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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 211-212
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- 197 -


[pag 197 (211 F4/ 212 F1)]

a porre come predicato una porzione più o meno vasta della comprensione del soggetto, già disarticolata per questo stesso risultato nelle sue denotanti e nei rapporti di queste; la ragione della sussunzione è la rappresentazione dell'immanenza nella comprensione del soggetto, che la concentrazione attentiva accetta a priori nella sua unità sintetica e la funzione analitica del pensiero sempre a priori o disarticola nella molteplicità delle denotanti o presuppone disarticolabile in questa pluralità - non necessariamente la dialettica condotta su di un concetto assunto a soggetto fa tutt'uno con un'effettuale analisi della sua comprensione, in quanto la ragione di una dialettica sillogistica, che sia oppur no principio di ogni dialettica e dialettica unicamente valida, fa pur sempre parte dei nostri discorsi, fonda se stessa sul presupposto del diritto di analizzare il soggetto e non sulla sua analisi di fatto - di una sfera materiale intelligibile più o meno vasta che non coincide mai con l'integrale natura formale e materiale del soggetto e che appunto per questa sua immanenza attua la funzione di sussunzione che chiamiamo predicazione; per questo e per gli altri motivi suddetti ho accettata per valida la interpretazione kantiana del dictum de omni, senza per questo escludere quanto l'interpretazione aristotelica è protesa a rilevare e cioè che la predicazione non limita se stessa all'identificazione parziale del predicato col soggetto né sta tutta nell'immanenza della comprensione di quello nella comprensione di questo, in quanto il rapporto per dir così quantitativo o spaziale, il rapporto di frazionalità che vincola il predicato al soggetto, non esaurisce né la forma né i rapporti funzionali né il prodotto cognitivo del giudizio categorico: la proporzionalità di parte a tutto è il principio e il fondamento della validità del giudizio categorico e della sua forma, la quale resta pur sempre la sussunzione come trasporto dialettico dell'intelligibilità del predicato al soggetto che da ciò mutua una propria intelligenza; se la formulazione aristotelica del dictum de omni pretende che il giudizio categorico, e le dialettiche che ne derivano in quanto lo inglobano nella loro più articolata complessità, sia essenzialmente qualitativo, come quello che si vale dei rapporti utilizzati per, non dico produrre, ma introdurre nella coscienza attentiva modi ontici prima assenti, è nel giusto, ma pecca per difetto di completezza se trascura che gli apporti qualitativi di tale giudizio e dei suoi derivati dialettici debbono ricercare la loro verità e validità formale nella quantità secondo cui le comprensioni del soggetto e del predicato si correlano; per questo, son sceso sotto il dato ultimo ed essenziale dei risultati che le dialettiche producono, e ho considerato i rapporti quantitativi fra soggetto e predicato; dinanzi alla questione che qui sorgeva, degli intelligibili che han diritto alla funzione o di soggetto o di predicato in ottemperanza alla legge di proporzionalità quantitativa in cui le loro rispettive comprensioni debbono inserirsi, ho dovuto scegliere fra due rapporti problematici: se noi presumiamo l'ontità di intelligibili che siano rappresentazioni di un pensiero di condizione umana in quanto esistano ed entrino in quei mutui rapporti che son le dialettiche con costante e ineluttabile accompagnamento da autocoscienza come quelli che sono degli ontici




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