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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 208-09
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- 188 -


[pag 188 (208 F4 / 209 F1)]

ha la sua ragione nella verità formale, dall'altro non deve ignorare quell'altra sua ragione che è la sua validità formale, ossia la liceità che al pensiero è data di strutturarsi secondo essa non solo in ottemperanza alle leggi formali, ma anche in funzione della tolleranza che le nozioni onticamente esistenti hanno delle leggi e di strutturarsi in quella rappresentazione: la problematicità o possibilità formale non investe solo le rappresentazioni in quanto riproduttive di altri ontici, ma anche le stesse rappresentazioni in quanto tali, il che appare ad esempio dalla liceità per verità formale dell'infinità del sillogismo e dalla impossibilità di questa per invalidità formale; così, la verità materiale non fa tutt'uno con la validità materiale, in quanto alcune rappresentazioni anche se non contraddicono a nessuno dei rapporti che l'ontico che esse pretendono riprodurre deve albergare in sé come legge generale finiscono per non riprodurre nessun ontico, come nel caso del giudizio affermativo individuale il cui genere sia una specie animale cosiddetta estinta che non offende la legge dell'ontico di essa riprodotto che una specie animale immane in un individuo, ma offende l'ontico stesso in cui non esiste nessuna di queste immanenze relativamente a quel genere.

 Per verità formale, il pensiero ha il diritto di rappresentarsi una serie di intelligibili come una classe alla condizione che nelle comprensioni di tutti gli intelligibili immanga con le stesse funzioni e negli stessi rapporti una denotante e che questa venga assunta a punto di vista comune sotto cui tutti i conclassari vengono conosciuti e predicati: è questa la validità formale della rappresentazione di una classe in genere; se la contemplazione dell'immanenza della nota generica nelle comprensioni dei conclassari si arricchisce dell'attenzione posta sui rapporti con cui in seno ad ogni comprensione la nota si lega agli specifici necessari che su di essa s'articolano, la rappresentazione della classe come dialettica dalla connotazione della nota generica agli specifici che le si innestano o direttamente o indirettamente abbraccia o una sola dialettica che è moto verso una sola delle denotanti specifiche o tutte le dialettiche lecite e necessarie in quanto spostamenti verso la totale simultaneità delle denotanti specifiche articolate o tutte le dialettiche lecite e necessarie in quanto spostamenti verso l'alterna vicenda con cui una denotante specifica si sostituisce alle altre nell'articolazione sulla nota generica: nel primo caso abbiamo la dialettica del giudizio particolare affermativo, nel terzo la dialettica del giudizio affermativo disgiuntivo, nel secondo la dialettica del giudizio affermativo universale collettivo; in questi due ultimi casi il soggetto, ossia la rappresentazione dei conclassari in quanto uniformemente denotati da una nota a funzioni e rapporti omogenei analizzata nei rapporti che l'uniscono alle connotazioni in cui immane, è sempre collettivo, nel senso che i dati che risulteranno dall'analisi non saranno di diritto estensibili a ciascuno dei membri della classe, ma saranno validi solo per la classe nella sua totalità: è questa la validità formale del giudizio collettivo il cui predicato indiviso sia la serie delle classi in cui è diviso il soggetto.

 Nulla qui si dice della sua verità e validità materiale.




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