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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 252 - 301 F2
    • 279
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[pag 420 (279 F1 /2)]

come quelli che si ripetono costantemente in tutta una serie di intuiti e si danno in ciascuno degli intuiti indipendentemente dalle peculiarità che distinguono un intuito conclassario dagli altri, ma non dalla denotante formale che oggi si vuol chiamare necessità, ma che meglio sarebbe chiamare identità immutabile ossia attitudine a permanere costantemente come ontico dotato di certe modalità sue indipendentemente dalle modalità e peculiarità con le quali è lecito che s'accompagni - nel caso dell'intuito - idea innata la difficoltà non cambia perché è vero che in essa i dati non s'accompagnano a peculiarità che siano dell'intuito ma non dei dati e dalle quali quindi i dati debbano venir separati, ma è altrettanto vero che i dati che son parti dell'intuito e la cui giustapposizione è quantitativamente equivalente al tutto quantitativo dell'intuito, non hanno o almeno dev'essere dimostrato che abbiano pel semplice loro appartenere a un certo intuito che è innato quella denotante formale dell'identità immutabile -, come degli intelligibili ossia come degli immutabilmente identici; ma il problema dell'unità dell'intelligibile è un altro, e riguarda l'ontità, le modalità di un siffatto intelligibile, i rapporti che lo legano all'intelligibilità autocosciente, e, come conseguenza, la funzione che un'autocoscienza ha rispetto all'intelligibilità, la funzione che un'intelligibilità ha nei confronti della totalità dell'ontico, e infine la qualifica di primato che dev'essere attribuita all'intelligibile unitario e semplice o all'intelligibile autocosciente; di tutti questi aspetti, che non pare che il pensiero di condizione umana abbia finora preso nella dovuta importanza, tratteremo appena la soluzione, se soluzione c'è, e il metodo da battere e da seguire, rimandando ad altro momento l'approfondimento e soprattutto lo sfruttamento della loro soluzione; per ciò che riguarda l'ontità apodittica di un intelligibile unitario e semplice, si deve cominciare col partire  dalle condizioni in cui si trova un'intelligibilità autocosciente di condizione umana, per poi vedere se alle stesse conclusioni si giunga da un'intelligibilità autocosciente di natura divina: tutte le dialettiche di autocoscienza umana mutuano la legittimità di intelligibili da sé, cioè da certe modalità che son proprie dello spostamento d'attenzione con cui coincidono e che lo spostamento ritrae direttamente dal rapporto o forma delle due materie che costituisce per dir così la materia che un'ulteriore dialettica distingue in esso, o indirettamente dalla funzione secondo cui ciascuna delle materie si lega all'altra; ma le stesse dialettiche ritrovano, attraverso una quantità maggiore o minore di mediazioni, il principio dell'intelligibilità nell'unità di un ontico autocosciente che è risultato intelligibile in quanto si è disarticolato in momenti che son materie e forme dialettiche intelligibili, ontico intelligibile la cui autocoscienza è quella di un'unità e insieme di una molteplicità dialettizzabile e dialettizzata; ma quando l'attenzione vuole concentrarsi sull'unità allo scopo di portare all'autocoscienza una particolare modalità qualitativa che coincida con l'unità assoluta del molteplice e che costituisca per dir così la materia definita di cui fin a quel momento è stata data con autocoscienza la sola forma dell'unità, delle due l'una o s'accontenta di far coincidere quel qualitativo con il complesso delle unificazioni con cui la totalità


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[pag 421 (279 F2 /3)]

