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dialettica che è del
rapporto causale o della costanza e uniformità delle leggi della natura, con la
conseguenza che viene attribuita alla coscienza la liceità di una duplice
ragion sufficiente della dialettica di simmetria delle dialettiche fra
intelligibili con le dialettiche tra fenomeni, la dialettica di
generalizzazione di questa serie di dialettiche ripetute che assieme ai suoi
antecedenti, acronici o diacronici che siano, è ragione del proprio rapporto
simmetrico con una dialettica qualsivoglia tra fenomenici che sia ripetizione
di alcune delle dialettiche in serie, e la dialettica di generalizzazione di
tutte le serie di dialettiche ripetute che, assieme ai suoi antecedenti, è
ragione diretta della legittimità di quella dialettica di generalizzazione in
quel che di generico pretende di essere nel suo rapporto formale, e quindi
indirettamente della legittimità della simmetria in cui quella dialettica di
generalizzazione pretende di porsi con una qualsivoglia dialettica
interfenomenica della sua serie; in Stuart Mill l'apporto di automatismi
inautocoscienti operanti da parte del pensiero di condizione umana sugli ontici
fenomenici è ridotto al mero rapporto diacronico e alla liceità di una sua
ripetizione, mentre l'intelligibilità, senza ritornare all'originaria pienezza
dell'ontità dei suoi attributi dall'essenza dell'ontico autocosciente di cui
son denotanti formali, rientra in possesso di qualche altro fra i suoi
caratteri primari, 1) una necessità e universalità che sono da un lato dalla
costanza della ripetizione di ciò che poi verrà trattato per universale e
necessario in una serie di ontici autocoscienti particolari e da sussumersi
all'universale e al necessario, dall'altro dal modo ontico con cui si dà
all'autocosciente il particolare che è una dialettica che ha le sue ragioni da
sé e non è di ragione se non a sé e che è differente dalla dialettica dell'universale
e necessario che è una dialettica le cui ragioni sono da sé e da altro e che è
di ragione per sé e per altro, 2) una distinzione entro gli ontici
autocoscienti di differenti porzioni materiali articolantisi l'una sull'altra
secondo la funzione di specifico e di generico, la cui molteplicità dà vita a
livelli scalari che dall'infimo del fenomenico salgono al generico sommo pel
medio di un salto qualitativo dal grado infimo inintelligibile ma ad
intelligibilità inautocosciente a quello in cui l'intelligibilità è del tutto
autocosciente, 3)un rapporto dialettico fra gli intelligibili di differente
livello che è di sussunzione come quello che non tanto fa degli inferiori la
classe di uno degli inferiori, ma dona a uno dei superiori la liceità di esser
ragione di sé e di ciò che di generico si dà nella classe dei suoi sussunti, 4)
una genesi dell'intelligibile all'autocoscienza che è dall'inferiore al
superiore, ma che, dal punto di vista del suo modo formale, è dal sussumente
per il generico e dal sussunto per lo specifico, 5) una reintroduzione del
principio di ragione come rapporto fra omogenei, e non fra eterogenei come lo
voleva Hume, a fondamento della verità e validità formale di ciò che vien
trattato come intelligibile; è vero che, quando si consideri la teoria di Mill
dal punto di vista di un'intelligibilità che sia denotante formale con a
ragione il restante della comprensione materiale e formale dell'intelligibile,
saltano fuori le aporie, la contraddizione fra la pretesa da un lato che la dialettica
generalizzatrice
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di una serie di ripetute
dialettiche tra fenomeni ha di esser qualcosa d'altro da una delle dialettiche
ripetute e quindi di farsi ragione della necessità di una futura dialettica di
fenomeni che si dia nella classe non appena si dia con autocoscienza il
fenomeno che dovrebbe esser prima biffa da dialettizzarsi necessariamente con
quest'altro fenomeno e non con un altro, e la privazione dall'altro di cui
patisce qualunque dialettica di farsi generalizzazione di una dialettica fra
fenomeni che non abbia a sua forma autocosciente la generalizzazione stessa, la
contraddizione cioè fra la pretesa di certe dialettiche di esser principio di
autocoscienza di qualche altro ontico e la sottrazione a tutti gli ontici
autocoscienti del diritto di esser principio di alcunché, la contraddizione fra
la reinserzione da un lato fra le liceità operative della sfera dialettica di
condizione umana di una dialettica che sia rapporto di ragione fra omogenei e
l'attribuzione ad essa di due liceità operative, quella dell'associazione
diacronica e quella della ripetizione di questa associazione diacronica, ma non
di quella della generalizzazione con intelligiblità, che sarebbe l'unica capace
di farsi ragione del salto qualitativo da una successione seriale di
dialettiche la cui autocoscienza di ripetuti non altro è che una dialettica che
prende le dialettiche in serie a sue biffe e ne segue a falsariga e insieme ne
genera all'autocoscienza la reciproca identità o analogia a quella dialettica
che dovrebbe essere la generalizzazione intelligibile di tutta la serie, ossia
dovrebbe assumere a falsariga e insieme portare all'autocoscienza l'identità o
analogia della dialettica dele dialettiche indipendntemente da queste e dai
