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che è contingente e la
ragion sufficiente della necessità della sua ontità, deve connotare questa con
alcune denotanti apodittiche, anzitutto l'immanenza in essa di più essenze
intelligibili omologhe l'una all'altra rispetto alle connessioni dialettiche
della sfera dialettica di cui ciascuna fa parte ma eterogenee assolutamente per
tutte le loro denotanti fuor che per quelle della forma, delle funzioni,
dell'autocoscienza; -deve cioè attribuire alla ragion sufficiente del
contingente una molteplicità di sfere intelligibili tutte equipollenti ed
equivalenti nella forma e nei loro rapporti con la ragione di cui sono
componenti -, poi una liceità di farsi causa mediante il trasferimento in un
ontico che è fuori di essa di una delle essenze intelligibili omologhe, assieme
all'esercizio di una libertà di scelta di questo intelligibile il cui
trasferimento non è inferibile né dalla sua necessità né dalla sua essenza né
da un qualche fattore che sia da esso e non da altro, libertà che è
incondizionamento dall'essenza intelligibile in generale e che quindi è
contingenza, se vogliamo continuare a chiamare l'ininferibilità dell'ontità
dall' ((dell’???))essenza dell'ontico; con tale teoria, contingenti divengono
tutti gli ontici autocoscienti e per nessuno è lecito parlare di una necessità
come necessaria inferenza della sua ontità dalla sua essenza e quindi come
liceità della conversione dei due, e la differenza che distingue l'ontico
autocosciente che è ragione da quelli che son conseguenza, siano essi o
immediatamente o mediatamente dalla ragione, sta nel dato di fatto che la
ragione è da sé e non da altro, essendo questa ontità non la necessità del
razionale ma la necessità del dato; comunque, con tale teoria, che o in Leibniz
o in un cristiano o in Boutroux sembra elidere la definizione del contingente come
dell'ontico autocosciente che è per ragioni problematiche, e che di fatto non
l'elide perché la ragion sufficiente del contingente, che rispetto alla ontità
di questo è apodittica purchè si eguagli l'incondizionatezza del principio a
un'indipendenza da qualsiasi suo modo interiore che abbia qualsiasi aspetto di
intelligibilità, purchè cioè si ragioni come Boutroux, ma non alla Leibiniz o
alla cristiana, resta problematica rispetto all'essenza del contingente, non si
ripara alle deficienze della contingenza del sensoriale in quanto tale, a meno
che non si voglia instaurare fra esso, ontico autocosciente, e l'ontico
autocosciente del pensiero una dialettica analoga a quella fra un principio
creatore e un conseguente creato; vogliamo tuttavia ammettere, sia pur non
concedendola, la legittimità del concetto di contingente: non pare che neppure
questo attributo sia legittimamente predicabile dell'autocoscienza di un
intelligibile e quindi bastevole a scindere questa dal resto formale e
materiale della comprensione dell' intelligibile ((i??)), quasi fossero due
eterogenei; ammettiamo che il contingente, nonostante l'impossibilità o almeno
problematicità di una sua legittima predicazione a soggetti intelligibili, e in
generale ad ontici autocoscienti, sia un ontico autocosciente che gode di
diritto e di fatto dell'intelligibilità e delle funzioni che da questo
derivano: si tratta di stabilire se sia un predicabile dell'autocoscienza in
quanto denotante di un intelligibile; partiamo da quella modalità dell'ontico in
generale di cui questa predicazione è segno: da un lato stanno gli spostamenti
d'attenzione ontici
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