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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 276
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[pag 411 (276 F1 /2)]

è necessario quindi identificare la legittima essenza di un intelligibile che si dia con autocoscienza con la dialettica e quindi con la distinzione e rapportazione di quanto di materiale e di formale si nella sua unità; è facile e immediato accettare questa essenza dialettica dell'intelligibile nel giudizio categorico universale affermativo, nel quale è di evidenza immediata che la forma dialettica secondo cui soggetto e predicato si unificano è il rapporto di ragione secondo cui l'intelligibilità del soggetto si pone a conseguenza dell'intelligibilità del predicato, e che questo rapporto di ragione da un lato è costituito dall'intelligibilità in sé del predicato, ossia dal suo farsi soggetto di certi intelligibili che si pongono con esso secondo la stessa forma con cui esso si è posto col suo soggetto, dall'altro è in funzione del rapporto strutturale in cui i due son pensati e che, sia nel caso di un fondamento del principio de omni et nullo che sia dato dall'estensione sia nel caso che lo stesso fondamento vada ricercato nelle comprensioni, consiste nell'immanenza del predicato nel soggetto e nelle modalità di questa immanenza le quali son poi ripetute dalla forma della predicazione, sicché questa prende a materia della dialettica i due intelligibili in quanto in rapporto da tutto a parte e pone a propria materia il nesso di intelligibilità che è appunto il modo con cui la parte è parte del tutto; ma non altrettanto evidente è quest'essenza dialettica in un giudizio categorico universale affermativo il cui predicato sia una delle funzioni che la totalità del soggetto riveste nei confronti di un altro intelligibile -ad es., in un giudizio del tipo A è specie (o genere, o cogenere, ecc.) di B -; in questo caso l'assenza di evidenza fa tutt'uno con la mediatezza della dialettica del giudizio nei confronti dell'unità dell'intelligibile tutto che dirompe nell'unficazione pel medio di una precedente disarticolazione di cui il giudizio rileva alcune componenti:infatti, nell'atto in cui una dialettica disarticola la comprensione di un intelligibile e assume a materia della sua forma la totalità disarticolata e ricostituita in unità e la parte separata per esser stata la disarticolazione lasciata inalterata, se è in grado di inserire le due materie in un nesso che è la forma della loro intelligibilità in quanto rapporto di ragione alla condizione che la parte sia staccata e insieme lasciata nel tutto onde la duplice operazione manifesti il vincolo con cui la parte si lega alle altre nel tutto e l'azione che la parte esercita sulle altre e patisce dalle altre nel tutto, basta che una riflessione dell'attenzione sulla dialettica rilevi e porti all'autocoscienza o l'azione o la passione ((??)), implicita nella precedente materia, perché o il tutto, se si torna a muovere da questo, o la parte, se si vuol muovere da questa, risultino abbracciare nella loro totalità non solo le loro parti, ma anche i rapporti funzionali fra queste, rapporti funzionali di cui le parole genere, specie, ecc., sono indici; lo stesso si dice dei giudizi categorici universali negativi la cui forma, che è di spostamento d'attenzione da un intelligibile a un altro al fine di trarre dall'uno la ragione dell'intelligibilità dell'altro e dall'altro il diritto della ragione a porsi, e insieme di esclusione dallo spostamento e quindi dalla dialettica di fattori che li rendono legittimi e intelligibili, rimanda a una disarticolazione di un intelligibile

 


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[pag 412 (276 F3 /4)]

e alla verifica di una eterogeneità assoluta tra ciascuna delle denotanti di esso da un lato e la sua totalità dall'altro con la totalità unificata e insieme disarticolata di un altro intelligibile, sicché tutt'al più sarebbe da discutersi se quel giudizio negativo sia veramente una dialettica semplice o non sia piuttosto l'unico indice di una molteplicità di dialettiche l'una successiva all'altra e l'una procedente dall'altra, ma non si mette in dubbio che o l'una dialettica o le molte non si pongano ad essenza dello o degli intelligibili autocoscienti con cui coincidono: è vero che un'esclusione non è intelligibilità, ma è altrettanto vero che l'esclusione solo in apparenza riguarda questa o quella materia o forma di una dialettica, mentre di fatto e di diritto riguarda  un'intera dialettica o un intero nucleo di dialettiche che son gettate fuori dalla sfera dell'intelligibile; anche il giudizio ipotetico è una dialettica di identica struttura, come quella che rimanda all'unità di un unico intelligibile che è la coesistenza sintetica dell'effetto e della causa, unità disarticolata nelle due materie della causa e dell'effetto unificate dalla forma della causalità in quanto procedente dall'una e dall'altra; e infine identici discorsi debbon farsi per le dialettiche del giudizio disgiuntivo, dei sillogismi, dei polisillogismi; in conclusione, la sfera delle dialettiche di condizione umana accoglie gli intelligibili come ontici unitari la cui unità è un dato immediato postulato piuttosto che argomentato, sentito epidermicamente piuttosto che intuito nella sua modalità qualitativa, come quello che, non appena l'attenzione si attiva su di esso, tosto dirompe in una molteplicità di ontici che sono dei qualitativi e dei rapporti promananti dai qualitativi nella loro veste di funzioni esplicate dai qualitativi l'uno nei confronti dell'altro entro il tutto e ciascuno nei confronti del tutto, con la conseguenza che l'attenzione tosto deve portarsi, con spostamenti che sono traslazioni dall'uno ai molti o da uno dei molti a un altro e che simultaneamente rilevano il rapporto fra i due termini come la propria ragion sufficiente e insieme come la modalità secondo cui esso spostamento deve avvenire, dall'un ontico, divenuto biffa, all'altro, e, qualora voglia ripiegarsi su di sé per far proprio oggetto il suo spostamento per quelle biffe e in quei modi, deve ancora, pel medio di una disarticolazione, disgiungere e insieme unificare coi suoi spostamenti le qualità, le funzioni di queste, i rapporti che ne derivano, con una serie di spostamenti le cui materie e le cui forme, il più possibile frazionate e disgiunte, tendono unificandosi assieme a ricostituire quell'unità originaria di cui è dato il sentore ma mai il possesso; e poiché ciascun spostamento è una dialettica ossia un'unità sintetica di molti qualitativamente eterogenei, l'attenzione, lo spostamento di questa, le materie biffe dello spostamento, il rapporto o forma che lo definisce e lo lega alle materie, ecc., è lecito dire che il sentore di unità di un intelligibile originario è principio di una dialettica prima, la quale a sua volta è principio di una serie di dialettiche che sono o spostamenti dall'unità ormai dirotta dell' intelligibile e immediatamente assunte alle disarticolazioni della prima dialettica o spostamenti di attenzione entro le prime dialettiche e che son proseguite indefinitamente com'è indefinita la tensione dell'unificazione a farsi equivalente dell'unità;




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