Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 201 - 251
    • 217b
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 218 -


[pag 218 (217 BIS F1/2)]

e il suo conseguente, ma non per la liceità a ripetersi secondo siffatto modo di diritto e di fatto, dall'altro è principio di una separazione per irrelazione dell'autocoscienza di un intelligibile autocosciente dalle dialettiche materiali e formali della sua connotazione in primo luogo perché ininferibile da questa, in secondo luogo per la necessità delle dialettiche che è principio della loro ontità e per l'impredicabilità di necessità all'autocoscienza per la quale è lecita, ma non apodittica, la concomitanza con esse; sicché quando anche per l'autocoscienza in quanto rappresentazione si la necessità di venir dialettizzata con un ontico che sia ragione della sua ontità e dei modi della sua ontità dev'essere rappresentato un ontico, il pensiero, di cui l'autocoscienza è attributo e dalla cui natura dev'essere inferita la liceità che è distruzione di apoditticità per contraddizione, dell'autocoscienza stessa; basta estendere questo rapporto dialettico da ragione di ontità ad ontità che è dal pensiero all'autocoscienza di condizione umana all'autocoscienza che è denotante problematica del mondo intelligibile che è ragione di ciascun ontico che è stato trattato come in sé e indipendente da un pensiero per quei caratteri di inautocoscienza di cui sopra, per giungere alla rappresentazione di un identico nesso tra un pensiero e l'autocoscienza non di condizione umana e per porre la rappresentazione di un pensiero divino, immanente oppur no, il cui attributo dell'autocoscienza è essenziale, ma la cui autocoscienza è necessaria; si parla allora di un pensiero di condizione umana come di ciò la cui autocoscienza è essenziale e necessaria dal punto di vista di ciò di cui è attributo, ma è problematica e quindi accidentale dal punto di vista degli intelligibili di cui è lecito sia denotante, ed è lecito parlare di un pensiero di condizione divina come di ciò la cui autocoscienza è apodittica sia in quanto suo attributo sia in quanto denotante degli intelligibili che esso pensa; qualsivoglia sia la ragion sufficiente cui ci si appellerà per inferirne l'accidentalità dell'autocoscienza in un pensiero di condizione umana e quindi l'inadeguazione degli intelligibili che esso pensa di fatto agli intelligibili che ha il diritto di pensare, l'autocoscienza degli intelligibili, che noi trattiamo per riproduzioni di intelligibili che sono inautocoscienti o perché privi delle denotanti materiali e formali di un'autocoscienza in genere  o di quelle di un'autocoscienza apodittica -alla quale evidentemente non sarà lecito predicare le sole note dell'autocoscienza umana, ma anche quelle dell'inautocoscienza -, sembra allora doversi assumere per accidentale, ossia per inferibile nella sua ontità da altro della comprensione in cui entra come nota; la concentrazione d'attenzione sulle dialettiche che per siffatto discorso son dette di un pensiero di condizione umana, quando le assuma assolutamente al di fuori della pretesa che esse rivestono di esser vere e valide materialmente per riproduzione o equivalenza con ontici che son altri da esse, non mi pare in grado di trovare fondamenti validi alla pretesa dell'autocoscienza di condizione umana ad essere della natura di un pensiero che è altro dagli intelligibili e ad essere un accidente dell 'intelligibile; i dati di fatto su cui si deve lavorare sono a) che l'intelligibile, della cui ontità abbiam diritto di parlare fintantochè ci atteniamo al compito


- 219 -


[pag 219 (217 BIS F3)]

