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così come il mutarsi di una
parte di una sorgente luminosa se provoca una dualità qualitativa nella
sorgente genera insieme quel nuovo uno qualitativo che è la modalità del nuovo
fascio di luce che ne scaturisce, come pure è lecito attribuire a tale
intendimento l'autocoscienza, a noi negata, della totale essenza delle qualità
eterogenee, autocoscienza che
consentirebbe di trattare l'eterogeneità in altro modo da ciò che è per
le nostre dialettiche, come pure è lecito attribuire alla stessa dialettica di
condizione divina l'attitudine a ottenere come risultato di una dialettica di
eterogenei oltre a un'unificazione il qualitativo nuovo che ne promana e che costituirebbe
l'intuizione dell'intelligibile in sé o, con un capovolgimento di rapporti, a
questo intelligibile l'attitudine di operare sulla massa degli intelligibili
potenziali e di farli propri principi mentre li fa addendi di un'unificazione
necessaria, come pure è lecito, allargando un po' l'area delle operazioni
divine, vedere nell'intelligibile uno ed intuito l'atto divino di un’ ulteriore
unificazione, quella sintetica a finalità operative-provvidenziali, sovrapposto
a quella meramente dialettica, o viceversa vedere nell'intelligibile
dialettizzato la rottura volontaria dell'unitario; qui tutto ciò che
l'immaginazione può è lecito e valido -, quanto perché la sfera delle
dialettiche di condizione umana ha a sua ragione una certa condizione degli
ontici intelligibili, che è quella di un loro dialettizzarsi completo perfetto
simultaneo e di un loro correlarsi, in quanto così dialettizzati, con se stessi
in quanto uni e semplici, condizione che, o come concetto ontico e apodittico o
come concetto problematico, dev'essere posta onde le dialettiche nostre siano
legittime e che per esser posta dev'essere pensata libera da aporie, la cui
immanenza dev'essere pensata come relativa alle condizioni cui le nostre
dialettiche si legano e come conseguenza del nostro modo di operare e dei
materiali che questo ha a sua disposizione e con cui solo è in grado di
costruire dialettiche, inferendole da quelle in atto; b) quando dialettiche di
condizione correlano reciprocamente degli intelligibili con spostamenti
d'attenzione che, assumendoli a biffe, li dotano simultaneamente di una certa
autonomia e li rendono indipendenti dalle unificazioni e dai rapporti
funzionali sotto cui è lecito siano stati portati all'autocoscienza in quanto
denotanti di comprensioni, quando cioè l'attenzione umana si porta dall'un
intelligibile all'altro, previo un isolamento dal restante delle connotazioni
entro cui sono stati già dialettizzati come denotanti o previa l'esclusione
dalla stessa attenzione della disarticolazione della loro comprensione in
denotanti dialettizzate, la sfera delle dialettiche umane si rivela capace di
attribuire la funzione di simmetrici equivalenti di intelligibili in sé ad intelligibili
che abbiano il diritto a tale funzione in quanto unificazioni dialettiche con a
ragione un'unità originaria e ad intelligibili privi di tale diritto perché o
mere denotanti o mere porzioni di una comprensione, e di fare di siffatti
intelligibili biffe di dialettiche, che correlano l'uno all'altro intelligibili
secondo il rapporto che è o da generico alla comprensione in cui immane e che
ne diviene specie o da specifico alla comprensione in cui immane e che ne
diviene, sotto altro punto di vista specie -
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