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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 249-50
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[pag 326 (249 /4 250 /1)]

quando il salto d'attenzione è dall'intelligibile al fenomenico il primo è apoditticamente ragione della forma dell'altro e funge da garante apodittico della necessità di esso, con le conseguenze che tutti i modi del primo trapassano apoditticamente nel secondo, che l'autocoscienza del fenomenico, parziale o totale che sia, non condiziona l'autocoscienza che si fa totale della sua intelligibilità in seguito alla dialettica da cui è stato posto in simmetria con l'intelligibile, e che, se le dialettiche del fenomenico, una volta fattesi autocoscienti di per sé, non coincidono con quelle che sono dell'intelligibile simmetrico e che dovrebbero essere immanenti con inautocoscienza nei loro attributi di intelligibilità entro il fenomenico stesso, la ragione di tale dissimmetria è o nella forma della dialettica di simmetria la quale non gode di verità e validità materiali come quella che, in forza di una qualsivoglia serie di ragioni che sono altrettante dialettiche acronicamente o diacronicamente antecedenti, ha rapportato necessariamente due ontici autocoscienti che sono dialettiche a nesso relazionale eterogeneo, o è nella serie delle dialettiche diacronicamente antecedenti che sono ragione della verità e validità materiali e formali dell'intelligibile e una delle quali, o che la serie sia induttiva o che sia deduttiva, non ha il diritto di essere ragione sufficiente legittima della successiva, ma mai è in una variazione dell'intelligibilità che giace inautocosciente entro il fenomenico; se il salto d'attenzione è dal fenomenico all'intelligibile, il primo non ha mai la funzione di ragion sufficiente della forma e dell'ontità autocosciente dell'altro, se non nel caso in cui, ammessa la genesi induttiva dell'intelligibile, l'intelligibile o sia con autocoscienza relativamente però ad alcune sue denotanti e non a tutte o sia con inautocoscienza nei quali due casi la dialettica di simmetria è comunque inautocosciente e non è un ontico, ma gode solo della funzione o di garante della verità e validità formali e materiali della dialettica di simmetria, ma non dell'intelligibile, o di postulante la traduzione, entro di sé, di tutte le forme e la materia dell'intelligibile simmetrico, una volta però che la dialettica di simmetria goda di tutte le verità e validità che ne fanno un intelligibile, con la conseguenza che il fenomenico, che sia principio di spostamento d'attenzione in una dialettica di simmetria con un intelligibile, non ha nessuna liceità di modificare l'intelligibile in sé e ha solo la liceità o di  farsi principio di una serie di dialettiche che concludono nel sostituirlo con un altro o di patire da esso tutta una serie di modificazioni formali di sé in quanto ontico autocosciente; la dialettica di simmetria, se legittima, ossia vera e valida formalmente e materialmente, per un razionalista è legittima per uno spostamento d'attenzione che dalla verità e validità formale della dialettica intelligibile inferisca la materia e la forma della dialettica fenomenica e dalla materia e dalla forma di questa non inferisca nulla, all'infuori di una superflua dialettica fra questa direzione dello spostamento d'attenzione e la dialettica di simmetria che è da ragione di legittimità a legittimità e che esclude da siffatto rapporto sia la denotazione della dialetica intelligibile sia quella della dialettica fenomenica; anche per un empirista lo spostamento d'attenzione della dialettica di simmetria è bidirezionale e nelle due direzioni,


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[pag 327 (250 F1 /2)]