delle dialettiche operabili sull'autocosciente uno organicizza la dispersione in cui la disarticolazione ha distinto tutte le forme e le materie dell'autocosciente, e in questo caso il qualitativo sfuggirà sempre in quanto o sarà pensato come ciò che  si sovraggiunge all'unificazione quando questa si dia come ontico sintetico ed uno, quando cioè i vari modi qualitativi delle materie e delle forme invece di essere collegati da spostamenti d'attenzione che si limitano a consentir indirettamente l'autocoscienza della funzione che la qualità di una materia esercita sulla qualità di un'altra e invece di organizzarsi secondo un incastro dell'una materia sull'altra il cui modo è la forma seguita dallo spostamento, debbono essere pensati come immersi in una continuità indiscreta l'una nell'altra e tutte nell'uno tutto, o sarà colto solo attraverso quella condizione di unità in cui l'attenzione assume un autocosciente quando lo fa biffa di un suo spostamento e che è qualcosa di meramente esteriore e formale il cui sottofondo qualitativo svanisce nella disarticolazione, distruggitrice dell'unità e quindi del corrispondente qualitativo, quando l'autocosciente da biffa di una dialettica si fa fondamento della stessa ossia ontico disarticolato entro le cui parti s'installa la dialettica; d'altra parte la tensione a cogliere il qualitativo che è nell'unità sintetica e si con l'unità sintetica non è una presunzione della sfera autocosciente né una conseguenza delle sue strutture generiche, ossia non è un orientamento che le dialettiche in generale ritraggano da sé e dalla loro necessità di disarticolare se stesse e tutto ciò che in loro si in una forma e in una materia che è sempre trattata come un qualitativo, perché quando un intelligibile autocosciente vien dialettizzato come biffa con un altro, vi son dei casi in cui in tale funzione esso si limita a porsi come una unità della quale però si rileva la disarticolazione o disarticolabilità al fine di aprire un posto o di negarlo entro la sua totalità all'altra biffa che vi immette o si rifiuta di immettervi se stessa con tutto ciò che di qualitativo contiene, come ad es. quando fa da soggetto in un giudizio categorico universale affermativo o negativo il cui predicato sia un intelligibile che pretende di essere una sua nota, ma vi son altri casi in cui lo stesso nella stessa funzione  si offre sia con la giustapposizione di tutte le qualità che sono delle note  in cui si disarticolerà o si è disarticolato sia con il qualitativo che gli deriva dalla sintesi delle note in unità semplice, come quando nello stesso giudizio fa da predicato o quando fa da soggetto di uno stesso giudizio il cui predicato rilevi il rapporto formale in cui si pone con un altro intelligibile; dunque, nelle dialettiche di condizione umana il qualitativo nell'unità semplice di un intelligibile è un autocosciente di forma e funzioni proprie ma di comprensione zero per ciò che riguarda la matematica meramente qualitativa, è quindi un concetto problematico, cosa che rende poblematici ogni intelligibile autocosciente in quanto uno e semplice e insieme il rapporto completo che connette nota a nota entro la comprensione dell'intelligibile e ogni nota all'intelligibile in quanto uno; ma il fondamento soggettivo della problematicità del qualitativo dell'intelligibile uno e il fondamento oggettivo dell'unità dell'intelligibile uno pongono l’ontità dell’intelligibile uno


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[pag 422 (279 F3 /4)]

e semplice in sé, in quanto a nessuna dialettica è lecito ignorare il rapporto da principio a conseguenza che lega il qualitativo di un intelligibile in quanto uno alla sua funzione di denotante e attribuire a se stessa in quanto ontico autocosciente la funzione di principio di unità fra le qualità delle materie che sono sue biffe, dovendo appellarsi, per trovare tale principio, all'unità in sé di un intelligibile che ritrae da sé l'unità e non dall'unificazione che le dialettiche immettono tra le sue denotanti - l'equivalenza che Kant pone tra l'attività delle categorie in genere e la sussunzione attiva inautocosciente che esse esercitano su di un complesso di autocoscienti entro cui calano come denotanti a fare del complesso un uno e un intelligibile la cui molteplicità si fa in seguito a ciò connotazione, la simultaneità che lo stesso Kant introduce fra l'informazione attiva di molteplici ontici autocoscienti che son riproduzioni di intuiti da parte di una o più categorie e l'intervento attivo della stessa categoria entro gli intuiti riprodotti, l'anteriorità concessa dagli empiristi all'azione inautocosciente dell'associazione e della ripetizione dell'associazione sulle sensazioni rispetto alla loro traduzione all'intelligibilità in quanto così associati e ripetuti, sono riprove dell'impossibilità  in cui una dialettica si trova di riferire solo a se stessa l'unità e il correlato fondamento qualitativo che un'ulteriore dialettica ritrova entro di essa ed entro alle materie e forme che essa dialettizza -; la necessità di presupporre a sé degli intelligibili che siano ontici e insieme unitari, semplici, a qualtà peculiare in funzione della loro unità semplice, e di escludere da sé l'autocoscienza dei medesimi in quanto tali, porta la sfera delle dialettiche autocoscienti a porre l'ontità di tali intelligibili fuori da sé, facendone degli ontici che, in quanto dialettizzati con quelli che sono biffe della sfera, sono degli intelligibili autocoscienti, problematici nella loro modalità qualitativa, posti come le biffe in un rapporto di equivalenza, le cui differenze si riducono al possesso simultaneo dell'unità e della concomitante qualità, all'illiceità di sussistere simultaneamente in unità e in unificazione dei primi, al possesso della solo unità e non della correlata qualità, alla necessità di sussistere simultaneamente in unità  e in unificazione dei secondi, mentre, in quanto esclusi da qualsiasi dialettica con le biffe delle dialettiche o meglio correlati ad esse secondo un rapporto che vorrebbe fissare la genesi da essi delle biffe e quindi il diritto di queste ad entrare con essi in quella dialettica di equivalenza, sono degli autocoscienti concetti problematici, a forma e materia zero, la cui autocoscienza è nota di una dialettica, che il giudizio intellettivo di Rosmini ha disegnato nella sua struttura generica, e il cui spostamento d'attenzione è da un soggetto che è l'intelligibile uno e semplice a un predicato che è un'ontità da cui è escluso l'autocosciente di condizione umana:questo secondo modo con cui entra nell'autocoscienza un intelligibile che abbia ontità da sé e insieme goda di unità semplice e del qualitativo a questa correlato è quel che si chiama rappresentazione dell'ontità in sé di tale intelligibile e che meglio dovremmo chiamare l'ontità di autocoscienza umana di un intelligibile uno e semplice di inautocoscienza umana;




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