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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 227
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- 252 -


[pag 252 (227 F1 /2)]

della rappresentazione nell'ordine dei dati di fatti polarizzati nel modo suddetto, e con ciò deve inferire le due legittimità dalla polarizzazione immanente nell'ontico psichico stesso, la quale a priori non è né affermatanegata; i dati di fatti, che sono di diritto e di fatto polarizzati in modo da consentire lo spostamento d'attenzione di cui sopra, ricavano questo loro modo non da sé per un'inferenza immediata, data la necessità che dal rapporto dei due complessi componenti relati dallo spostamento si trasferisce allo spostamento e che in alcun modo è intuita direttamente nell'aggregato di intuizione immediata, ma dalla sussunzione che connette ciascun complesso componente immediatamente a quel che di intelligibile vi si ritrova o si pretende di ritrovarvi e mediatamente all'intelligibilità in generale e dalla sussunzione del nesso reciproco dei due complessi componenti al nesso reciproco dei due intelligibili a sua volta sussunto sotto l'intelligibilità di un rapporto che è di condizionamento reciproco nell'ontità e in almeno alcuni dei modi ontici fra due intelligibili in generale; in altre parole, è necessario che il pensiero di condizione umana si rappresenti due intelligibili in genere in un rapporto siffatto e che ponga come materialmente e formalmente valide la sussunzione dei due complessi componenti sotto siffatto rapporto e quindi la sussunzione di ciascuno di essi sotto l'intelligibilità, perché sia materialmente e formalmente valida la dialettica che esso pretende instaurare fra i due complessi; ma perché si dia la sussunzione di ciascuno di essi sotto l'intelligibilità in generale, è necessario che sia lecita l'ontica o almeno problematica intuizione di tutta la materia o almeno di una sua porzione di ciascun complesso componente indipendentemente dall'intuizione dell'altro o di una porzione dell'altro, è necessaria cioè la liceità di una intuizione in atto o di una intuizione immaginata e quindi problematica nei confronti dei modi dell'intuizione in atto o dell'intero complesso a sé e in sé, già intuito in polarità con l'altro, o di quella sua porzione a sé e in sé, che è intuita o intuibile quando manchi l'altra porzione che si nella sua intuizione in polarità con l'altro e che deve restare immutata o da presumersi tale quando s'arricchisce di questa nuova porzione, e questo onde siano definibili in esso quei modi intelligibili la cui unità fa di essi l'intelligibile sussumente di diritto l'intuito e trasferente ad esso l'intelligibilità in generale e ciascuno dei quali è denotante di questa unità; che se tutto ciò non avviene, o non si presume lecito se pur problematico, sfuma l'intelligibilità del complesso componente e del suo rapporto con l'altro ad esso correlato; ma allora deve, in un dato intuitivo siffatto, esser presunta necessariamente almeno la liceità di una discrezione assoluta di ciascun complesso componente dall'altro o in tutta la sua struttura o almeno in quella porzione strutturante che ne consenta una nozione indipendente dalla funzione che acquista quando si polarizza con l'altro e immutabile nonostante il sovraggiungere della funzione, la quale dovrà allora esser posta tale da esser necessaria alla struttura complessiva ma insieme inetta quando manchi a modificare sostanzialmente quella porzione che ne è separabile per difetto della funzione stessa o a privarla del diritto di esistere;


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[pag 253 (227 F2 /3)]

basta pensare al dato di fatto di intuizione immediata di un qualsiasi rapporto causale per rendersi conto che lo spostamento d'attenzione che di fatto facciamo da quell'intuito che trattiamo come causa a quell'intuito che trattiamo come effetto è subordinato a tutte le operazioni suddette che sono altrettante condizioni che debbono darsi necessariamente come principi logici e diacronici dello spostamento stesso; i dati di dati la cui polarizzazione di siffatta modalità è presupposta di diritto, hanno in tutti gli spostamenti d'attenzione che conducono alla presupposizione del loro diritto altrettante condizioni necessarie, e, se il pensiero di condizione umana muove da siffatta presupposizione per compiere tutte le operazioni necessarie che servono a individuare di fatto i polarizzati complessi componenti che son stati posti a priori di diritto, ciò fa in quanto ha già attribuito loro quella separabilità reciproca che per altri è stata ritrovata come antecedente necessario o ragione della loro intelligibilità e dell'intelligibilità del rapporto che ha posto la polarità; e quando questa isolabilità o totale o parziale di ciascuno dei due complessi non è lecita, com'è nel caso di quei dati di fatto polarizzati solo problematicamente i quali da siffatta illiceità sono arrestati al problematico, il pensiero di condizione umana elide ogni presupposto di polarità che dichiara illegittimo e riduce il dato di fatto all'intelligibilità di quell'unico complesso componente il cui isolamento di diritto e di fatto consente l'introduzione di alcune sue componenti nella sfera delle dialettiche intelligibili; di qui deriva che, se assumere il dato di fatto di intuizione immediata o di un ontico psichico autocosciente o di una classe di siffatti ontici in quanto omogenei sotto un punto di vista o dell'intera loro classe in quanto autocoscienti come rappresentazione o rappresentazioni, significa che esso si offre polarizzato in modo tale che l'attenzione deve spostarsi necessariamente da un complesso componente, il pensiero o rappresentante o soggetto o conoscente, all'altro complesso componente, il pensato o rappresentato o oggetto o conosciuto, per dover necessariamente da questo ritornare sul primo, in un gioco alterno di andate e ritorni che non le consente di concentrarsi sul primo senza simultaneamente sostare su tutte o su alcune delle denotanti del secondo e di fissarsi su queste senza simultaneamente poggiare su tutte o su alcune denotanti del primo in forza dell'insolubilità del nesso di condizionamento che pone l'ontità e i modi ontici del primo apoditticamente in dipendenza di funzione e di ragione da quelli del secondo e viceversa, delle due l'una o il gioco polarizzato è un intuitivo di fatto e di diritto come quello la cui verità e validità formali e materiali sta nell'intelligibilità del rapporto di reciproco condizionamento dei due complessi componenti i quali vi entrano in forza della loro sussunzione sotto due intelligibili distinti e sotto l'intelligibilità in generale e in forza della sussunzione del loro rapporto in quanto immediatamente intuito sotto la ragione apodittica della classe di siffatti rapporti, oppure si ha la semplice pretesa di siffatta polarità la quale è ferma al livello dell'intuizione, non gode di nessuna apoditticità come quella che non è affetta da nessuna apoditticità, ed è essa stessa un problematico e non un dato di fatto intuito


