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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 268
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- 385 -


[pag 385 (268 F1 /2)]

la sintesi delle varie denotanti, che è la sua materia, coinvolge sia quanto di esclusivamente materiale e irriducibile a rapporto vi ritrova la disarticolazione sia una modalità tale scaturente da questa materia e traducentesi in ontico autocosciente intelligibile coincidente con la materia stessa che fa della materia un parziale e un incompleto rispetto a un'altra materia e insieme un necessario che genera da sé quel necessario che è la materia completante e s'unifica ad essa per giungere alla propria totalità; che se la disarticolazione rompe quest'unità in una dualità di due materie dialettizzate e di una forma dialettizzante, ossia di due biffe e di un rapporto necessario, delle due l'una o la dialettica pretende di sciogliere assolutamente le due parti e di agire nei confronti dell'una con operazioni che son altre da quelle da compiersi nei confronti dell'altra, e in questo caso la dialettica conserva un appello alle due verità formale e materiale e una discrezione per eterogeneità della sua materia dalla sua forma, ma si fa falsa e si esclude dalla sfera dell'intelligibile, o si limita a distinguere la dualità per poi affrettarsi a superarla con un'unificazione che riconosce alla materia delle due biffe il principio della loro forma e il condizionamento dei modi di questa, e allora ricostruisce quella coincidenza di materia e di forma che è dell'intelligibile e con ciò alberga di diritto fra le dialettiche intelligibili, non in forza di una sua convalida ad opera di due altre dialettiche distinte l'una dall'altra e fondanti l'una la sua verità formale e l'altra la sua verità materiale, ma in virtù del ritrovamento entro la materia delle sue biffe, che è intelligibile e necessaria, la necessità di quella forma e di quella soltanto, ritrovamento che fa tutt'uno con la disarticolazione delle due biffe e con la loro unificazione nella dialettica; la matematica, appunto, orientata com'è verso l'innatismo, fonda su questa essenza della dialettica intelligibile in genere la verifica e convalida di tutte le sue dialettiche, perché, se è vero che da tutte le dialettiche il cui insieme chiamiamo matematica è lecito enucleare, per un processo di disarticolazione, gli intelligibili autocoscienti dei rapporti che esse instaurano e rilevano tra i qualitativi dialettizzati e se è vero che questi rapporti è lecito raggrupparli in classi di classi la cui ragione che è a sua volta un rapporto si pone come l'ontico autocosciente che è genere dei conclassari, sicché la matematica ha il diritto di enumerare una serie di forme speciali e di forme generiche e di forme categoriali, che sono intelligibili autocoscienti la cui forma coincide con la materia come quella che, disarticolata dalla materia, pone con autocoscienza il rapporto in cui questa materia, che è essa stessa rapporto, si pone con le denotanti dell'intelligibilità che son sue note, e in cui le porzioni del rapporto disarticolato si pongono ciascuna con le stesse denotanti di intelligibilità che son sue note, è altrettanto vero che è la stessa materia di ciascun quantitativo, che è biffa di una dialettica matematica e che per questo si pone come il passivo accettante la forma speciale, e di conseguenza quella generica e quella categoriale immanenti nelle speciali, a rivelare entro di sé una modalità siffatta, e a rivelarla come apoditticamente a sé essenziale, da porre necessariamente come suo correlato integrante e completante


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[pag 386 (268 F3 /4)]

la materia dell'altra biffa e da costituire con questa un tutto solo ed unico la cui materia coinvolge e ha a sua essenza sia le due materie biffate sia il rapporto formale che ne fa biffe, e la cui disarticolazione scinde le due materie dalla forma ma alla condizione di porre a ragione di questa e della sua legittimità non il fatto che è nesso necessario della dialettica, ma il fatto che è conseguenza delle due materie dialettizzate, sicché la dialettica non campa su di sé ma sulla materia delle biffe che essa correla; che se poi la matematica tende, in ossequio alla discrezione degli eterogenei che è condizione della dialettica in generale, a rilevare un residuo di eterogeneità fra le quantità che son materie e biffe di una dialettica e la forma che le correla, e ad eliminarlo attraverso la riduzione progressiva di tutte le quantità che son biffe di dialettiche a rapporti e quindi a forme, in modo che ogni materia di una dialettica e quindi di una forma abbia il diritto di farsi ragione e principio della forma accettata e di costituire con l'altra materia che è biffa della stessa dialettica un tutt'uno in cui forma e materia coincidono e mutui siffatto diritto dalla sua natura essenziale di rapporto e di forma e quindi dalla sua omogeneità con la forma, io non so e non ricerco qui se questa tendenza della matematica sia legittima e sia proseguibile fino al punto di raggiungere la sua meta-limite, l'annullamento della materia in quanto tale entro una forma o l'identificazione totale di quanto c'è di matematicamente materiale con una forma matematica, so tuttavia questo che la stessa tendenza è autocoscienza della sostanziale coincidenza in cui materia e forma si danno per una dialettica e per una interpretazione delle dialettiche a presupposto innatistico; anche l'astrattismo trae dal suo presupposto col suo sottofondo la conseguenza che la materia e la forma degli intelligibili debbono essere molto meno estrinseche l'una all'altra di quel che la disarticolazione operata su esse dalle dialettiche lascia il diritto di credere: anche per l'astrattismo, infatti, ogni dialettica che faccia sue biffe degli intelligibili deve disgiungere la materia di ciascuna biffa dal proprio rapporto o forma che è il nesso legante le due materie e attribuente a ciascuna una certa funzione nei confronti dell'altra; anche l'astrattismo, al pari dell'innatismo, deve assumere a comprensione di quell'intelligibile che è il nesso relazionale costituente la dialettica in quanto tale un rapporto definito che si fa conclassario di altri omogenei o simili rispetto a un generico che è rapporto e insieme ragione della classe la quale facendo di sé e dei suoi membri i conclassari di un'altra classe, entro cui son conclassari un'altra o altre classi omogenee o simili rimanda a un ulteriore rapporto generico ch è ragione della ragione e insieme della classe delle classi, fin che non sia stato posto un rapporto genericissimo che è il generico categoriale ragione della classe di tutte le classi dei rapporti formali particolari che si fan tutti conclassari in quanto omogenei o simili rispetto alla ragione categoriale; ora, mentre per l'innatismo è facile stabilire la genesi di queste forme conclassificate le quali sono innate in quanto intelligibili, bastando l'autocoscienza di un intelligibile in generale a fornire alle dialettiche la materia e la forma e d'altra parte




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