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in modo tale che la sensazione visiva in esso dovrebbe darsi
simultaneamente immediata e disarticolabile ((disarticabile??)) nell'olfattiva
e nella gustativa solo mediatamente e cioè in successive giustapposizioni, e
disarticolata immediatamente nell'olfattiva e nella gustativa, e lo stesso
dovrebbe darsi per le altre due); a ben guardare, poi, l'illiceità della
seconda denotante ritrova la sua ragione intelligibile nel fatto che il
rapporto dell'unificazione delle qualità nell'unità di un'altra è o la loro
giustapposizione semplice, quando o si voglia ridurre l'apoditticità
dell'equivalenza alla necessità di fare dell'unità dell'una una unificazione
delle altre senza che la necessità dell'unificazione di queste sia inferibile
da altro che dalla unità necessaria dell'altra, o si voglia dedurre l'apoditticità
dell'equivalenza dalla necessità dell'unificazione delle qualità unificate in
quella unitaria togliendo insieme la liceità di definire la necessità
dell'unificazione con altro che non sia la necessità di una dialettica fra le
unificate che sta tutta in un necessario spostamento dall'una all'altra come
tra due inseparabili, o in quel rapporto da denotante generica o assoluta o
relativa a denotante specifica che dottrine logiche per intelligibili hanno
utilizzato: sia nell'una che nell'altra interpretazione il rapporto unificatore
apodittico è univoco ed unico e quando sia sostituito è sostituito solo da se
stesso, con la conseguenza che, qualora si pretenda, dato un certo numero di
intelligibili qualitativi, dar luogo a varie equivalenze fra essi, ciascuna delle
quali vari l'unitario a cui l'unificazione degli altri è posta equivalente, la
pretesa di una equivalenza reciproca di tali equivalenze comporta che, qualora
ci si rifaccia al primo tipo di equivalenza, si pretenda che un qualitativo
semplice sia identificato con una pluralità di semplici o che, se ci si vale
del secondo tipo di equivalenza, si pretenda che l'unità di un qualitativo
denotato nella sua comprensione da certi intelligibili sia identico all'unità
di un qualitativo che nella sua comprensione è denotato da intelligibili che in
tutto o in parte sono altri dagli intelligibili denotanti il primo, con la
conseguenza che nel primo caso si avrebbe l'identità del molteplice e dell '
uno e nel secondo caso si avrebbe l'identità di due eterogenei; le due
denotanti della forma della seconda classe non sono necessariamente correlate
da una interrelazione reciproca apodittica, come sarebbe consentito argomentare
dal fatto che la seconda è la conseguenza necessaria della prima, perché
quest'inferenza è data solo se è data l'ontità della prima sia pure entro la
problematicità dell'intera forma: lasciando questa nella sua problematicità, è
lecito estendere la problematicità anche alla prima denotante, nel senso che
nessun intelligibile impedisce di porre come ontica o come problematica
l'estraneità al pensiero di condizione umana di un intelligibile che sia
sostanza, sia nell'uno che nell'altro contenuto materiale, e quindi
dell'inserimento nelle sue dialettiche [[di??]] un intelligibile alla cui
dialettizzazione conseguirebbe necessariamente l'inferenza dell'unità
dell'intelligibile -soggetto di un categorico da sé e non da altro, l'inferenza
dell'unificazione dei molti nel predicato dello stesso giudizio da quell'unità
e non da sé, la articolazione delle unificazioni del predicato in una
unificazione per giustapposizione
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