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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 241
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- 297 -


[pag 297 (241 F1/2)]

che di intelligibile da questa si inferisce, purché però si resti nella sfera delle dialettiche intelligibili; che se ci si porta sul piano del fenomenico la situazione cambia: qui, ammessa una sua intelligibilità inautocosciente per quantitativi in generale e ammessa questa intelligibilità formalmente identica, ma in particolare, la quale consegue l'autocoscienza con la dialettica di questa equivalenza tra questi variabili funzionali, delle tre l'una: o ciascun intelligibile quantitativo, nella sua essenza che è mera quantità e di cui la sola qualità è il modo ontico con cui l'essenza si autocosciente, è un ontico in sé e da sé, con o senza autocoscienza, che è simmetrico con l'autocosciente dialettizzato dalle dialettiche di condizione umana e che ha siffatta duplice ontità perfettamente simmetrica ed equivalente grazie all'inferenza del suo secondo stato dagli intuiti che avviene nonostante l'assoluta eterogeneità di questi dall'intelligibile in forza di certi spostamenti d'attenzione di cui gli intuiti si fanno termine lecito, e in questo caso l'intuito nel suo complesso è un ontico per dir così in sovrappiù che solo indirettamente manifesta i modi ontici dell'altro ontico che è il complesso delle quantità intellegibili le quali hanno ontità non in quanto quantificazioni di qualitativi, ma in quanto la loro essenza è unicamente quantità secondo i modi qualitativi del quantitativo i quali son chiamati numeri (nonostante l'irrappresentabilità di questa ontità che è di un pitagorismo assoluto e spogliato di qualsiasi aritmogeometrizzazione che riduca il qualitativo della quantità che è numero alla quantificazione, o con qualificazione numerica, di ontici che sono per essenza anche o una qualità o un complesso di qualità altre da quelle del quantitativo, nonostante cioè il fatto che almeno le mie dialettiche non riescano a dialettizzare dei quantitativi secondo rapporti che son da giudicarsi veri e validi non solo nella sfera delle dialettiche della mia condizione umana, ma anche in una sfera di dialettiche in sé nelle quali tali quantitativi siano dei modi unici e assoluti e non delle misure ossia dei modi, sia pur assoluti, ma sovraggiunti ad altri modi ontici irriducibili a quantità, è sempre lecito al pensiero di condizione umana, o almeno al mio, attribuire siffatta incapacità alla sua stessa condizione e a ciò che di essa è stato principio, la necessità cioè dell'incapacità di avere autocoscienza del quantitativo nell'intuito se non nel modo della quantificazione o misura di questo o di quel fenomenico in quanto sovraggiunto ed eterogeneo dai modi ontici del fenomenico in quanto tale), o ciascun intelligibile quantitativo è un ontico coessenziale con altri nell'ontità di un ontico che, autocosciente o non, non è né per sé né con l'autocoscienza delle intuizioni e delle dialettiche di condizione umana, quantunque abbia una certa correlazione biunivoca con uno o più dei fenomeni autocoscienti con cui tuttavia non è né equazionabileequivalenziabile, donde deriva da un lato che l'ontico nella sua totalità è rappresentabile con uno spostamento d'attenzione da questa giustapposizione simultanea di intuiti autocoscienti a una simultaneità di ontici, autocoscienti o no, che sono dei quantitativi e insieme dei qualitativi assoluti se per qualità si intende una serie di modi ontici che son altri da quelli sotto cui la quantità deve darsi e se per quantità s'intende


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[pag 298 (241 F2/3)]

una serie di modi ontici che son altri da quelli e se per la loro coesistenza s'intende un addizionarsi di uno o più dei secondi a uno o più dei primi nell'unità di uno degli ontici simultanei, dall'altro che, una volta interpretata la corrispondenza biunivoca dei due complessi di ontici simultanei come un'eterogeneità dell'intuito dall'altro la quale lasci all'intuito la liceità di portare all'autocoscienza di condizione umana quanto di quantitativo assoluto e intelligibile si nell'altro, oppure infine l'ontico è ridotto alla mera ontità delle successioni delle giustapposizioni simultanee di intuiti autocoscienti, e l'intelligibilità è identificata con la legittimità di predicare gli attributi dell'intelligibilità a quanto di quantitativo si in ogni giustapposizione e con l'inautocoscienza, per dir così temporanea, del quantitativo e della sua intelligibilità, e in questo caso, poiché nessuna quantità è intuita in quelle giustapposizioni che non sia quantificazione secondo uno dei modi qualitativi della quantità di un fenomenico o di un gruppo di fenomenici o di un loro modo, l'intelligibile quantitativo dovrà esser pensato sempre come in funzione della qualità che è del fenomenico o del gruppo di fenomenici o dei loro modi, ossia come correlato inscindibilmente da esso e in modo che il darsi del qualitativo intuito come altro da una quantità o da un quantificabile sia l'ontico autocosciente che consente la quantificazione e lo lega a sé senza tuttavia coincidere con essa; in tutt'e tre i casi, la forma matematica che le quantità debbono assumere per divenire intelligibile e ciò che ne consegue, e cioè a) che ogni quantità debba essere ricondotta, in uno o altro modo, alla quantificazione, secondo questo o quel modo numerico -qualitativo della quantità, di un qualitativo fenomenico la cui qualità è un modo ontico in sé e usa un modo variabile per altro e da assumersi come definizione di quel qualcosa di non qualitativo in sé che è la quantità, b) che ogni quantità -quantificazioni, nonostante la sua eterogeneità da ciò di cui è quantificazione debba essere dialettizzata con esso secondo un rapporto inscindibile per cui il darsi dell'una è per il darsi dell'altro e per cui l'ontità di ciascuno dei due estremi segue il destino dell'ontità dell'altra, nel senso che ciò che di formale è della biffa-quantità lo deve essere anche della biffa-qualità, c) che l'intelligibilità del quantitativo è il rapporto che, instauratosi fra più di siffatti modi quantitativi-quantificati, rende l'uno di essi equivalente a un certo rapporto fra gli altri e insieme genera una correlazione funzionale tale fra essi che ciascuno è assumibile come soggetto di equivalenza con un certo rapporto fra i restanti che deve essere mutato a seconda dell'intelligible assunto a soggetto e che ciascuno aduna in sé una molteplicità contraddittoria di nessi funzionali e di rapporti formali rispetto al guppo di quantitativi coi quali costituisce un intelligibile, comportano che anche ciò che di puramente qualitativo si negli intuiti o nei loro modo quantificati, data l'indissolubilità del qualitativo dalla sua quantificazione, debba venir predicato con la stessa molteplicità di forme e di funzioni variabili: che cioè, se un quantitativo di un nesso quantitativo intelligibile è insieme e indifferentemente totalità unitaria a sé denotata dagli altri quantitativi e denotante delle totalità unitarie




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