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[pag 254 (227 F3/4)]

come quella che, non avendo la sua ragione nell'intelligibilità dei due poli e quindi nell'intelligibilità nel nesso del loro reciproco condizionamento, dovrebbe darsi attraverso due autocoscienti che di diritto sia pure soltanto in parte dovrebbero darsi distinti, mentre di fatto sono indistinguibili in forza della loro inintelligibilità, e attraverso l'intelligibilità del rapporto che di diritto dovrebbe inferirsi dall'altra intelligibilità e che di fatto, non essendo data per l'assenza di questa, si riduce a una vera confusione e intersezione indistricabile delle varie denotanti entro cui non è lecito immettere soluzione e quindi dialettica; ora, se si nega la prima liceità e di questa negazione si fa conseguenza dell'impossibilità di ritrovare in ciascuno dei due complessi pretesi distinti una porzione di comprensione la quale abbia il diritto di essere sussunta sotto una ragione definita della sua intelligibilità, il che altro non è se non il diritto di cui godono le denotanti della porzione a divenire biffe di dialettiche necessarie ricavanti la loro apoditticità dall'unità e autosussistenza della comprensione della porzione, e per la quale non si dia alcun rischio di modificazione essenziale o addirittura di impensabilità o illegittimità di ontità autocosciente in seguito al sovraggiungere e all'articolarsi su di essa di quella porzione che è principio del nesso di condizionamento reciproco, nell'ontità o nei modi ontici, delle due comprensioni, e quindi dei due complessi intuiti, ci si salvaguarda, è vero, da tutte le aporie che investono i due complessi polarizzati in quanto intelligibili assoluti l'uno dall'altro, ma insieme si proclama l'illiceità di una loro intellezione autonoma e si arriva giusti giusti alla conseguenza che distinzione fra i due intelligibili non c'è e quindi non c'è di diritto l'intellezione di quel loro rapporto, al posto del quale non resta se non una confusione o intrico inestricabile di denotanti, ossia una giustapposizione di intuiti fra cui è anche lecito, per la sollecitazione di alcuni rilievi analitici, presupporre una distinzione in complessi polarizzati, ma entro cui di diritto e di fatto non è consentitoritrovare se non l'unificazione indissolubile di molteplici immediatamente intuitiinstaurare, se non a parole, uno spostamento d'attenzione che sia almeno di fatto, se non di diritto; che se, invece, questo spostamento risulta di diritto o di fatto o si pretende che tale risulti, il che non è lecito che sia se non la conseguenza di un'intelligibilità di ciascuno dei complessi polarizzati e quindi di una loro ontità autocosciente che almeno in parte è incondizionata, sul piano intuitivo e sul piano dialettico, da quella dell'altro, allora bisogna rassegnarsi ad accettare tutte le aporie che affettano questa pretesa autonomia reciproca e la pretesa intelligibilità assoluta di ciascun componente, al tempo stesso che ci se ne fa mezzo per uscirne in nome della dialettica che li collega; anche l'attribuzione all'ontico cosciente di un'intuitività polarizzata in una dialettica che lo pervade e ne fonda l'unità assoluta, o si vale di attributi che sono flatus vocis e che non si ritrovano di fatto nell'intuizione dall'ontico in quanto autocosciente, o pretende di essere una predicazione di diritto e di fatto e deve rassegnarsi ad accogliere quelle aporie che son ragione della sua stessa aporeticità;




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