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di un'autocoscienza loro inessenziale, e alla cui essenza s'aggrega per
dir così l'autocoscienza come inessenziale, e accidentale; alludo, ad esempio,
alle affezioni sentimentali, all'ira; i loro modi ontici dovrebbero esser tali
da sussistere indipendentemente dall'autocoscienza, tali cioè da esser quel che
sono in sé e da diventare non necessariamente quel che sono sia in sé sia con
quei modi ontici con cui l'autocoscienza s'identifica e che per ipotesi non è
lecito siano un per altro che sia pensiero e sia altro da esso, sicché l'aggiunta
accidentale dell'autocoscienza li renderebbe degli in sé e dei per sé, perché
l'unico altro lecito per ipotesi è loro stessi; allora delle due l'una: o del
modo ontico dell'inautocoscienza si fa qualcosa d'altro da quello con
autocoscienza, così come finisce per fare Freud, e allora in primo luogo non è
lecito trattare questo qualcosa d'altro come uno psichico al quale sia dato
estendere tutte ((tutti??)) le modalità ontiche che son proprie
dell'autocosciente, essendo necessario prenderlo per un qualcosa la cui ontità
è omogenea all'ontità del mondo esterno inautocosciente, ma è eterogeneo da
esso perché non coincide in tutti i restanti modi ontici con quelli del mondo
esterno la cui autocoscienza è sensazione e percezione e perché gode di
attributi che costituiscono la sua psichicità, ma che non sono comuni a quella
psichicità che è degli autocoscienti, con la conseguenza che si attende una
definizione dello psichico che prescinde dall'autocoscienza e insieme non è
lecito che ne prescinda dal momento che non si vede come la psichicità
dell'autocosciente riesca a trattare l'autocoscienza come un accidentale
sovraggiunto e insieme conservare un'eterogeneità assoluta dall'altro psichico
quello inautocosciente, in secondo luogo non è consentito assumere l'ontico che
si dà con autocoscienza come un equazionabile con un ontico autocosciente in
quella sua porzione che resta una volta tolta l'autocoscienza, in quanto
autocoscienza e inautocoscienza non sono per dir così due semplici segni che si
sostituiscono indifferentemente senz'altra conseguenza che quando si dà l'uno
l'ontico è di una certa classe di psichici, quando si dà l'altro è di un'altra
classe di psichici, dovendosi per differenziare le classi rifarsi a qualcosa
degli ontici psichici che sia altro dai segni e che non è se non la loro
essenza ossia il complesso dei loro modi ontici il quale è della classe del
segno ((regno??)) dell'autocoscienza quando è eterogeneo materialmente da ciò
che è quando è della classe del segno ((regno??))dell'inautocoscienza, donde
derivano parecchie conseguenze, fra cui tra l'altro l'essenzialità
dell'autocoscienza all'ontico autocosciente e l'inessenzialità di essa
all'inautocosciente e viceversa, e quindi, a parte la contraddizione con la
presunzione di accidentalità dell'autocoscienza, una essenziale
inconfrontabilità dei due, l'inapplicabilità dei modi ontici formali degli
autocoscienti alla sfera degli inautocoscienti, la problematica della
conoscibilità e dei metodi di conoscibilità di questi, che non è lecito inferire
dagli altri nei loro modi ontici materiali e formali, e dell'illegittimità di
utilizzare metodi e canoni della conoscibilità del mondo inautocosciente
esterno ossia sensibile per la conoscibilità del mondo inautocosciente
psichico, date l'eterogeneità materiale ed essenziale di questi due e la loro
mera ((loro??))omogeneità relativa
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