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va ricercato entro la denotazione della ragione stessa in quella sua
denotante che ne fissa l'insufficienza ontica; che questa denotante relativa
divenga nota al pensiero e sia riconducibile alla sua natura di intelligibile
articolato in generici e in specifici è problematico, è problematico cioè che
della connotazione di A generico assoluto della classe A A1, A A2...
A An sia lecito portare all'attenzione non solo le denotanti
assolute a1 a2...an, ma anche quella denotante
relativa a1 (alfa)
che ((è??))polarizza necessariamente con lo specifico necessario A1
del conclassario A A1, come pure è problematico che il pensiero di
condizione umana riesca a definire il rapporto in cui una denotante relativa
viene a porsi con le denotanti generiche e specifiche della ragione di una
classe; ma è certo che nessun principio che pretenda non limitarsi alla mera
ottemperanza della connotazione di un intelligibile al principio di identità e
che intenda fornire alla giustapposizione delle denotanti dell'intelligibile un
fondamento altro dalla costante sua ripetizione indipendentemente dalla
variazione dei rapporti in cui la connotazione entra, prescinde
dall'attribuzione alla comprensione della nota generica della classe di una
denotante relativa la quale presa in assoluto è segno e voce di una
insufficienza ontica, di una incapacità ad albergare nel pensiero quando sia
scissa ossia contemplata isolatamente dallo specifico necessario che
necessariamente si giustappone al generico assoluto; il concetto platonico di dicotomia
e il concetto aristotelico di una potenza intelligibile non offrono nessun
principio di intelligibilità alla connessione necessaria fra generico e
specifico.
E' lecito bollare questa nostra nozione delle denotanti relative di
illegittimità, affetta come sarebbe da contraddizione sia perché costruirebbe
l'interpretazione della struttura del mondo intelligibile con l'introduzione di
un terzo elemento non necessario a fianco delle note generiche e di quelle
specifiche, con palese offesa al principio di semplicità, sia perché l'analisi
di una qualsiasi nozione non ne enuclea denotanti assolute analizzabili in sé e
non confondibili le quali abbiano da un lato quella funzione di appello a uno
specifico necessario in vista di un completamento ontico e dall'altro quella
perspicuità di cui godono le denotanti generiche e quelle specifiche, sia
infine perché l'immanenza di una denotante relativa nella connotazione di un
generico assoluto affetterebbe questo di una inettitudine alla rappresentazione
assoluta e di incompletezza nozionale che sembrano tipiche piuttosto delle
denotanti specifiche la cui implicita dialettica con il generico correlativo
sarebbe il segno di quella complementarità da cui ogni denotante generica è
sganciata: il rasoio della semplicità non pare essere un principio
incondizionato al pari di certe altre leggi di ragione, perché il suo uso è
sempre il frutto di uno stato in cui il pensiero di condizione umana è tenuto a
scegliere fra un superfluo e un sufficiente e il suo criterio di applicazione
cessa di essere valido quando si lasci privo di un concetto di intellezione un
complesso inintelligibile pur di non aumentare il numero delle nozioni che col
loro intervento sarebbero atte a dare intellezione; d'altro canto che la serie
degli intelligibili entro cui un pensiero di condizione umana sposta la sua
concentrazione attentiva sia di tale semplicità di elementi,
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e precisamente il binomio delle denotanti generiche e di quelle
specifiche, per cui basterebbe sussumere tutte le nozioni sotto l'uno o l'altro
di questi due intelligibili formali e insieme seguire il gioco delle loro
reciproche giustapposizioni per ottenere dialettiche formalmente vere e valide
e analisi chiarificatrici di tutte quelle unità che sono gli intelligibili e di
tutti i rapporti che li connettono, appare alquanto illusorio, infatti basta
scindere tutti i concetti di una classe nelle loro denotanti e sottoporre
queste ad un'analisi che si prosegua fino ad esaurire le note in
rappresentazioni irriducibili per ottenere un quadro in cui la complessità
degli specifici che s'articolano su specifici i quali a loro volta agiscono su
specifici risulta dalla straordinaria o forse irrapresentabile molteplicità
delle correnti di intelligibilità; il senso di insufficienza ontica colpisce
fortemente le denotanti specifiche e pone il pensiero di condizione umana che
se le voglia rappresentare in assoluto nello stato di attuarsi secondo due
piani dialettici, l'uno per dir così primario e immediato sul quale l'attenzione
si sposta da quel tutto che è lo specifico alle sue denotanti, l'altro
secondario sotterraneo e implicito sul quale l'attenzione permane costantemente
bipolarizzata fra lo specifico e il generico correlativo, quasi che una
deficienza ontica attingesse la denotante specifica a tal punto da non
consentirle una totale astrazione; la denotante specifica su cui si concentri
l'attenzione deve conservare intatto il cordone ombelicale che la lega al
generico assoluto di cui è complemento, sicché, ammesso che sia lecito
introdurre delle denotanti relative queste denoterebbero lo specifico e non il
generico; questo è senz'altro vero e ogni pensiero di condizione umana che
incentri la luce attentiva sulle dialettiche che hanno a loro principio una
denotante specifica coglie la propria impossibilità di isolare la nota e di
impedire che nella sua ispezione si inseriscano rappresentazioni che sono note
del generico assoluto su cui lo specifico s'è articolato; ma io mi sono
costretto allo sforzo di operare dialettiche su varie denotanti generiche
assolute, le ho offerte alla mia concentrazione attentiva nella comprensione
materiale posseduta indifferente alla verità e validità materiale loro e
unicamente preoccupato che nessuna offesa esse recassero ai principi di ragione
e che nulla s'opponesse alla loro verità e validità formale e ho avuto per
certo che la mia attenzione godeva della liceità di farne altrettanti principi
di una dialettica alla condizione che una ulteriore concentrazione attentiva
facesse da sostrato alla prima connettendo dialetticamente le comprensioni dei
generici assoluti almeno al primo degli specifici necessari con cui entrano
nella connotazione dei conclassari; per la verità, se è vero che la posizione
di una denotante specifica necessaria a soggetto di un giudizio universale
categorico è in funzione di un'astrazione sulla cui assolutezza gioca una
finzione pragmatica o psicologica, nel senso che la perfetta avulsione
dell'intelligibile considerato dalla comprensione cui appartiene è più un atto
di comodo che un modo legittimo delle dialettiche razionali, se è vero cioè che
nell'atto stesso in cui vien denotata attraverso gli intelligibili che le son
predicabili di diritto una denotante specifica vien conservata costantemente in
connessione con le note
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