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ha la sua ragione nella verità formale, dall'altro non deve ignorare
quell'altra sua ragione che è la sua validità formale, ossia la liceità che al
pensiero è data di strutturarsi secondo essa non solo in ottemperanza alle
leggi formali, ma anche in funzione della tolleranza che le nozioni onticamente
esistenti hanno delle leggi e di strutturarsi in quella rappresentazione: la
problematicità o possibilità formale non investe solo le rappresentazioni in
quanto riproduttive di altri ontici, ma anche le stesse rappresentazioni in
quanto tali, il che appare ad esempio dalla liceità per verità formale
dell'infinità del sillogismo e dalla impossibilità di questa per invalidità
formale; così, la verità materiale non fa tutt'uno con la validità materiale,
in quanto alcune rappresentazioni anche se non contraddicono a nessuno dei
rapporti che l'ontico che esse pretendono riprodurre deve albergare in sé come
legge generale finiscono per non riprodurre nessun ontico, come nel caso del
giudizio affermativo individuale il cui genere sia una specie animale
cosiddetta estinta che non offende la legge dell'ontico di essa riprodotto che
una specie animale immane in un individuo, ma offende l'ontico stesso in cui
non esiste nessuna di queste immanenze relativamente a quel genere.
Per verità formale, il pensiero
ha il diritto di rappresentarsi una serie di intelligibili come una classe alla
condizione che nelle comprensioni di tutti gli intelligibili immanga con le
stesse funzioni e negli stessi rapporti una denotante e che questa venga
assunta a punto di vista comune sotto cui tutti i conclassari vengono
conosciuti e predicati: è questa la validità formale della rappresentazione di
una classe in genere; se la contemplazione dell'immanenza della nota generica
nelle comprensioni dei conclassari si arricchisce dell'attenzione posta sui
rapporti con cui in seno ad ogni comprensione la nota si lega agli specifici
necessari che su di essa s'articolano, la rappresentazione della classe come
dialettica dalla connotazione della nota generica agli specifici che le si
innestano o direttamente o indirettamente abbraccia o una sola dialettica che è
moto verso una sola delle denotanti specifiche o tutte le dialettiche lecite e
necessarie in quanto spostamenti verso la totale simultaneità delle denotanti
specifiche articolate o tutte le dialettiche lecite e necessarie in quanto
spostamenti verso l'alterna vicenda con cui una denotante specifica si
sostituisce alle altre nell'articolazione sulla nota generica: nel primo caso
abbiamo la dialettica del giudizio particolare affermativo, nel terzo la
dialettica del giudizio affermativo disgiuntivo, nel secondo la dialettica del
giudizio affermativo universale collettivo; in questi due ultimi casi il
soggetto, ossia la rappresentazione dei conclassari in quanto uniformemente
denotati da una nota a funzioni e rapporti omogenei analizzata nei rapporti che
l'uniscono alle connotazioni in cui immane, è sempre collettivo, nel senso che
i dati che risulteranno dall'analisi non saranno di diritto estensibili a
ciascuno dei membri della classe, ma saranno validi solo per la classe nella
sua totalità: è questa la validità formale del giudizio collettivo il cui
predicato indiviso sia la serie delle classi in cui è diviso il soggetto.
Nulla qui si dice della sua
verità e validità materiale.
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