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e delle classi di questa; la
scelta fra i due leciti problematici non è a priori, ma deve partire dalle
modalità di fatto dell'intelligibilità inautocosciente entro il fenomenico, che
comporta unificazioni di sensazioni che son costanti e uniformi non solo
relativamente al modo categoriale dell'unificazione, ma anche relativamente al
modo materiale del sensoriale unificato, dal momento che essa non pone soltanto
il diritto di classificare le unificazioni solo in una delle dodici classi con
a ragione una categoria, il che sarebbe se la predicazione di sostanza, ad
esempio, ad un aggregato di sensoriali fosse del tutto indipendente dai sensoriali
e se fosse lecito immettere i predicati dalla sostanza nella classe
corrispondente in tanti membri conclassari quante sono le aggregazioni e quindi
secondo un numero destinato ad andare all'infinito, ma pone il diritto anche di
classificarli in classi di numero finito il cui insieme si unifica in una delle
dodici classi e quindi di fare dell'aggregato il membro sia della classe di
quella categoria sia di una delle classi di questa classe, il che è appunto
perché l'indefinita successione degli aggregati fenomenici si fa finita non
tanto rispetto all'unità della categoria quanto rispetto alla finitezza del
numero delle classi che sono entro la classe della categoria a mediare
l'intellezione dalla categoria all'aggregato; il che, d'altra parte, è confermato
dalle strutture stesse dei giudizi intellettivi il cui predicato non è sempre e soltanto una delle categorie,
come si verificherebbe se a intervenire come principio di intelligibilità fosse
la sola categoria, ma è anche un ontico autocosciente che, pur essendo
predicato ad un altro secondo un rapporto categoriale, immette nel rapporto
modi che sono altri e oltre quelli del mero rapporto; per questo Kant ha
anteposto all'unificazione categoriale quella dello schema trascendentale, la
quale però pare collegata con una ripetizione delle sensazioni stesse in un
certo loro modo materiale, e, con ciò, riconduce l'intelligibilità, almeno in
parte, a ciò che tale ripetizione comporta, un'identità o somiglianza delle
sensazioni unificate in differenti momenti del divenire sensoriale, e alla
definizione che esse operano sulla categoria e che è principio di
quell'intelligibilità a due livelli, che è il dato di fatto da cogliersi entro
la nostra autocoscienza; ora, a parte il fatto che l'unificazione categoriale operante
sull'intelletto è, quale la descrive Kant, inintelligibile, preda com'è di
un'indefinita ripetizione di sé che è generatrice di un indefinito numero di
giudizi intellettivi, la cui unità dovrebbe scaturire da dialettiche
intercorrenti fra l'uno e l'altro di essi a segnarne l'unità e di fatto
inesistenti e inautocoscienti nel pensiero, la sussunzione attiva che la
caratterizza deve consistere nell'assunzione di ontici autocoscienti, già
unificati ma non intelligibilmente, e nell'inserzione di sé operata dalla
categoria in essi a farne un'unificazione intelligibile, e questi ontici
autocoscienti debbono essere intuizioni o sensazioni, distinte dalle
simmetriche immediatamente autocoscienti nell'esperienza in forza di una loro
trasposizione e conservazione in quell'insieme di dialettiche che è
l'intelletto in cui son sottratte al perenne divenire empirico; donde deriva
non solo che ai tanti meccanismi inconsci che il kantismo deve presupporre se
ne aggiunge un altro,
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