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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 151 - 200
    • 196
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[pag 146 (196 F1/2)]

nelle sue connotanti generiche della specie infima e polisillogismo un nuovo rapporto da ragione a conseguente che è fra il complesso dei giudizi che son conclusioni relative e l'illazione dell'episillogismo infimo che è conclusione assoluta, dal qual punto di vista i moti pendolari della dialettica non sono più semplici strumenti di mediazione fra la disarticolata specie infima e il polisillogismo, ma sono essi stessi il principio e la ragione; il polisillogismo ripieno di una finalità riflessa vede la sua dialettica non solo sdoppiarsi in due momenti a funzioni eterogenee, ma addirittura spaccarsi in tante fasi disgiunte, se pur omogenee nelle funzioni, quanti sono i sillogismi componenti, ed ogni fase assumere la propria autonoma finalità di porsi a ragione del diritto di una delle premesse della fase immediatamente successiva; l'interpretazione teleologica da un lato capovolge l'andamento della dialettica polisillogistica che da discendente e procedente  dal polisillogismo supremo si fa ascendente e procedente dall'episillogismo infimo - la valutazione meccanicistica del polisillogismo concepisce la dialettica come procedente dal rilievo dato all'immanenza nella specie infima della nota che è genere del genere immediato di essa, in quanto immanente nel genere immediato, o dal rilievo dato all'immanenza del generico assoluto nella specie mediata dalla specie immediata in quanto il primo immane in questa, verso l'immanenza del generico assoluto nella specie infima, mentre la valutazione finalistica concepisce la dialettica come procedente dall'immanenza del generico assoluto nella specie infima verso le altre immanenze -, dall'altro assegna alla conclusione di ogni membro e quindi alla premessa maggiore o minore di ogni episillogismo la natura di enunciato problematico che attende diritto di razionalità dalla sua inferenza dalle premesse del prosillogismo sovraordinato, con la conseguenza che, mentre nella visione meccanicistica la premessa maggiore o minore dell'episillogismo e la conclusione del prosillogismo sono tappe obbligate del processo dialettico, arresti temporanei del precedente moto pendolare e inizi del nuovo periodo di identico moto pendolare, il punto di vista finalistico ne fa degli incerti e degli invalidi di per sé che attendono legittimità e l'attendono non già dalla loro sorgente naturale, la connotazione disarticolata della specie infima, ma da un moto pendolare identico a quello di cui esse sono stati momenti o estremi provvisori; è naturale allora che, messa da parte la specie infima con le condizioni in cui viene a trovarsi la sua connotazione e preposto come fonte di conoscenza e come origine di intelligibilità il pendolo della dialettica, tutte le proposizioni e in particolare le premesse restino costantemente in attesa di una loro inferenza da un pendolo presupposto, il quale, costituito com'è da un periodicità formale indifferente agli effettivi contenuti che ne sono gli estremi, si pone come capace di una ripetizione all'infinito  che vizia di infinità l'intero polisillogismo; questo in verità è celato sotto l'affermazione scettico-kantiana che se la premessa maggiore o minore di ogni episillogismo rimanda a una conferma ad opera delle due premesse del prosillogismo, ogni prosillogismo deve essere al tempo stesso episillogismo, il che, anche se non è del tutto invalidato


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[pag 147 (196 F2/3)]