di convalidare la sua pretesa di essere un vero e un valido formal-meno((??formalmente??)), finchè cioè non poniamo la questione della sua genesi e per questa ci spostiamo dal piano logico al piano gnoseologico, è una dialettica e ha ontità in quanto l'attenzione si sposta da uno ad altro intelligibile che l'attenzione stessa assume come sostituibili per equivalenza da un altro intelligibile di cui son parti ((posti??)) e da cui si sposta ad altro intelligibile ancora, b) che gli spostamenti d'attenzione, o dialettiche, costitutivi dell'intelligibile sono necessari nei modi in cui si danno e rendon necessaria la funzione con ((??cui??))ogni loro estremo entra con l'altro ad esso dialettizzato e inferiscono queste necessità dalla necessità di cui essi estremi sono dotati in sé o piuttosto sotto cui l'attenzione che li assume a termini di spostamento li ha denotanti spostandosi precedentemente da essi alle rappresentazioni che sono estremi di una dialettica il cui darsi è sostituita per equivalenza dall'intelligibile in quanto assunto come intelligibile denotato, c) che tali spostamenti d'attenzione hanno la ragione della loro forma, la quale è movimento da uno ad altro intelligibile secondo una direzione che è riflessibile su se stessa, la quale si e simultaneamente investe ogni intelligibile estremo di una funzione nei confronti dell'altro, funzione che è formale se dialettizzata con certuni degli altri intelligibili la cui comprensione ha a materia il servizio in generale che due intelligibili si prestan l'un l'altro quando siano dialettizzati e prestano all'intelligibile che sostituisce questa loro dialettica come estremo di un'altra dialettica, materiale se dialettizzata con quel qualsivoglia rapporto sotto cui son riguardate le materie degli intelligibili dialettizzati nell'atto in cui lo spostamento d'attenzione li coinvolge, nella quale la variazione della direzione non modifica di tutto ciò che lo spostamento coinvolge e genera, se non certune delle relazioni funzionali, hanno a principio della necessità della loro forma il rapporto in sé fra le materie dialettizzate, in qualunque modo sia rappresentato, sicché tali spostamenti traggono la necessità del loro essere dalla natura della concentrazione attentiva in generale e la necessità del loro modo d'essere dall'intelligibile su cui questa si posa, d) che lo spostamento d'attenzione è ripetibile secondo una ripetizione la quale o è un ontico secondo identico ed equazionabile al primo e con esso simultaneo, secondo quella certa simultaneità da cui lo spostamento d'attenzione è affetto - noi parliamo di simultaneità degli intelligibili estremi di una dialettica, ma non pare lecito identificarla con quella che è condizione di un rapporto spaziale, perché in questa l'ontità in quanto tale dei coesistenti è formalmente identica, mentre i due intelligibili fra cui si sposta l'attenzione non hanno la liceità di giacere contemporaneamente sullo stesso piano di ontità se non altro perché lo spostamento d'attenzione è un trasferirsi della concentrazione attentativa dall'uno all'altro sicché quando l'attenzione pone a fuoco l'uno, l'altro deve se non cadere in quell'assenza di ontità che è oblio, almeno perdere di forza rappresentativa, pur conservandosi per dir così corappresentativo dell'altro in forza del rapporto istituito dallo stesso spostamento d'attenzione; la riflessione intuitiva su un binomio intelligibile su cui si polarizza uno spostamento d'attenzione mostra


- 220 -


[pag 220 (217BIS F3/4)]

come ciascun membro entri per dir così in una atonia rappresentativa ogni volta che l'attenzione l'abbandoni per spostarsi all'altro; che se ciònonostante noi parliamo di simultaneità anche per un binomio rappresentativo in vincolo dialettico, lo facciamo più per alludere alla necessità della loro coesistenza nei confronti  dell'attenzione e alla necessità che ogniqualvolta l'attenzione intende spostarsi dall'un membro deve dirigersi verso l'altro o verso un gruppo di intelligibili di cui l'altro fa parte, che a una loro ontità che rispetto al rapporto in cui giacciono ignora la successione; tant'è vero che in un composto ontico il cui rapporto sia spaziale la simultaneità è la condizione necessaria e sufficiente del rapporto, mentre in un composto ontico il cui rapporto sia intelligibile è il rapporto che condiziona necessariamente e sufficientemente l'unità ontica dei correlati e quindi l'unificazione delle loro ontità nel pensiero di condizione umana; per questo quando si parla di simultaneità di intelligibili è da intendersi non una loro dualità in acronia, ma una loro dualità secondo due diacronie biunivoche - e posto in equazione con esso, secondo una dialettica tra i due che, mentre li rende simultanei, delle due l'una o concentra l'attenzione sul primo come su di un totalmente esaurito nelle dialettiche che son lecite su di esso((??esse??)) e lo((??la??)) sposta sul secondo in quanto affetto dallo stesso modo, e in questo caso la ripetizione è lecita di fatto, ma non di diritto in quanto non legittima per verità e validità formale per non acquistare i due membri identici nessuna delle funzioni che una dialettica legittima instaura o l'attenzione sul primo è come su di un incompleto e un insufficiente nelle dialettiche che lo costituiscono come intelligibile e la ripetizione è una tautologia ossia uno spostamento d'attenzione illegittimo perché meramente apparente, oppure ridona ontità alla stessa dialettica in quanto però correlata, come estremo, uno per l'unità dell'intelligibile che è lecito sostituire all'intelligibile in quanto dialettizzato, ad altro intelligibile come a secondo estremo, con la conseguenza che, non tenendo conto della pseudodialettica della tautologia, la liceità della ripetizione di un intelligibile non è mai la molteplicità per simultaneità sotto cui lo stesso intelligibile è lecito pensarsi come ontico inautocosciente; e) che condizione sufficiente per qualsivoglia spostamento d'attenzione con siffatti caratteri è l'ontità di almeno due intelligibili i cui modi materiali e formali sian ragione della sua forma, sicché l'attenzione dialettizza intelligibili indipendentemente dalla loro inserzione nella totalità di cui di diritto si presumono momenti e indipendentemente dalla loro dialettica di diritto almeno alcuni di quelli che sono loro omo- od eterogenei, cogeneri o generi o specie, bastando di fatto un solo intelligibile con comprensione dialettizzabile in due intelligibili a principio di uno spostamento d'attenzione; son questi i caratteri che acquista un intelligibile la cui comprensione si presuma denotata dall'autocoscienza di condizione umana; ma questi dati di fatto sono altrettante note con cui si denota l'attributo di autocoscienza di un intelligibile, perché un intelligibile, assolutamente preso, è autocosciente se si come un dialettica, che da un lato è necessaria e quindi formalmente vera e valida in forza degli attributi formali




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License