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relativamente agli stati puri delle dialettiche di condizione umana,
l'ordine dialettico da principio a conseguenza fra più giudizi categorici a
intelligibili identici permane intelligibile anche se si muta l'ordine di
successione dei membri dialettizzati, così come succede in un ordine dialettico
da principio a ((o)) conseguenza di giudizi categorici a intelligibili identici
in una intelligenza a intelligibili quantitativi, è altrettanto vero che, senza
fuoruscire da una dialettica che sia spostamento d'attenzione fra la sfera
dialettica di condizione umana in genere e le dialettiche che vi si attuano,
ossia sempre relativamente allo stato delle dialettiche di condizione umana,
fra tutti i leciti ordini di successione in cui giudizi categorici a
intelligibili quantitativi identici son posti onde divenga autocosciente una
loro dialettica da principio a conseguenza, ce n'è uno privilegiato, e
precisamente quello la cui prima biffa è il giudizio categorico che ha a
soggetto l'intelligibile relativamente alla cui autocoscienza si dà sia
l'autocoscienza di tutte le denotanti materiali formali funzionali delle
comprensioni di tutti gli altri sia l'autocoscienza del rapporto di denotanti
in cui tutte queste comprensioni si pongono con la comprensione di quello,
mentre tutti gli ordini di successione di giudizi categorici a intelligibili
quantitativi dialettizzati secondo un rapporto da principio a conseguenza sono egualmente
privilegiati, qualunque sia il posto che uno dei giudizi occupa nella
successione, come quelli ciascuno dei quali esclude che l'autocoscienza del
soggetto del suo primo giudizio sia condizione necessaria dell'autocoscienza di
tutte le denotanti delle comprensioni degli altri e dell'autocoscienza
dell'immanenza di queste come denotanti nella comprensione di esso soggetto;
l'intelligibilità della scienza, una volta data l'autocoscienza dei rapporti
fra tre intelligibili quantitativi, fonda l'ordine di successione da principio
a conseguenza dei tre giudizi categorici sulla concentrazione d'attenzione su
uno dei tre intelligibili, la quale non è apodittica in quel che essa è se non
per quei fattori che l'hanno correlata col suo termine di applicazione, fattori
che han la liceità di essere intelligibili, se sono costituiti da dialettiche
precedenti, o sono inintelligibili, se son costituiti da problemi o
autocoscienza di ignoranza curiosità o checchè ci sia di autocosciente psichico
intelligibile che sia principio di una concentrazione d'attenzione, ma che mai
sarà apodittica per l'apodissi intrinseca all'intelligibile su cui s'applica in
quanto necessariamente primo da scegliersi come termine d'applicazione:
relativamente quindi alla sfera delle dialettiche umane, giudizi categorici a
intelligibili quantitativi sono biffe di diritto e di fatto di dialettiche di
equivalenza, sono cioè dialettiche assolutamente equivalenti l'una all'altra,
il che non è delle dialettiche costitutive di giudizi a intelligibili
qualitativi identici e, a parte il fatto che rende perfettamente identiche
tutte le successioni di inferenza che discorrano attraverso esse, rende
necessariamente soggettiva la forma di principio che è da attribuirsi a questo
o a quello dei giudizi, ossia ne fa una variabile in dipendenza funzionale da
una concentrazione d'attenzione che non avrà mai a suo principio né la materia
né la forma né la funzione dell'intelligibile cui si applica;.
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se poi l'intelligenza per quantitativi della scienza correla le sue
dialettiche e in particolare quelle che sono successioni per inferenza di
giudizi categorici a intelligibili quantitativi identici con la totalità di una
delle giustapposizioni simultanee di intuiti autocoscienti, non pare che
siffatto rapporto si faccia ragione di un privilegio di una di quelle
successioni sulle altre, fondando la funzione di principio che questo giudizio
avrebbe sui giudizi da esso inferiti; è consentito affermare che senz'altro la
concentrazione d'attenzione sugli intuiti non è stata generica e
indifferenziata, ma si è applicata ad un certo intuito o gruppo di intuiti che,
posto in rapporto con uno o più altri intuiti o gruppi di intuiti, qualsiasi
poi sia l'origine e la ragione della validità dello spostamento d'attenzione in
cui consiste la rapportazione, ha rilevato la quantificazione o degli intuiti
stessi o di certi loro modi ontici, e insieme l'equivalenza della quantità, in
quanto ontico autocosciente unico e sintetico, del primo con un certo rapporto
in cui le quantità degli altri, in quanto esse pure ontici autocoscienti unici
e sintetici, sono dialettizzate; comunque poi il pensiero di condizione umana
tratti questo rilevamento agli effetti di una sua intelligibilità autocosciente
in sé e inautocosciente nell'intuito fenomenico, sta di fatto che una delle
quantità è stata principio dello spostamento d'attenzione e che, una volta
fondato il diritto di predicare ad esso l'intelligibilità e quindi di erigere
la sua dialettica a intelligibile in quanto spostamento d'attenzione fra le
corrispondenti quantità poste come problematiche, ossia come dice la scienza
variabili in correlazione funzionale, questa dialettica intelligibile fa
tutt'uno con un giudizio che non solo è categorico a intelligibili quantitativi
ma è anche principio degli inferendi da esso; ma anche qui è da chiedersi se la
concentrazione d'attenzione sull'intuito sia dall'intuito in sé o da stati
antecedenti delle dialettiche autocoscienti di condizione umana, se cioè abbia
la sua ragione nella materia dell'intuito e nell'intelligibilità di questa
materia che, una volta, tradotta da inautocosciente o implicita nell'intuito ad
autocosciente o ontico autocosciente in sé, rivela l'apoditticità della sua
connessione di principio rispetto al rapporto delle qualità con cui risulta
equivalente, e quindi sia oggettiva o indipendente e incondizionata
dall'autocoscienza della dialettica che l'assume a biffa, oppure ritrovi la sua
ragione nello stato delle dialettiche di condizione umana che sono state
antecedente acronico o diacronico della concentrazione d'attenzione, e con ciò
sia soggettiva o condizionata da siffatto stato: ma se il primato dell'intuito
o di quel suo modo quantificato da cui l'attenzione è partita fosse da sé e non
dal movimento di concentrazione dell'attenzione, in primo luogo lo stesso
primato dovrebbe conservarsi nell'intuito in quanto predicabile di
intelligibilità e in quel giudizio categorico, di cui l'intuito quantificato è
soggetto, il quale dovrebbe conservare quel ruolo di principio assoluto degli
inferendi da esso e attribuire alla successione di inferenza coi suoi
conseriali quel privilegio di prima assoluta e incondizionata, ruolo e
privilegio che già abbiam visto non avere nelle dialettiche intelligibili pure;
d'altra parte, per evitare l'accusa di circolo vizioso a questo nostro
discorso,
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