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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 247
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[pag 317 (247 F2 /3)]

fra le due intelligibilità in generale, ciascuna delle quali si fa simultaneamente principio e ragione dell'altra, ma investe anche l'intuitivo che deve essere simultaneamente posto in equivalenza sia con una giustapposizione disgregata di ontici ciascuno dei quali entra in rapporto con altri secondo un intelligibilità immanente con inautocoscienza che è di una certa equivalenza funzionale fra i quantificati loro corrispondenti, onde sia data la ragione della loro spartizione in percezioni in cui immane con inautocoscienza l'intelligibilità del corpo, sia con una giustapposizione di aggregazioni percettive di intuiti entro ciascuna delle quali si quella dialettica simmetrica della dialettica intelligibile dell'unificazione onde abbia autocoscienza la ragione di quella dialettica fra intuiti che è simmetrica di un'equivalenza fra quantitativi, sicché l'intuito risulta non solo discreto e disgregato e insieme continuo sia pure entro certe sue porzioni e aggregato in queste, ma anche tale che quel suo primo modo è principio e insieme conseguenza dell'altro, quasi dovessimo guardare a questo mondo di sensazioni come a una cosa che non deve esser fatta di cose se si vuole che sia fatta di cose e che deve esser fatta di cose se si vuole che non sia fatta di cose-, d) sia i rapporti di ragione che sono fra le dialettiche fra intuiti e le dialettiche fra giudizi universali, e che assegnano alle prime il ruolo di principio dell'autocoscienza delle seconde e alle seconde il ruolo di principio del modo ontico delle prime di dati di fatto e((o??)) di dati di diritto insieme, e) sia, infine, l'intelligibile supremo del rapporto di causa e di effetto, assunto a ragione della verità e validità formali di tutti gli intelligibili che son principio immediato del diritto delle dialettiche fra intuiti ad essere di diritto e non solo di fatto; tutti gli empirismi congruenti con loro presupposizioni ammettono l'ontità di questi autocoscienti, oltre all'ontità di quegli altri autocoscienti che sono gli intuiti, le dialettiche fra intuiti, e le dialettiche fra dialettiche fra intuiti: l'unica differenza che li distingue da una dottrina logica a presupposti diversi è che in essi delle due serie di dialettiche, quella che è spostamento d'attenzione da una dialettica fra dialettiche fra intuiti alla dialettica fra intelligibili che ripete la forma delle dialettiche fra intuiti dialettizzate e da questa alla dialettica fra intelligibili del giudizio categorico e da questa alla dialettica fra intelligibili che è il rapporto in generale fra due intelligibili a comprensione variabili e a nesso causa-rapporto, e quella che è spostamento d'attenzione da quest'ultima alla prima pel medio delle altre, solo la prima gode di una legittimità piena come quella che è ontico autocosciente le cui ragioni son tutte dati di fatto a materia e ontità necessarie, mentre la seconda vede la sua legittimità limitata dall'attributo di mera pretesa, non confermata nella sua materia e nella sua forma da nessuna ragione necessaria, che deve essere assegnato dialetticamente ad una delle ragioni che la pongono, la quale in sé non ha né necessità di materianecessità di forma; infatti, un empirismo, al tempo stesso che presuppone la riduzione dell'ontico a una giustapposizione simultanea di intuiti in una continuità in divenire che la concentrazione d'attenzione dirompe attraverso la dialettica del confronto


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[pag 318 (247 F3 /4)]

in una successione discontinua di totalità complessive ciascuna delle quali è una di quelle giustapposizioni antecedente e successiva ad un'altra, è tenuto a distinguere entro la giustapposizione due sfere, quella del sensoriale e quella dell'intelligibile o razionale, e a distinguere la prima dalla seconda, attribuendo a quella una mutabilità per dir così essenziale dei giustapposti e quindi una liceità di dialettiche fra essi che debbono essere altrettanto mutevoli non per la forma ma per la materia e per la funzione reciproca dei loro dialettizzati, attribuendo all'altra una staticità per dir così essenziale dei suoi giustapposti e quindi delle dialettiche fra essi altrettanto destinate all'immutabilità quanto i loro rapportati, sia nella loro forma che nella materia e funzione reciproca di questi, e la pretesa di essere, sia nei suoi giustapposti che nelle sue dialettiche, l'effetto di un'aggiunta di autocoscienza a quanto nella prima si dava di inautocosciente e quindi di essere l'autocoscienza della ragion sufficiente delle dialettiche mutevoli della prima e di una limitazione della loro mutevolezza che non sarebbe per questo più essenziale, o da sé e in sé, ma da altro e in altro, e precisamente da quel fattore di variabilità che interviene nella prima e non nella seconda; come si vede il presupposto effettivo di un empirismo è molto più ricco di quel che gli empiristi vogliono attribuirgli e di quel che gli altri gli attribuiscono: anzitutto, l'ontico loro non è il mero fenomenico, ma anche l'intelligibile o razionale, in tutte le forme e con tutte le leggi che le dottrine logiche hanno preteso rinvenirvi, l'immutabilità dei dialettizzati e delle forme delle rispettive dialettiche con la connessa unicità e universalità e necessità che, in un empirismo, se non è lecito interpretare come segni di certe denotanti formali di certi ontici, gli intelligibili, e quindi come effetti dell'essenza di questi e come principi dell'immutabilità, è pur sempre consentito identificare per convertibilità con essa, l'immutabilità delle dialettiche dialettizzante dialettiche secondo i nessi di sussunzione e di cogenerità, le leggi che sono la forma di quelle immutabilità in funzione della materia degli immutabili; in secondo luogo, siffatto intelligibile è un intuito, come quello la cui autocoscienza rende lecito ripeterlo secondo i modi ontici che lo affettano al suo primo darsi con autocoscienza e secondo la simultaneità fra il ripetente e il ripetuto che è dell'autocoscienza di condizione umana, e come quello la cui liceità di ripetizione  in questi modi non è mediata da nessun altro autocosciente, il che sarebbe lecito esprimere più semplicemente dicendo che la rappresentazione dell'intelligibile negli ontici giustapposti che lo costituiscono, nelle dialettiche fra questi e fra le dialettiche fra questi nella loro materia e nell'immutabilità della loro forma rispetto alla loro materia, assieme a tutti i modi ontici formali [[che??]] denotano siffatto intelligibile, è data al pensiero o immediatamente o pel medio di dialettiche le cui biffe sono quegli ontici stessi che si danno immediatamente con almeno alcune di tali denotanti, se non ci si volesse liberare da quella surrettizia inserzione di un pensiero pensante e rappresentante in cui l'empirismo stesso cade; in terzo luogo, una volta sdoppiati gli ontici intuiti e una volta ripetuti per l'uno e per l'altro




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