dalla descrizione meccanicistica del processo polisillogistico perché è sempre lecito sottolineare come le due interpretazioni siano ciascuna il frutto del particolare punto di vista in cui il pensiero di condizione umana viene a installarsi per analizzare se stesso in quanto conformato secondo un polisillogismo, riceve la sua più forte invalidazione dal fatto che deve apparire molto strano che un processo, traente la sua ragione e la sua origine dalla tendenza a necessitare ogni enunciato che lo compone e non a trarre conseguenze dalla disarticolazione in cui l'unitaria connotazione di un intelligibile è stata ridotta, soddisfi alle esigenze che lo hanno posto per tutti i suoi enunciati tranne che per alcuni, precisamente le premesse maggiori del polisillogismo regressivo e le minori del progressivo, i quali hanno un peso altrettanto decisivo di tutti gli altri e ciononostante non riescono a ricevere legittimità e razionalità né dal complesso di cui fan parte né dal complesso opposto, e quest'ultima osservazione ci porta alla terza condizione che pone l'infinità del polisillogismo: vi son due modi di valutare il rapporto che connette la struttura formale pura e la struttura formale cognitiva del polisillogismo; la prima struttura che fissa il percorso della dialettica indipendentemente da qualunque rappresentazione determinata e che può essere anche chiamata incondizionata come quella che si costruisce su un certo rapporto costante fra intelligibili variabili, è all'infinito e costituisce la trama indefinita con cui deve coincidere la seconda struttura in cui alle variabili rapportate si sostituiscono intelligibili noti e definiti nella loro connotazione i quali vanno a ricoprire le sedi delle variabili alle condizioni che essi verifichino il rapporto che accomuna le variabili stesse; evidentemente questa seconda struttura è in funzione della quantità e qualità delle note che son date nella rappresentazione della connotazione di una specie infima e perciò è finita, racchiusa com'è fra il generico assoluto e la totalità unitaria della connotazione; il punto di vista finalistico deve assegnare non tanto il primato alla struttura incondizionata e infinita sull'altra, quanto l'esclusività e l'unicità ontica nell'ambito del pensiero, essendo la struttura cognitiva e condizionata un modo la cui validità sta tutta nell'aderire totalmente alle leggi e alle forme della prima: con ciò viene completamente ignorata la dipendenza funzionale dell'esecuzione della struttura formalistica dai limiti imposti dalla rappresentazione della connotazione finita della specie infima ed è illuminato soltanto l'ascendere all'infinito della struttura formale pura; sotto ciò si cela evidentemente il presupposto di marca razionalistico-classica che l'ontico delle rappresentazioni materiali è tenuto a uniformarsi ai modi delle rappresentazioni formali che costituiscono ((sostituiscono??)) l'ontico per eccellenza, e il presupposto si pone a principio della stessa interpretazione finalistica; donde deriva necessariamente che il pensiero di condizione umana, indipendentemente dall'effettiva liceità di operare in questo modo, è tenuto, nell'impossibilità di muovere da un prosillogismo assoluto, a orientare il moto della sua dialettica in direzione dei prosillogismi e a fare di ciascuna premessa di episillogismo un giudizio che attende conferma


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[pag 148 (196 F3/4)]

e legittimità dall'inferenza del prosillogismo immediato; nulla impedisce però di assumere a fonte sia della validità dell'intero processo sia dell'analisi da farsi su di esso per comprenderlo la connotazione stessa della specie infima, e di trovarsi così costretti a modificare profondamente il rapporto di unificazione delle due strutture in un rapporto strumentale, per il quale la struttura cognitiva  o condizionata appare l'unico fine lecito, stante la materia data della conoscenza, e insieme un fine la cui validità dipende dal suo rispetto ai dati gnoseologici della specie infima e ai modi della struttura formale pura; questa si pone allora meno come una falsariga o intelaiatura in atto che come una legge di costanza e ((??o??)) uniformità o di ripetizione di rapporti in un divenire dalle componenti mutevoli, sicché il rapporto di subordinazione si trasforma in un rapporto di mezzo a fine in cui la struttura formale pura si pone mezzo; questa in quanto legge di validità formale non ha nessun limite di attuazione, nel senso che il pensiero è tenuto al suo rispetto tante volte quanti sono i gruppi triadici di note che immanenti in una connotazione rivestono il rapporto di cui la legge è espressione assoluta e incondizionata; per questo un pensiero che intenda rappresentarsi l'inferenza della legge in sé sugli intelligibili procede all'erezione di una scala all'infinito di episillogismi connessi a prosillogismi il cui valore rappresentativo sta soltanto o nel modo in cui dev'essere pensata una qualsivoglia successione di intelligibili variabili in rapporto di genere a specie o nella preordinata elaborazione di un apparecchio di controllo cui ogni polisillogismo costruito in ottemperanza alle condizioni materiali dev'essere riportato per saggiare la sua assoluta ottemperanza alle condizioni formali, apparecchio di controllo la cui scala graduata dev'essere all'infinito se vuole valere per un organismo dialettico di cui non è lecito prefissare a priori il numero massimo di componenti; ridotta così la funzione dello schema formale infinito del polisillogismo a un ruolo puramente strumentale o tutt 'al più descrittivo dell'essenza in sé del necessario rapporto triadico degli intelligibili, i modi essenziali del polisillogismo dovranno essere ricercati altrove e precisamente nello schema formale condizionato e nel suo principio che è la connotazione della specie infima, con la conseguenza che l'infinità del polisillogismo vien meno; che se poi si chiede quali ragioni si abbiano per preferire come punto primo di analisi o la legge formale pura o la connotazione della specie infima, si risponde che qualsivoglia logica è tenuta a ignorare che le sue formule sono sempre in funzione della loro ottemperanza alla forma e alla materia, il che non pare faccia la logica del razionalismo classico quando ignora la seconda a tutto favore della prima.

 Ci sembra quindi di avere sufficientemente dimostrato, sia pure limitatamente al caso del polisillogismo categorico, che l'attribuzione di infinità al polisillogismo non è vera.

   L'interpretazione kantiana del principio del dictum de omni consente una definizione della forma del giudizio categorico che sgancia la dialettica del pensiero di condizione umana da qualunque subordinazione a strutture prefisse e preordinate e insieme la subordina alla materia ontica del dato di rappresentazione




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