secondo cui l'attenzione salta, dona alle due biffe una certa funzione l'una sull'altra, ma i due movimenti con le rispettive funzioni non godono né di necessità né di una denotazione identica a quella di un razionalista: quando la direzione dello spostamento è dall'intelligibile al fenomenico, la funzione di ragione che quello ha rispetto a questo e la garanzia che la necessità del primo della necessità del secondo non sono mai apodittiche, con le conseguenze che il trasferimento della forma e della materia della dialettica intelligibile al fenomenico è lecita, ma sempre problematicamente e mai apoditticamente, come pure lecita, ma di liceità problematica e non apodittica, è l'equivalenza biunivoca della forma e della materia delle due dialettiche dialettizzate in simmetria, che il completamento delle dialettiche del fenomenico, che si diano solo parzialmente all'autocoscienza prima della simmetria, pel medio di una estensione al fenomenico di tutto ciò che di materia e di forma è nell'intelligibile, e con ciò pel medio della nuova funzione equazionatrice delle due dialettiche acquisita dalla dialettica di simmetria è lecita, ma di una liceità anch'essa problematica e non apodittica, infine che l'inequazione delle dialettiche del fenomenico con le intelligibili simmetriche ha a sua ragione, oltre ai fenomeni dialettici che un razionalista ritrova con questa funzione, anche quello che un razionalista nega recisamente, ossia una variazione delle dialettiche fenomeniche stesse le quali non solo si danno autocoscientemente altre da quelle dell'intelligibile simmetrico, non solo si danno autocoscientemente altre da quelle di uno degli intelligibili altri da quello simmetrico, ma si danno autocoscientemente altre da quelle di qualsivoglia intelligibile dialettizzato o dialettizzabile, come quelle che mai prima sono state con autocoscienza o hanno avuto la liceità di darsi con autocoscienza, in forza della novità assoluta dei rapporti che sono immanenti inautocoscientemente nel fenomenico e di cui le dialettiche autocoscienti variate sono il segno; se lo spostamento d'attenzione muove dal fenomenico all'intelligibile, le funzioni del primo di postulante dall'altro la forma e la materia delle proprie dialettiche e l'intelligibilità loro e di garante della validità e verità materiali e formali della dialettica di simmetria, si fanno secondarie e meramente derivate, la prima come quella che è meramente lecita, di una liceità problematica e non apodittica, la seconda come quella che è indiretta e condizionata da qualcosa d'altro dalla simmetria dei due, e diventa invece fondamentale e apodittica la sua funzione di garante della legittimità di tutte le denotanti dell'intelligibile, donde la mediatezza e il condizionamento dell'altra garanzia, con la conseguenza che in ogni dialettica di simmetria il fenomenico è sempre la biffa prima di una direzione dell'attenzione che necessariamente deve muovere anzitutto da esso per inferirne la legittimità dell'intelligibile nella sua forma e materia, che nella stessa dialettica il movimento di tale direzione è l'unica ragione apodittica dello spostamento d'attenzione in generale dall'intelligibile al fenomenico e delle sue due direzioni, e quindi anche di quella dall'intelligibile al fenomenico, che tale movimento in siffatta dialettica non, solo costituisce la riconferma della validità dell’intelligibile e della sua dialettica


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[pag 328 (250 F 2/3)]

di simmetria quale è accettata anche da un razionalismo induttivistico, ma si pone sempre, come nella prima volta in cui si è data la dialettica dal fenomenico all'intelligibile fuori da ogni dialettica di simmetria, come l'unica ragione valida dell'autocoscienza dell'intelligibile e quindi della sua apodittica simmetria col fenomenico, a tal punto che, invariate restando tutte le concomitanti autocoscienti che si davano con la e nella dialettica intelligibile e fenomenica equazionate in simmetria, l'assenza di quella dialettica fenomenica dall'autocoscienza o una sua variazione sono ragioni sufficienti per privare di legittimità la simmetrica dialettica intelligibile o per provocarne la sua sostituzione con un'altra; l'empirismo, allora, attribuisce alla dialettica simmetrica fra intelligibile e fenomenico la funzione non di ragione della autocoscienza e intelligibilità delle dialettiche nel fenomenico, ma di principio della permanenza di certe dialettiche intelligibili, ossia del diritto di esse a darsi autocoscienti e legittime in tutte le loro denotanti formali e materiali, identifica tale dialettica con la conseguenza di una antecedente, o acronica o diacronica, serie di dialettiche generatrici di intelligibilità ma con il principio di una successiva, acronica o diacronica, serie di dialettiche intelligibili che ripete una delle serie già datesi autocoscienza ((ti)) e pel medio della ripetizione la riconferma, interpreta tale dialettica non con l'ontico spostamento d'attenzione di natura deduttiva dalla legittimità dell'intelligibilità di quelle intelligibili e della loro simmetria con le fenomeniche alla costanza delle dialettiche fenomeniche, ma con l'ontico spostamento d'attenzione di natura induttiva dalla costanza delle dialettiche fenomeniche alla legittima intelligibilità dell'intelligibile e della sua simmetria col fenomenico; in tutto ciò l'empirismo ritiene di aver enucleato la teoria delle cose che è di una scienza induttivo-sperimentale, immettendo nella sua teoria quanto di legittimamente accettabile si nell'altra, e per questo ha espunto l'ontico autocosciente dell'immanenza con inautocoscienza di intelligibili entro il fenomenico, e quindi ha sostituito ad esso quegli ontici autocoscienti che sian principio di una intelligibilità del fenomenico senza il ricorso a una sua immanenza in autocosciente ((za??)), destinata a restar priva d'argomento, ma non s'è reso conto che in siffatto modo ha totalmente alterato la materia e la forma del rapporto di simmetria intelligibile-fenomenico che per la scienza conserva tutti i caratteri di quello razionalistico, dovendosi inferire la liceità di una dissimmetria del fenomenico dall'intelligibile posto a suo simmetrico, la liceità di una variazione degli intelligibili stessi, l'apoditticità della funzione del fenomenico di garante immediato e diretto del rapporto di simmetria e di qui mediato e indiretto della legittimità dell'intelligibile simmetrico, a ragioni altre da quelle di una liceità di variazioni all'infinito che alle dialettiche fenomeniche viene dalla loro correlazione con un ontico inintelligibile e immane inautocosciente nel fenomenico, dovendosi invece per un empirismo inferire le stesse liceità e quella funzione da una totale intelligibilità del fenomenico equivalente a una variazione all'infinito delle sue dialettiche, donde segue I) che il razionalismo induttivistico pone la liceità di una variazione,




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