fenomeni che ne sono biffe, infine il circolo vizioso o petizione di principio
di porre a ragione sufficiente dell'autocosciente verità e validità formale
della dialettica generalizzatrice, in quanto generalizzazione intelligibile e
in quanto biffa di una dialettica di simmetria con le dialettiche tra fenomeni
della sua classe volta a fissare la necessità di ciascuna non per l'immanenza
in essa di un'intelligibilità inautocosciente ma per la sua conseguenza dalla
ripetizione necessaria di un certo modo dell'associazione diacronica, la
dialettica generalizzatrice, ad identica autocosciente verità e validità
formali, del rapporto causale e quindi di affermare rispetto alla dialettica
generalizzatrice definita un rapporto con le dialettiche fenomeniche della sua
classe che è di conseguenza per quel che riguarda la sua genesi
all'autocoscienza ma non per quel che riguarda la sua forma e la sua funzione e
che rispetto all'intelligibilità è di principio, e poi di attribuire alla
dialettica generalizzatrice suprema una genesi all'autocoscienza identica come
quella che è da tutte le serie di ripetute dialettiche fenomeniche, senza
affiancare nessun altro ontico autocosciente che sottragga quella dialettica
alla dipendenza dalle dialettiche fenomeniche anche per quel che riguarda la
sua verità e validità della sua forma intelligibile e della sua funzione di
biffa di simmetria con ciascuna delle dilettiche generalizzatrici definite e
con ciascuna delle dialettiche fenomeniche, con la conseguenza che o la sua
funzione di ragione è inutile o inesistente o pone la dialettica
generalizzatrice definita nella condizione di pretendere di sottrarsi al
condizionamento genetico e formale delle dialettiche fenomeniche
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solo immediatamente, ma non
mediatamente, consistendo quindi il circolo vizioso nella necessità di inferire
l'inautocoscienza di quanto immane nel fenomenico a stabilirvi questa
dialettica e non quest'altra immediatamente dalla dialettica che è ragione
della classe di questa dialettica e mediatamente dalla dialettica che è ragione
della classe di tutte le dialettiche che son ragioni di classi di dialettiche
fenomeniche e nella simultanea necessità di inferire materia forma e funzioni
delle dialettiche che son ragioni di classi di dialettiche in generale
dall'immanenza inautocosciente entro il fenomenico di ciò che lo relaziona
secondo questa dialettica e non secondo quest'altra, consistendo invece la
petizione di principio nell'attribuire alla sfera delle dialettiche di
condizione umana la liceità di fare delle dialettiche fenomeniche classi di
dialettiche intelligibili che son classi di una dialettica intelligibile che
non è classe di nulla, e di inferire l'autocoscienza della materia forma
funzione di ciascuna dialettica conclassaria di una classe, conclassaria di
altre, dalla dialettica che è ragione della classe o dalla dialettica che è
ragione della classe di cui questa è membro conclassario, e non
dall'autocoscienza di ciascuna dialettica fenomenica e con ciò di escludere che
in una dialettica da ragione di classi a classe lo spostamento d'attenzione sia
legittimo se non nell'unica direzione lecita che dalla prima muove alla
seconda, alla condizione però di fondare le due liceità sulla necessità, o
surrettiziamente o inautocoscientemente attribuita alla stessa sfera, di porre
tutte le dialettiche fenomeniche, che sono nell'ordine discendente del diritto
di intelligibilità termini ultimi, a principio di inferenza dell'autocoscienza
della materia forma funzione della dialettica che non è conclassaria con altre;
ma è altrettanto vero che la stessa dottrina di Stuart Mill è quella fra gli
empirismi che con maggior successo accosta i risultati autocoscienti delle
liceità operative di un pensiero di condizione umana operante su ontici
fenomenici in cui non immane intelligibilità inautocosciente, alle strutture
dialettiche fra intelligibili simmetriche di intelligibili immanenti con
inautocoscienza nel fenomenico; indipendentemente dal fatto che anche gli
empirismi son tenuti a offrire ontici autocoscienti che sian ragione
sufficiente dell'ontità di ciascun membro della serie dialettica che è ragione
dell'intelligibile da essi lasciata alle dialettiche di condizione umana e che
in sé è puramente problematico, sotto le due differenti serie di dialettiche che
razionalisti da un lato ed empiristi dall'altro adducono a ragione
dell'intelligibilità di certune delle nostre dialettiche e della conseguente
loro simmetria con una serie di quelle dialettiche che sono tra fenomeni, si
cela, oltre all'identica valutazione dell'intelligibile in generale come fonte
di una certa necessità delle dialettiche fenomeniche e delle conseguenze da
questa necessità, una diversità nella denotazione formale dello spostamento
d'attenzione che costituisce la dialettica fra una dialettica intelligibile o
una dialettica fenomenica: per un razionalista questo spostamento è
necessariamente bidirezionale, ma la necessità dell' una direzione non è la
stessa dell'altra, in quanto riguarda due funzioni acquistate da ciascuna biffa
in entrambi i movimenti che non sono eguali né nella materia né nella forma:
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