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di un divenire, anche senza
fine, delle dialettiche fra intelligibili e ne trova la ragione nella
essenziale problematicità e nell'inessenziale apoditticità delle dialettiche
genetiche dell'intelligibile del fenomenico, caratteri formali questi che
rendono problematica, ma non di necessità costantemente problematica e mai
apodittica, la costanza e immutabilità, e quindi l'intelligibilità, delle
dialettiche fra intelligibili, che all'empirismo non è lecito porre la stessa
variazione e lo stesso divenire all'infinito delle dialettiche intelligibili e
non è lecito non darne la ragione a parte obiecti e non a parte subiecti, -
infatti, delle due l'una: a) o quell'inautocosciente che esso pone immanente
nel fenomenico è una liceità di associazione diacronica che in uno o altro modo
è connessa a una liceità di ripetizione in forme finite e non all'infinito,
oppure è in dipendenza funzionale da intuiti fenomenici associati che siano
mutevoli nella materia, ma finitamente, e allora, di conseguenza, il divenire
della giustapposizione simultanea per quanto esente da un principio e da una
fine, si darà all'autocoscienza con dialettiche tra fenomeni che saranno
variabili ma conclassificabili in classi di ripetuti le quali sono di numero
finito, sicché l'impossibilità di una costanza delle dialettiche intelligibili
diverrà funzione dell'apodittica mutevolezza delle dialettiche genetiche di
esse dal fenomenico oppure le dialettiche intelligibili ripeteranno in sé le
condizioni in cui un razionalismo induttivistico ritiene di avere il diritto di
ritrovarle, avendo comunque il divenire dell'intelligibile la sua ragione a
parte subiecti, b) o, e questo è l'unico corno lecito all'empirismo,
l'inautocosciente posto immanente nel divenire fenomenico è una liceità di
associazione diacronica connessa a una liceità di ripetizione in forme infinite
e funzionalmente indipendente dalla materia degli autocoscienti fenomenici la
quale, d'altra parte, varia essa pure all'infinito, nel qual caso la
mutevolezza del dialettizzare intelligibile è all'infinito per una ragione che
è a parte obiecti -,
II) che sia il razionalismo
induttivistico sia l'empirismo giacciono nell'impossibilità di attribuire alla
sfera dell'intelligibile, che pure debbon porre come ontico autocosciente, la
costanza, immutabilità unità e unicità dell'intelligibile e debbono predicarla
con un attributo di intelligibilità il quale non è da sé, ossia dall'essenza di
quegli intelligibili le cui dialettiche costituiscono tale sfera, ma è da un
lato dall'autocoscienza dei modi con cui essa dialettica si dà che son quelli
dell'intelligibilità, e quindi è a parte subiecti, dall'altro dai modi del
fenomenico, e precisamente dalla costanza delle sue dialettiche, e quindi a
parte obiecti eterogenei ab obiecto intelligibili, con la differenza che il
primo ha la liceità di identificare l'incostanza, mutevolezza, pluralità e
molteplicità della sfera intelligibile con una successione di complessi
dialettici fra intelligibili ciascuno dei quali diverso e sostitutivo o in
tutto o in parte del precedente, ma nessuno dei quali equipollente od
equivalente ad un antecedente o ad un successivo, essendo quindi per esso
l'inintelligibilità inessenziale dell'intelligibile di condizione umana la
problematicità di una successione di intelligibili, ciascuno dei quali cessa di
essere tale non appena si ponga antecedente di un altro e
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