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dei due ontici l'intuitività
e gli effetti che ne conseguono, viene nella sfera dell'intelligibile ritrovata
quella funzione di traduzione con autocoscienza e di separazione
dall'eterogeneo inintelligibile di tutto ciò che nell'intuito autocosciente
giace con inautocoscienza e con mesdan((??))((inesdam??)) con l'inintelligibile
e insieme quel valore di porre autocosciente l'ontico che le dialettiche di
condizione umana accolgono come ontico
esclusivo ed esclusivamente degno di farsi loro biffa in forza di certe sue
denotanti formali che son poi quelle di Parmenide, e di farlo biffa, grazie a
quell'autocoscienza di cui lo dotano, di dialettiche che sono esse stesse un
ontico di ontità esclusiva ed esclusivamente degna di farsi biffa di
dialettiche, sottraendolo all'esclusione
da siffatte dialettiche e quindi all'inontità in cui giace finché resta
con inautocoscienza nell'altra sfera dell'intuito; in tal modo l'empirismo
accoglie nei suoi tutti i presupposti della tradizione e in particolare quello
dell'ontità di una ragione che è una certa giustapposizione di certi
autocoscienti dialettizzati in certo modo, quello della simmetria perfetta fra
l'ontità della ragione e l'ontità del fenomenico che è equivalenza dell'una con
l'altro ma non identità per l'autocoscienza e per la separazione da eterogeneo
con cui si danno gli ontici razionali in quella e per l'inautocoscienza e
confusione con eterogeneo con cui si danno gli stessi ontici in questo, quello
dell'univocità dei predicati dell'ontico che son solo quelli dell'autocosciente
intelligibile e quindi dell'esclusiva ontità del razionale, esclusiva ontità
che, surrettiziamente ammessa l'ontità di un pensiero in sé, diviene unica
validità di conoscenza o di ripetizione con autocoscienza dell'ontico che è di
fatto e di diritto tale; quando Kant accusa gli empiristi di esser caduti nello
stesso errore dei razionalisti, per aver preteso che il conoscere sia un
riprodurre la cosa in sé la quale, coincidente come sarebbe con la continuità
mutevole dell'inintelligibile giustapposizione degli intuiti fenomenici e quindi vuota come sarebbe di intelligibilità
in esso immanente con inautocoscienza, non ha la capacità di esser conosciuta
mediante intelligibili ossia non ha il diritto di suscitare in simmetria una
giustapposizione di intelligibili autocoscienti che siano trasposizione
all'autocoscienza di ciò che in essa non si dà neppure con inautocoscienza,
rileva questa tradizionalità o ossequio ai principi filosofici, diciamo così,
occidentali dell'empirismo, anche se poi deforma l'esatta teoria di questo,
perché non tien conto che siffatta giustapposizione l'empirismo ammette come
ontica entro la totale giustapposizione degli autocoscienti intuiti e che per
gli empiristi la cosa in sé non è soltanto il fenomenico, ma anche
l'intelligibile, se per cosa in sé degli empiristi deve essere inteso tutto ciò
che è dato con intuizione e con autocoscienza, e infatti né Hume né Stuart Mill
negano che fra il giudizio universale ipotetico” se questo A è, è questo B”, e
il giudizio universale categorico "questo A è questo B”, e il giudizio
universale ipotetico "se un A in genere è, è in genere in B" e il
giudizio universale categorico "un A in genere è un B “ecc. ecc. da un
lato e l'intuito fenomenico dall'altro si dia come intuito autocosciente una
dialettica autocosciente che è dall'autocoscienza e separazione
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