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la sintesi delle varie
denotanti, che è la sua materia, coinvolge sia quanto di esclusivamente
materiale e irriducibile a rapporto vi ritrova la disarticolazione sia una
modalità tale scaturente da questa materia e traducentesi in ontico
autocosciente intelligibile coincidente con la materia stessa che fa della
materia un parziale e un incompleto rispetto a un'altra materia e insieme un
necessario che genera da sé quel necessario che è la materia completante e
s'unifica ad essa per giungere alla propria totalità; che se la disarticolazione
rompe quest'unità in una dualità di due materie dialettizzate e di una forma
dialettizzante, ossia di due biffe e di un rapporto necessario, delle due l'una
o la dialettica pretende di sciogliere assolutamente le due parti e di agire
nei confronti dell'una con operazioni che son altre da quelle da compiersi nei
confronti dell'altra, e in questo caso la dialettica conserva un appello alle
due verità formale e materiale e una discrezione per eterogeneità della sua
materia dalla sua forma, ma si fa falsa e si esclude dalla sfera
dell'intelligibile, o si limita a distinguere la dualità per poi affrettarsi a
superarla con un'unificazione che riconosce alla materia delle due biffe il
principio della loro forma e il condizionamento dei modi di questa, e allora
ricostruisce quella coincidenza di materia e di forma che è dell'intelligibile
e con ciò alberga di diritto fra le dialettiche intelligibili, non in forza di
una sua convalida ad opera di due altre dialettiche distinte l'una dall'altra e
fondanti l'una la sua verità formale e l'altra la sua verità materiale, ma in
virtù del ritrovamento entro la materia delle sue biffe, che è intelligibile e
necessaria, la necessità di quella forma e di quella soltanto, ritrovamento che
fa tutt'uno con la disarticolazione delle due biffe e con la loro unificazione
nella dialettica; la matematica, appunto, orientata com'è verso l'innatismo,
fonda su questa essenza della dialettica intelligibile in genere la verifica e
convalida di tutte le sue dialettiche, perché, se è vero che da tutte le
dialettiche il cui insieme chiamiamo matematica è lecito enucleare, per un
processo di disarticolazione, gli intelligibili autocoscienti dei rapporti che
esse instaurano e rilevano tra i qualitativi dialettizzati e se è vero che questi
rapporti è lecito raggrupparli in classi di classi la cui ragione che è a sua
volta un rapporto si pone come l'ontico autocosciente che è genere dei
conclassari, sicché la matematica ha il diritto di enumerare una serie di forme
speciali e di forme generiche e di forme categoriali, che sono intelligibili
autocoscienti la cui forma coincide con la materia come quella che,
disarticolata dalla materia, pone con autocoscienza il rapporto in cui questa
materia, che è essa stessa rapporto, si pone con le denotanti
dell'intelligibilità che son sue note, e in cui le porzioni del rapporto
disarticolato si pongono ciascuna con le stesse denotanti di intelligibilità
che son sue note, è altrettanto vero che è la stessa materia di ciascun
quantitativo, che è biffa di una dialettica matematica e che per questo si pone
come il passivo accettante la forma speciale, e di conseguenza quella generica
e quella categoriale immanenti nelle speciali, a rivelare entro di sé una
modalità siffatta, e a rivelarla come apoditticamente a sé essenziale, da porre
necessariamente come suo correlato integrante e completante
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la materia dell'altra biffa
e da costituire con questa un tutto solo ed unico la cui materia coinvolge e ha
a sua essenza sia le due materie biffate sia il rapporto formale che ne fa
biffe, e la cui disarticolazione scinde le due materie dalla forma ma alla
condizione di porre a ragione di questa e della sua legittimità non il fatto
che è nesso necessario della dialettica, ma il fatto che è conseguenza delle
due materie dialettizzate, sicché la dialettica non campa su di sé ma sulla
materia delle biffe che essa correla; che se poi la matematica tende, in
ossequio alla discrezione degli eterogenei che è condizione della dialettica in
generale, a rilevare un residuo di eterogeneità fra le quantità che son materie
e biffe di una dialettica e la forma che le correla, e ad eliminarlo attraverso
la riduzione progressiva di tutte le quantità che son biffe di dialettiche a
rapporti e quindi a forme, in modo che ogni materia di una dialettica e quindi
di una forma abbia il diritto di farsi ragione e principio della forma
accettata e di costituire con l'altra materia che è biffa della stessa
dialettica un tutt'uno in cui forma e materia coincidono e mutui siffatto
diritto dalla sua natura essenziale di rapporto e di forma e quindi dalla sua
omogeneità con la forma, io non so e non ricerco qui se questa tendenza della
matematica sia legittima e sia proseguibile fino al punto di raggiungere la sua
meta-limite, l'annullamento della materia in quanto tale entro una forma o
l'identificazione totale di quanto c'è di matematicamente materiale con una
forma matematica, so tuttavia questo che la stessa tendenza è autocoscienza
della sostanziale coincidenza in cui materia e forma si danno per una
dialettica e per una interpretazione delle dialettiche a presupposto
innatistico; anche l'astrattismo trae dal suo presupposto col suo sottofondo la
conseguenza che la materia e la forma degli intelligibili debbono essere molto
meno estrinseche l'una all'altra di quel che la disarticolazione operata su
esse dalle dialettiche lascia il diritto di credere: anche per l'astrattismo,
infatti, ogni dialettica che faccia sue biffe degli intelligibili deve
disgiungere la materia di ciascuna biffa dal proprio rapporto o forma che è il
nesso legante le due materie e attribuente a ciascuna una certa funzione nei
confronti dell'altra; anche l'astrattismo, al pari dell'innatismo, deve
assumere a comprensione di quell'intelligibile che è il nesso relazionale
costituente la dialettica in quanto tale un rapporto definito che si fa
conclassario di altri omogenei o simili rispetto a un generico che è rapporto e
insieme ragione della classe la quale facendo di sé e dei suoi membri i conclassari
di un'altra classe, entro cui son conclassari un'altra o altre classi omogenee
o simili rimanda a un ulteriore rapporto generico ch è ragione della ragione e
insieme della classe delle classi, fin che non sia stato posto un rapporto
genericissimo che è il generico categoriale ragione della classe di tutte le
classi dei rapporti formali particolari che si fan tutti conclassari in quanto
omogenei o simili rispetto alla ragione categoriale; ora, mentre per
l'innatismo è facile stabilire la genesi di queste forme conclassificate le
quali sono innate in quanto intelligibili, bastando l'autocoscienza di un
intelligibile in generale a fornire alle dialettiche la materia e la forma e
d'altra parte
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