 (195 F3/4)]
nella sua
specie infima quel momento intelligibile che rivale ((rivela??)) l'immanenza di
quel predicato nel soggetto indipendentemente dai nessi intermedi, ma è
altrettanto vero che l'unico atto di parziale analisi capace di offrire
siffatta conoscenza dovrebbe rilevare nella specie infima almeno uno specifico
necessario indipendentemente dal generico di cui il conosciuto
essere((??))differenza specifica, il che non costituisce e non è lecito che
costituisca per il pensiero ragion sufficiente per risalire al genere relativo
e tanto meno all'assoluto - non tutte le cose che si muovono senza visibile
motore esterno sono viventi e quindi animali o piante, né tutte le cose dotate di
una complicazione della struttura chimica sono organismi -; con ciò,
l'assertorietà è data solo alla condizione di una contraddizione di partenza;
in assenza di una valida ragion sufficiente per l'enunciazione di un siffatto
giudizio assertorio e in presenza di una contraddizione da preordinarsi ad
esso, non resta che negare la liceità della sua assertorietà e quindi della sua
indipendenza e sutura dalla rappresentazione disarticolata dell'intelligibile;
questa resta l'unico stato originario delle dialettiche le quali debbono
simultaneamente porsi come nessi di continuità e come nessi di discontinuità,
in quanto la rappresentazione di una serie continua di allacciamenti comporta
la simultanea nozione dell'allacciamento di qualunque momento compreso il primo
all'ultimo, sicché l'affermazione del giudizio di immanenza del generico
assoluto nella specie infima è assolutamente concomitante con l'enunciazione
dei giudizi di connessione intermedia; in questo il pensiero è automatico e
meccanico e non spezza affatto la sua dialettica in due momenti l'uno dei
quali, la conclusione assoluta e infima del polisillogismo, di forma
apodittica, l'altro dei quali, il restante complesso dei giudizi del
polisillogismo, ragione e fondamento dell'apoditticità del primo; un'unica
necessità e un unico movimento corre lungo tutto il polisillogismo, il che non
nega una qualsivoglia teleologia al pensiero, che è in grado benissimo di
valersi del polisillogismo naturale
come strumento o di conoscenza da perseguirsi o di azione da compiersi,
ma la esclude dal corpo del polisillogismo; quando però si tien sottocchio la
struttura formale del polisillogismo e di ciascuno dei suoi membri, col corso e
ricorso del dialettico spostarsi dell'attenzione dall'immanenza di un generico
in una connotante all'immanenza dello stesso generico nell'intelligibile della
cui connotazione la connotante è nota, dall'immanenza di un generico in una
connotante all'immanenza del generico nella specie infima di cui la connotante
è nota, e con la necessaria ripetizione della conclusione del polisillogismo in
una delle premesse del polisillogismo, quello che è il meccanico moto a spola
((??))della dialettica di condizion umana può darsi assuma l'aspetto ben
diverso della ricerca di una necessità e di una legittimità a un enunciato che
in tal vista apodittica vale benissimo a fondare la necessità e la legittimità
di un altro enunciato fino a che non si arrivi a quel giudizio infimo nei cui
riguardi il resto del polisillogismo assume la veste di principio e di ragione;
le cose guardate così sembrano sostituire al rapporto da ragione a conseguenza
intercorrente fra connotazione disarticolata
|