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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 206
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- 179 -


[pag 179 (206 F1/2)]

a far parte degli intelligibili sussunti; uno stato costante viene allora a caratterizzare la rappresentazione di una classe in quanto classe, la dualità appunto in cui la ragione della classe è rappresentata come intelligibile in sé e come intelligibile che è parte di altri; da questo duplice stato in cui si trova la nota generica che è ragione della classe deriva la liceità di una duplice sua analisi o elaborazione; in quanto è pensato in sé, o nell'identità assoluta con cui è ripetuto nella connotazione dei suoi sussunti, esso è analizzabile indipendentemente dai rapporti, direttamente manifesti o semplicemente supposti, che intercorrono fra la sua connotazione e le denotanti delle connotazioni sussunte in cui  immane: l'analisi, allora, nell'atto in cui disarticola la nota generica nelle sue connotanti, non solo ne rileva alcune provocando una dialettica che è dalla concentrazione dell'attenzione sulla totalità della connotazione alla concentrazione dell'attenzione su una porzione di queste tutte, ma s'articola sulle precedenti analisi a ((o??)) dialettica che era dall'attenzione fissata sulle connotazioni di una serie di intelligibili assunte nella loro sintesi totale all'attenzione fissata sulla denotante comune a tutte, ponendosi come il termine di un movimento che è dalle connotazioni in serie di intelligibili alla denotante che si comune in tutte e dalla connotazione di questa a una nota che vi immane senza che nessuna concentrazione di attenzione rilevi i nessi che pur debbono presupporsi esistenti a vincolare in unità quella denotante che è la ragione della classe con il resto della connotazione di ogni conclassario e a rendere unitari la denotante rilevata nella connotazione della ragione della classe e il residuo di questa connotazione; il materiale conoscitivo che questa operazione analitica fornisce è costituito dalla serie delle connotazioni conclassarie, note almeno nella loro indeterminata sintesi rispettiva e nella loro eterogeneità reciproca, dalla denotazione di ciascuna di tali connotazioni da parte della nota che è ragione del loro farsi classe, dalla denotazione della nota ragione della classe da parte di quella sua denotante particolarmente rilevata, dall'immanenza di questa denotante nella connotazione della ragione e dall’immanenza della ragione nelle connotazioni della classe; il fatto che il rilievo analitico dato a una delle note della ragione della classe sia avvenuto in concomitanza con l'incuria voluta dei rapporti tra la ragione e le connotazioni in cui immane e con la conseguente assunzione della connotazione della ragione come intelligibile assoluto nessuna delle cui denotanti è in funzione di qualche intelligibile che si dia fuori della connotazione in cui immane, comporta che la denotazione della ragione della classe da parte della sua nota posta in particolare rilievo si dia con valore equivalente in qualsiasi modo la ragione venga rappresentata in sé o come nota immanente in una connotazione, con la conseguenza che il pensiero necessariamente è tenuto a ripetere la rappresentazione dell'immanenza della denotante nella ragione in modo sempre identico tante volte quante si rappresenta la connotazione della ragione; che se al pensiero è presente la rappresentazione della connotazione della ragione di una classe in quanto denotata da una nota funzionalmente indipendente da ogni intelligibile che non sia suo connotante, e insieme la rappresentazione della stessa connotazione


- 180 -


[pag 180 (206 F3/4)]

in quanto denotante ciascuna delle connotazioni dei conclassari sotto essa sussunti, in forza della costante identità secondo cui la nota immane nella ragione e la ragione immane nei conclassari, la rappresentazione delle due immanenze dovrà ripetersi identica o che i termini delle due relazioni di immanenza siano la classe la ragione la denotante della ragione o che siano ciascuno dei conclassari la ragione la denotante della ragione o che siano uno a caso dei conclassari la ragione la denotante della ragione o che siano uno determinato dei conclassari la ragione la denotante della ragione o che siano alcuni dei conclassari la ragione la denotante della ragione; quando la logica tradizionale parla di giudizi distribuiti o divisi e attribuisce al giudizio universale affermativo gli attributi formali della distribuzione del soggetto, dell'esser principio di un'inferenza immediata per subalternazione di un giudizio affermativo o particolare o individuale, dell'esser premessa maggiore di un sillogismo in Barbara, ha il diritto di interpretare siffatti attributi o terministicamente((??)) come effetti dell'estensione universale dell'intelligibile soggetto, alla condizione però che faccia di queste due ragioni a loro volta effetti della dialettica suddescritta; in altri termini la distribuzione del soggetto di un giudizio universale affermativo non è un fatto primario delle dialettiche del pensierotrova a sua ragione suprema e assoluta la semplice contemplazione di un'irradiazione equipollente dalla nota generica a tutti i sussunti della sua classe nel loro insieme e a ciascuno dei suoi sussunti nella loro discrezione ed eterogeneità reciproca, bensì è un fatto secondario e derivato da quella ragione di fatto prima ed assoluta che è l'assunzione in assoluto della ragione della classe preordinatamente a qualsiasi analisi lecita sulla connotazione della ragione; l'assunzione in assoluto di un intelligibile che è nota generica o ragione di una classe in quanto termine di analisi pone necessariamente che tutto ciò che di esso si afferma per un atto di analisi è identico della stessa identità di cui gode lo stesso intelligibile e si ripete identico in tutti i sussunti per cui già è stata data l'identità dell'intelligibile; ma la natura stessa dell'intelligibile che è nota generica o ragione di una classe, di essere una denotante immanente  in una molteplicità di connotazioni, offre al pensiero un altro punto di vista da cui considerarlo, il criterio cioè dell'unità con cui la denotante si vincola alle restanti denotazioni eterogenee delle eterogenee connotazioni in cui immane, unità che da un lato è il dato di fatto della sua appartenenza ad organismi unitari, dall'altro è per presunzione effetto di relazioni apodittiche, sia pure ignote nella loro qualificazione, che allacciano la ragione al certo ((??resto??)) delle connotazioni cui appartiene; il pensiero di condizione umana che si ponga da questo punto di vista viene a trovarsi nella condizione di assumere la ragione nella classe come un organo unitario idoneo ad allacciarsi simultaneamente con organi estranei e l'un l'altro eterogenei e insieme come una totalità scomponibile e disarticolabile entro cui debbono ritrovarsi i molteplici ed eterogenei fattori ciascuno dei quali è adatto a entrare in connessione con uno determinato dei vari organi eterogenei relazionabili al tutto;




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