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e identica dialettica, come
razionalità e mammiferinità connotano necessariamente uno e un solo e stesso
intelligibile, un intelligibile denotato da razionalità è necessariamente
denotato da mammiferinità, ecc.), la mammiferinità è specifico necessario
dell'uomo (o giudizi verbalmente diversi ma indici della stessa dialettica:
l'umanità è connotata dalla mammiferinità, il mammifero è genere dell'uomo,
l'uomo è specie del mammifero, ecc.), la vertebralità è specifico necessario del
mammifero, dell'uccello, ecc. (o giudizi verbalmente diversi ma indici della
stessa dialettica: il mammifero, l'uccello, ecc. sono denotati dalla
vertebralità, o sono specie del vertebrato, ecc.)-, la dialettica, in quanto
intelligibile, ha a ragione sufficiente della sua ontità o della sua
autocoscienza lo spostamento d'attenzione, il quale a sua volta rimanda, come a
ragion sufficente della sua ontità o della sua autocoscienza, alla connessione
necessaria e insieme alla discrezione eterogenea dei qualitativi attraverso i
quali si muove, connessione e discrezione le cui ragioni sono nella
molteplicità della struttura degli ontici autocoscienti entro la quale sono
affermati immanenti i qualitativi; ma quando a questi ontici si contrappongano
gli intelligibili che loro equivalgono e insieme da loro differiscono per
l'unità assoluta che li caratterizza, questi intelligibili, che, in quanto di
autocoscienza umana, sono dei concetti problematici, e che in sé sono gli
stessi concetti problematici ma predicati da apoditticità e definizione
qualitativa e da o inautocoscienza o da autocoscienza altra da quella umana, se
debbono conservare inalterata la loro unità essenziale, debbono anche esser
predicati da una struttura qualitativa tale che non consenta all'attenzione che
su di essi si posa di spostare se stessa da uno ad altro momento o porzione
entro di essi; escludendo ora la questione se l'attenzione abbia oppur no la
liceità e la condizione necessaria e sufficiente per spostarsi da uno ad un
altro di essi, l'unità che li caratterizza deve accompagnarsi anche a una
modalità della loro totalità qualificata che non dia luogo a frazionamenti in
parti che consentano lo spostamento d'attenzione da una di esse ad un'altra:
infatti, ogniqualvolta uno spostamento d'attenzione si dà trova la sua liceità
almeno in una dualità di parti le quali debbono ricavare la necessità della
loro dualità da una differenza che le distingue e che ha la sua ragione nelle
parti stesse e non in altro, e quindi in una loro eterogeneità che è sempre,
almeno per le condizioni delle dialettiche umane, o totalmente qualitativa o
almeno in parte qualitativa; qualora dalle parti distinte sia esclusa siffatta
eterogeneità la dualità è da altro e non dalle parti, il che priva lo
spostamento d'attenzione e quindi la dialettica di congruenza con le parti che
son biffe, e, con ciò, di necessità e di intelligibilità; ma una dualità di
eterogenei è molteplicità e non unità, o tutt'al più consegue l'unità
mediatamente e non la possiede; donde segue che lo spostamento d'attenzione
entro un uno che sia originario, principio e non conseguenza di operazioni
dialettiche, avrebbe, anche, la liceità di darsi alla condizione che vi
venissero distinte parti le quali o sarebbero omogenee, e con ciò biffe di
spostamenti non necessari, o sarebbero eterogenee, ma in contraddizione con
l'unità originaria del tutto;
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esclusa quest'ultima liceità
di distinzione, non resta che un uno sia distinguibile in parti che, fattesi
biffe di spostamenti d'attenzione, privano questi di necessità, il che si dà
quando la spartizione sia avvenuta indipendentemente da una necessità intima
all'ontico disarticolato, ossia quando questo non offre da sé, dal suo corpo
diciamo così, nessuna ragione necessaria e sufficiente per essere diviso e
quando la disarticolazione, che ricava la sua ragione da altro, è sovrapposta e
con ciò variabile e mutevole; e poiché le ragioni della disarticolazione di un
ontico che siano dall'ontico stesso coincidono con distinzioni qualitative
immanenti in esso, l'intelligibile ad unità originaria, dev'essere un semplice,
ossia un qualitativo uniforme entro cui non si danno differenze qualitative
correlative di distinzioni di parti; nella sfera delle dialettiche di
condizione umana, siffatto discorso trova la sua forma legittima nella
predicazione all'intelligibile uno, già posto a concetto problematico di ontità
necessaria in sé per conclusioni di precedenti discorsi, della qualità della
semplicità, e di tutto ciò che questa è e comprende, come conseguenza
necessaria delle ragioni che impediscono ad uno spostamento d'attenzione di
attuarsi entro un ontico che sia necessariamente uno; d'altra parte, alla
medesima predicazione apodittica si giunge se si attribuisce all'ontità in sé
dell'intelligibile uno l'inautocoscienza: una volta che si sia esclusa
dall'essenza di tale intelligibile l'autocoscienza e, con ciò, lo si sia
privato della liceità di farsi oggetto di un'attenzione e dei suoi spostamenti,
è lecito predicare al suo concetto problematico la molteplicità di parti
eterogenee, alla condizione che a ciascuna di esse si attribuisca la capacità
di emettere da sé, per dir così, un ontico in sé che sia qualcosa d'altro
dall'essenza qualitativa della parte e che insieme, generandosi necessariamente
da essa, vada a unirsi e a fondersi con un'altra parte senza confondersi col
qualitativo di questo, in modo che le varie parti vengano collegate l'una
all'altra da ontici che sono altrettanti ponti di unificazione o punti di
sutura; ma, a parte che questa descrizione lascia fuori di sé quell'effetto di
questa sutura che è la qualità nuova che sgorga dall'unificazione delle parti,
la quale o è pensata come un coesistente alle altre, e in questo caso si
debbono introdurre ulteriori ontici rapportativi fra essa e l'unificato che non
si vede come la colleghino a questo se andando da essa a ontici che sono ponti
di ponti o da essa ad ogni qualitativo, il che renderebbe inutili i ponti
parziali, oppure è pensata come l'involucro che abbraccia il tutto, senza però
che con ciò si riesca a ricostruire il rapporto fra il tutto e l'involucro, a
parte ciò, si ripete, gli ontici che son ponti debbono essere di molteplici
tipi, come quelli che da un lato vanno dal qualitativo parziale in sé che è
specifico a quello che è generico, mentre dall'altro partono dai generici per
correre agli specifici, e come quelli che debbono scaturire da una coppia di
generico e di specifico già collegati dai rispettivi ponti per suturarla con il
suo specifico, non solo ma debbono anche far tutt'uno con la qualità della loro
parte e insieme distinguersi da essa; sicché, senza tener conto della
moltiplicazione all'infinito degli ontici in sé che dovrebbero costituire la
struttura a molteplicità eterogenea di quell'intelligibile,
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