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e quella la cui
autocoscienza è principio della dialettica e della classe - nell'esempio, la
posizione del punto A, il rapporto spaziale fra A e altri punti del segmento o
di altri segmenti, i dati numerici che in un diagramma cartesiano si fanno suoi
equivalenti, ecc. ecc., enti tutti che sono i qualitativi della prima porzione,
e l'appartenenza di A al segmento A- Z, che costituisce il qualitativo della
seconda porzione -, la dialettica, come spostamento d'attenzione a livello
intuitivo, che tra le due porzioni s'instaura a rilevare la rispettiva
necessità a costituire l'unità del conclassario e la rispettiva funzione di
complemento dell'una porzione sull'altra -nell'esempio, l'attenzione si sposta
ed è tenuta a spostarsi dal qualitativo, della posizione dei rapporti spaziali
ecc. di A, al qualitativo della sua appartenenza ad A- Z secondo un rapporto
che è da un necessario ad un altro data la qualità intera di A e quindi da un
complemento ad un altro -; e allora si chiede se queste operazioni siano
sufficienti a sfociare nella conclusione del postulato, o se per caso,
contrariamente a tutti i presupposti e le ipotesi da cui la dottrina delle
classi come insiemi è mossa, tra quelle dialettiche e il postulato non se ne
inseriscano altre, a stabilire il rapporto tra le variabilità in genere e il
qualitativo della prima porzione e quello tra la invariabilità in genere e la
seconda, a fissare il rapporto di indifferenza che vincola il rapporto tra
variabilità e prima porzione all'ontità autocosciente della classe e dei
correlati spostamenti d'attenzione e il rapporto di imperio funzionale che il rapporto
tra invariabilità e seconda funzione esercita sull'autocoscienza della classe e
dei correlati spostamenti d'attenzione, a differenziare il rapporto di
variabilità e quello di invariabilità l'uno dall'altro come quelli che non sono
convertibili pena la decadenza dall'autocoscienza della classe all'infinito e
quindi dell'intelligibilità per classi come insiemi in genere; e allora si
chiede non solo come tale dottrina accordi siffatta illiceità di conversione
con le sue presupposizioni o ipotesi, ma soprattutto come argomenti l'illiceità
e la sua autocoscienza e come mantenga l'identificazione del necessario col
dato intuito o, se si vuole, con l'elaborazione esercitata su dati presupposti
solo come intuiti e privi di qualsivoglia immanenza inautocosciente; ma per
questo, almeno rispetto a questo mio lavoro, basta; in secondo luogo, la
dottrina delle classi come insiemi procede ad escludere che, qualora siano
entrati nell'autocoscienza spostamenti d'attenzione, operati entro la porzione
di identità o di equivalenza o di similarità nello stesso modo con cui sono
stati operati nel tutto per bipartirlo in una porzione indifferente al suo
farsi biffa di una classe e nella porzione principio di tale sua nuova
qualificazione con autocoscienza, tali spostamenti abbiano un carattere o modo
ontico qualitativo altro da quello della non necessarietà e quindi abbiano il
diritto di elevarsi dal livello intuitivo a cui appartengono a quello
intelligibile cui sembra che pretendano, e prosegue a inferire da tale esclusione
la illiceità di immettere nelle dialettiche intelligibili quelle dialettiche i
cui spostamenti d'attenzione provocherebbero l'unificazione di più classi come
insiemi in un'unica classe come insieme e quindi l'autocoscienza di un classe
come insieme che sarebbe una classe come insieme di classi come insiemi;
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