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fra le due intelligibilità
in generale, ciascuna delle quali si fa simultaneamente principio e ragione
dell'altra, ma investe anche l'intuitivo che deve essere simultaneamente posto
in equivalenza sia con una giustapposizione disgregata di ontici ciascuno dei
quali entra in rapporto con altri secondo un intelligibilità immanente con
inautocoscienza che è di una certa equivalenza funzionale fra i quantificati
loro corrispondenti, onde sia data la ragione della loro spartizione in
percezioni in cui immane con inautocoscienza l'intelligibilità del corpo, sia
con una giustapposizione di aggregazioni percettive di intuiti entro ciascuna
delle quali si dà quella dialettica simmetrica della dialettica intelligibile
dell'unificazione onde abbia autocoscienza la ragione di quella dialettica fra
intuiti che è simmetrica di un'equivalenza fra quantitativi, sicché l'intuito
risulta non solo discreto e disgregato e insieme continuo sia pure entro certe
sue porzioni e aggregato in queste, ma anche tale che quel suo primo modo è
principio e insieme conseguenza dell'altro, quasi dovessimo guardare a questo
mondo di sensazioni come a una cosa che non deve esser fatta di cose se si
vuole che sia fatta di cose e che deve esser fatta di cose se si vuole che non
sia fatta di cose-, d) sia i rapporti di ragione che sono fra le dialettiche
fra intuiti e le dialettiche fra giudizi universali, e che assegnano alle prime
il ruolo di principio dell'autocoscienza delle seconde e alle seconde il ruolo
di principio del modo ontico delle prime di dati di fatto e((o??)) di dati di
diritto insieme, e) sia, infine, l'intelligibile supremo del rapporto di causa
e di effetto, assunto a ragione della verità e validità formali di tutti gli
intelligibili che son principio immediato del diritto delle dialettiche fra
intuiti ad essere di diritto e non solo di fatto; tutti gli empirismi congruenti
con loro presupposizioni ammettono l'ontità di questi autocoscienti, oltre
all'ontità di quegli altri autocoscienti che sono gli intuiti, le dialettiche
fra intuiti, e le dialettiche fra dialettiche fra intuiti: l'unica differenza
che li distingue da una dottrina logica a presupposti diversi è che in essi
delle due serie di dialettiche, quella che è spostamento d'attenzione da una
dialettica fra dialettiche fra intuiti alla dialettica fra intelligibili che
ripete la forma delle dialettiche fra intuiti dialettizzate e da questa alla
dialettica fra intelligibili del giudizio categorico e da questa alla
dialettica fra intelligibili che è il rapporto in generale fra due
intelligibili a comprensione variabili e a nesso causa-rapporto, e quella che è
spostamento d'attenzione da quest'ultima alla prima pel medio delle altre, solo
la prima gode di una legittimità piena come quella che è ontico autocosciente
le cui ragioni son tutte dati di fatto a materia e ontità necessarie, mentre la
seconda vede la sua legittimità limitata dall'attributo di mera pretesa, non
confermata nella sua materia e nella sua forma da nessuna ragione necessaria,
che deve essere assegnato dialetticamente ad una delle ragioni che la pongono,
la quale in sé non ha né necessità di materia né necessità di forma; infatti,
un empirismo, al tempo stesso che presuppone la riduzione dell'ontico a una
giustapposizione simultanea di intuiti in una continuità in divenire che la
concentrazione d'attenzione dirompe attraverso la dialettica del confronto
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in una successione
discontinua di totalità complessive ciascuna delle quali è una di quelle
giustapposizioni antecedente e successiva ad un'altra, è tenuto a distinguere
entro la giustapposizione due sfere, quella del sensoriale e quella
dell'intelligibile o razionale, e a distinguere la prima dalla seconda,
attribuendo a quella una mutabilità per dir così essenziale dei giustapposti e
quindi una liceità di dialettiche fra essi che debbono essere altrettanto
mutevoli non per la forma ma per la materia e per la funzione reciproca dei
loro dialettizzati, attribuendo all'altra una staticità per dir così essenziale
dei suoi giustapposti e quindi delle dialettiche fra essi altrettanto destinate
all'immutabilità quanto i loro rapportati, sia nella loro forma che nella
materia e funzione reciproca di questi, e la pretesa di essere, sia nei suoi
giustapposti che nelle sue dialettiche, l'effetto di un'aggiunta di
autocoscienza a quanto nella prima si dava di inautocosciente e quindi di essere
l'autocoscienza della ragion sufficiente delle dialettiche mutevoli della prima
e di una limitazione della loro mutevolezza che non sarebbe per questo più
essenziale, o da sé e in sé, ma da altro e in altro, e precisamente da quel
fattore di variabilità che interviene nella prima e non nella seconda; come si
vede il presupposto effettivo di un empirismo è molto più ricco di quel che gli
empiristi vogliono attribuirgli e di quel che gli altri gli attribuiscono:
anzitutto, l'ontico loro non è il mero fenomenico, ma anche l'intelligibile o
razionale, in tutte le forme e con tutte le leggi che le dottrine logiche hanno
preteso rinvenirvi, l'immutabilità dei dialettizzati e delle forme delle
rispettive dialettiche con la connessa unicità e universalità e necessità che,
in un empirismo, se non è lecito interpretare come segni di certe denotanti
formali di certi ontici, gli intelligibili, e quindi come effetti dell'essenza
di questi e come principi dell'immutabilità, è pur sempre consentito
identificare per convertibilità con essa, l'immutabilità delle dialettiche
dialettizzante dialettiche secondo i nessi di sussunzione e di cogenerità, le
leggi che sono la forma di quelle immutabilità in funzione della materia degli
immutabili; in secondo luogo, siffatto intelligibile è un intuito, come quello
la cui autocoscienza rende lecito ripeterlo secondo i modi ontici che lo
affettano al suo primo darsi con autocoscienza e secondo la simultaneità fra il
ripetente e il ripetuto che è dell'autocoscienza di condizione umana, e come
quello la cui liceità di ripetizione in
questi modi non è mediata da nessun altro autocosciente, il che sarebbe lecito
esprimere più semplicemente dicendo che la rappresentazione dell'intelligibile
negli ontici giustapposti che lo costituiscono, nelle dialettiche fra questi e
fra le dialettiche fra questi nella loro materia e nell'immutabilità della loro
forma rispetto alla loro materia, assieme a tutti i modi ontici formali
[[che??]] denotano siffatto intelligibile, è data al pensiero o immediatamente
o pel medio di dialettiche le cui biffe sono quegli ontici stessi che si danno
immediatamente con almeno alcune di tali denotanti, se non ci si volesse
liberare da quella surrettizia inserzione di un pensiero pensante e
rappresentante in cui l'empirismo stesso cade; in terzo luogo, una volta
sdoppiati gli ontici intuiti e una volta ripetuti per l'uno e per l'altro
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