Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 201 - 251
    • 229
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 259 -


[pag 259 (229 F 1 /2)]

 consistente nel non di ciò che è con autocoscienza, in terzo luogo non è lecito fare dell'autocoscienza una mera per così dire presa di contatto con l'inautocosciente, sia perché si deve reintrodurre surrettiziamente un pensiero ad autocoscienza coessenziale per il quale l'autocoscienza coincida con la sua presa sull'autocosciente, sia perché o siffatta presa lascia inalterata l'essenza materiale e formale dell'inautocosciente, il che impone che il pensiero con autocoscienza coessenziale faccia tutt'uno con quello ad inautocoscienza essenziale con conseguente elisione dell'eterogeneità delle due sfere e conseguente inintelligibilità della duplicazone o, se si vuole che la sfera dell'autocosciente essenziale non differisca in nulla da quella dell'inautocosciente essenziale, di un' analoga duplicazione, o modifica lo stato formale dell'ontico inautocosciente e con ciò, se lascia immodificata la distinzione o dei due pensieri o delle due sfere e quindi l'intelligibilità della loro dualità, priva se stessa della pretesa di riprodurre fedelmente ciò su cui ha fatto presa  e si pone nell'obbligo di trovare e legittimare i modi dell'inferenza dello stato formale eterogeneo dal proprio o è investimento dell'ontico inautocosciente di una materia o di un forma totalmente eterogenea e con ciò, se concede la dualità di fatto e di diritto di due eterogenei psichici, fa di sé una traduzione di altro in differente linguaggio e aggrava il problema di trovare e legittimare metodi ((??mentali??)) per risalire dal proprio al linguaggio del tradotto; o del modo ontico con inautocoscienza si fa un materialmente identico a quello con autocoscienza, e allora in primo luogo, si salvaguarda l'accidentalità della coscienza, ma non si offre ragione del duplice modo di esistere d'un unico, in secondo luogo si rende di fatto inintelligibile l'ontità dell'inautocosciente il quale da un lato ha come materia dei modi che debbono sussistere in sé alla condizione di non patire nessuna riproduzione che sia loro ripetizione perfettamente equivalente tranne nel fatto che li svincola per dir così dai rapporti immediati in cui giacciono cogli ontici loro cogeneri per inautocoscienza, e che insieme non sussistono in sé se non alla condizione che si diano immediatamente in sé e nei rapporti coi loro cogeneri e insieme sia riproducibile((??sian riproducibili??)) in ontici equivalenti altri però sia per l'affievolimento della loro tonalità esistenziale sia per la loro attitudine a farsi termini di concentrazione d'attenzione sia per la mediatezza caratterizzante i loro rapporti coi cogeneri per ciascuno dei quali si la medesima contraddizione (per chiarirmi, intendo dire che, se l'ira, ad esempio, dev'essere posta come inautocosciente onde accidentale si faccia l'autocoscienza che l'accompagna, se fra le due ire non c'è altra differenza che l'aggiunta dell'autocoscienza che non tocca l'essenza né dell'una né dell'altra, l'ira inautocosciente dev'essere pensata come un ontico semplice o complesso che in quanto inautocosciente non è ripetibile nei modi dell'autocoscienza e si connette ai concomitanti inautocoscienti in rapporti immediati pure irripetibili, ma in quanto ontico psichico non è pensabile se non come ripetibile in un ontico che gli equivale, cioè si disequaziona da esso pur conservando con esso una certa eguaglianza per una diminuzione di vigore, per un'attitudine a farsi oggetto di concentrazione d'attenzione,


- 260 -


[pag 260 (229 F 3 /4)]

per un trasporto dei rapporti che lo connettono ai concomitanti dallo stato di immediatezza a quello di mediatezza, i quali appunti son caratteri dell'autocoscienza); in altri termini, non è lecito al pensiero umano rappresentarsi uno psichico  se non come autocosciente; che se, per la pretesa di predicare all'autocoscienza l'accidentalità, è necessario porre come inautocosciente lo psichico, l'ontità e i modi ontici di questo devono essere pensati come inautocoscienti per presupposto e insieme come autocoscienti in quanto psichici -; la distinzione per inessenzialità reciproca della dialettica e dell'autocoscienza è lecito sia fondata sulla contingenza di quest'ultima, quando a questo predicato si tolga la comprensione di conseguente da un principio che è altro dall'essenza della dialettica e che non sarebbe se non il pensiero come ontico in sé che trasferendo il suo essenziale dell'autocoscienza alla dialettica ne fa ciò che diventa un ontico arricchito di autocoscienza, ossia una rappresentazione, perché con questa comprensione contingenza e accidentalità fanno tutt'uno; il concetto di contingenza è ambiguo: da un lato indica il modo ontico di un ontico che non è necessario nella sua ontità e nei suoi modi ontici, in quanto tale, il modo cioè che s'identifica con la liceità di cui gode un ontico nella sua ontità e nei suoi modi ontici e per la quale questa è fuori da qualsivoglia rapporto di ragione con l'ontità di un altro ontico o dello stesso ontico, sicché essa è un ontico che sfugge al principio di ragione o per il quale un pensiero di condizione umana si il diritto di privarsi del diritto di porla a conseguenza di una ragione costituita da un'altra ontità che è o di un altro ontico pensando il quale in quanto apodittico si deve pensare o immediatamente o pel medio di altri ontici tale ontità o dello stesso ontico pensando il quale si deve pensare apoditticamente la sua stessa ontità, mentre quelli mai si pongono come estremi di una dialettica che li connetta come conseguenti apodittici a una ragione apodittica che o fa tutt'uno con la loro materia o è la materia di altri ontici; comunemente si dice di tale contingenza che è l'attributo di ciò che è e può non essere, di ciò che è in un modo e può essere in altro; ma da un lato l'ambiguità di quel verbo potere, che non si sa se fondi la liceità che vuol esprimere sul fatto che al suo soggetto è simultaneamente da predicarsi l'essere e il non essere o sul fatto che il suo soggetto si pretenda tale da albergare in sé siffatta liceità il che non sarebbe senza una qualche necessità del soggetto stesso, induce a respingerla, dall'altro la sua analisi rivela che l'ontità dell'ontico e la possibilità o liceità di essa a non essere un ontico e i modi ontici contingenti e la loro possibilità o liceità a non essereontici né gli ontici che sono, non stanno tanto nel diritto che il pensiero ha di predicare loro l'ontità e insieme di negargliela come quelli che diacronicamente hanno e non hanno o non hanno e hanno ontità senza che si dia ragione necessaria di questa successione, quanto nel fatto che il pensiero di condizione umana non ritrova né nell'ontità e nei modi ontici del contingente né nell'ontità e nei modi ontici di ontici altri dal contingente nessuna denotante intelligibile che faccia o degli uni o degli altri l'estremo di uno spostamento d'attenzione da essi al contingente che faccia sua falsariga




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License