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, e al fatto che il passaggio
dall'autocoscienza dell'una all'autocoscienza dell'altro coincida con la
sostituzione in blocco delle sensazioni della prima da parte delle sensazioni
della seconda, fatto questo che si rinnova anche se la successione delle
giustapposizioni si dà secondo la continuità di cui sopra, portano
necessariamente a privare il sensoriale in generale dalla liceità di una
permanenza costante nell'autocoscienza e alla necessità di sostituire a quella
permanenza costantemente invariata, che si è data sopra come condizione della
coincidenza dell'intelligibile col fenomenico, una identità fra sensazioni
successive e dantisi all'autocoscienza in simultanea giustapposizione con altre
sensazioni la quale è antecedente e successiva ad altre giustapposizioni,
sicché la condizione di fatto dell'unità dell'intelligibile col fenomenico è la
liceità che dev'essere attribuita a dei sensoriali di ripetersi identici in
tutto o in parte e la necessità di questa loro ripetizione identica nel caso
che i sensoriali entrino in dialettiche fenomeniche e intelligibili, identiche
per materia e forma ma distinte per l'immanenza in giustapposizioni diacroniche
di ontici fenomenici; anche un kantismo, con la sua distinzione fra
autocoscienti intelligibili e l'autocoscienza dell'esperienza in quanto
giustapposizione simultanea di intuiti sensoriali, non pare che riesca a
sottrarsi a questa condizione: anzitutto la separazione che conserva validità
sufficiente per le rappresentazioni matematiche i cui intelligibili sono
dialettiche di intuiti immaginativi e i cui fenomenici sussunti agli
intelligibili sono dialettiche di intuiti dell'esperienza, e nelle quali le
equazioni funzionali intelligibili fra quantitativi conseguono autocoscienza a
sé per l'indeterminatezza qualitativa dei quantitativi correlati dai rapporti
aritmetici e geometrici, non sembra che abbia il diritto di conservarla con
altrettanta efficacia sul piano dell'intendimento nella cui sfera assolutamente
intelligibile dovrebbero darsi dialettiche fra autocoscienti che da un lato
debbono essere ontici autocoscienti altri da quelli dell'esperienza, dall'altro
non si vede come conservino questa alterità data la coincidenza del materiale
elementare con le simmetriche rappresentazioni del fenomenico e data l'identità
della categoria che simultaneamente assume l'uno e insieme l'altro, tanto più
che questa simultaneità spoglia l 'intelligibile di quei caratteri di inferenza
induttiva e di astrazione dell'intelligibile dal fenomenico o parzializzazione
del fenomenico entro l'intelligibile che altre dottrine introducono, sicché
l'unica liceità legittima di una scissione dei due sta nella mobilità
dell'autocoscienza dell'intelligibile intellettivo nel fenomenico in forza
della mobilità di tutto il fenomenico e dell'appartenenza dell'intelligibile al
fenomenico, e nella staticità o permanenza dell'intelligibile intellettivo in
sé, distinzione che riproduce l'equivalente liceità di scissione consentita da
un empirismo in generale; donde segue che anche per il kantismo la dottrina
intera poggia su una ripetizione identica del sensoriale, non tanto per la sua
conservazione inalterata nelle dialettiche dell'intendimento quanto per la
funzione di sussumenti che queste hanno il diritto di esercitare su quelle
dialettiche nella successione dell'esperienza [(??)]si danno per l'attività
sussumente della stessa categoria entro nuclei o aggregati sensoriali la cui
sussunzione legittima
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