- 457 -
[pag 457 (290 F1 /2)]
donde segue che legittimità
hanno soltanto gli insiemi e le correlate dialettiche che sono successioni di
biffe il cui rapporto di unificazione ha a sua materia un qualitativo semplice
o da trattarsi come semplice, identico
o equivalente o simile che sia, e che l'intelligibilità è costituita dalla
giustapposizione di siffatte classi, ad un membro di una delle quali nulla
impedisce di essere membro di un'altra o di più altre, e dalla serie delle
modalità-valori e delle operazioni dialettiche che hanno luogo in ciascuna di
esse o tra due o più di esse in quanto però irriducibili a membri conclassari
di una stessa classe-insieme; che siffatto sistema di inferenze rimandi alla
presupposzione che nessuna necessità si dà
oltre quella che è dato di fatto, che cioè tutti quegli inferiti con le aporie
che si attribuiscono a un sistema opposto serva come di controprova al fatto
che non sarebbe lecito trattare la porzione identificata o equazionata o
assimilata come qualcosa di eterogeneo dall'altra porzione del tutto
classificato, è abbastanza verificabile e dimostrabile con una serie di
dialettiche che rimandiamo ad altra trattazione; per ora, basti che una volta
ammesso che questo secondo carattere, o presupposto o postulato, di una
dottrina delle classi-insiemi sia in una qualsivoglia correlazione con il
precedente di una indifferenza tra la variabilità
di certe costituenti qualitative del conclassario in genere e l'invariabilità di altre, lo stesso carattere, che non resta così
semplice perché deve pure accettare in sé che dialettiche si diano entro il
gruppo dei qualitativi che son principio delle dialettiche di classe, rimanda a
quanto si è già chiesto sopra a proposito del primo carattere, se veramente una
intelligibilità di classi-insiemi infinite
escluda qualunque distinzione fra la necessità
del qualitativo variabile la quale è tutt'uno con la mera autocoscienza e la
necessità del qualitativo invariato la quale
deve far tutt'uno con la stessa coscienza e con la illiceità di non variare, con in più l'altra domanda che è
lecito porre, se dialettiche instaurate entro un siffatto qualitativo invariato
abbiano la liceità di essere trattate come a livello intuitivo, ossia come
prive dell'ontità o autocoscienza che non promana da altro che non sia la
stessa qualità o qualcosa di essa delle biffe invariate che essa dialettizza;ma
nel secondo presupposto di una dottrina delle classi-insiemi se ne cela un
terzo, che ne costituisce la terza pretesa e la terza modalità qualitativa
della quale siamo tenuti a parlare un po' più a fondo: tale dottrina quando
parla dell'intelligibilità delle
classi-insieme intende introdurre nella sfera intelligibile come unico tipo di
dialettiche quelle che sono spostamenti d'attenzione da uno dei conclassari ad
un altro e quelle che sono da inferirsi da esse; qualsivoglia altro tipo di
dialettica o non esiste o è un problematico la cui pretesa di apoditticità o
intelligibilità è destinata a restare tale; ammesso e non concesso che una
dialettica o un complesso di dialettiche che si rifacciano ai rapporti
immanenti inautocoscientemente in una moltitudine di classi-insiemi e atti ad
accompagnarsi ad autocoscienza se non pel medio della riduzione di questa
moltitudine a una classe o insieme che sia insieme di insiemi siano
illegittime, e quindi ammesso e non concesso che le uniche dialettiche
intelligibili siano quelle che dotano di autocoscienza i rapporti propri di una
classe-insieme
- 458 -
[pag 458 (290 F2
/3)]
i cui membri siano o siano
trattati non come classi-insiemi, non sembra che siffatte dialettiche siano
riducibili agli spostamenti d'attenzione da conclassario a conclassario e a
quelli che se ne inferiscono e che unici elementi della sfera d'intelligibilità
siano i conclassari, il loro rapporto immediato di sostituibilità, gli
spostamenti d'attenzione traenti all'autocoscienza questo rapporto, i rapporti
che s'inferiscono da quello, gli spostamenti d'attenzione traenti all'autocoscienza
questi ultimi;lasciato, cioè da parte, il fatto della liceità o illiceità
dell'insieme di insieme, e quindi ignorata la questione di dialettiche
costruite sul ed entro il qualitativo che è principio di un insieme, si tratta
di vedere se le cose stanno così: quando una dottrina delle classi-insiemi
attribuisce alla dialettica istitutrice dell'insieme l'effetto limitato di
unificare due membri con l'unità della sostituzione sulla base di un rilievo,
dato ad una qualificazione peculiare di ciascuno dei due ed esclusiva di
qualsiasi altra loro qualificazione, è tenuto anche a dare risposta alla
questione assunta((??)) e quindi autocoscienza e apoditticità a uno dei due
corni altrimenti destinati a restare entrambi autocoscienti ma con
problematicità, se la qualificazione rilevata, quella che per intenderci
chiamiamo qualitativo-principio, sia identica alla qualificazione totale di
ciascun membro-biffa o coincida con una sola porzione di questo tutto;
evidentemente neppure nel caso che questo qualitativo- principio sia un
cosiddetto simile ossia un rapportabile, sulla base della cosiddetta
somiglianza di due quantitativi-principi distinti per la loro identificazione
con un conclassario, e con l'effetto di una sostituibilità dell'un conclassario
all'altro, è lecita l'identità o coincidenza del qualitativo-principio con la
totalità del qualitativo-biffa, a meno che non si voglia cadere nell'assurdo
dell'illiceità di una pluralità di classi
muovente dalla pluralità dei conclassabili e nell'assurdo di un solo grande
insieme di tutti gli ontici autocoscienti; d'altra parte una volta datasi
autocosciente una dialettica a livello intelligibile e quindi una classe, con
tutta la serie delle dialettiche od operazioni che è lecito inferirne, si dà anche l' autocoscienza del qualitativo-principio,
il quale coinciderebbe con il qualitativo-tutto di ciascun conclassario se
nessuna differenza insorgesse tra i conclassari che non fosse irriducibile e
che attraverso quest'esclusione di irriduzione permanesse a distinguere e a
conservare assoluti e reciprocamente indipendenti l'uno dall'altro i vari
conclassari; ma questo è appunto uno dei modi peculiari delle dialettiche a
livello intelligibile, e, di conseguenza, la necessità
di un'aliquota di eterogeneità qualitativa che garantisca l'assolutezza a
ciascun membro, è ragione della riduzione del qualitativo-principio a una
porzione soltanto del qualitativo totale di un membro; immediata conseguenza di
questo è che a nessuna dialettica il cui spostamento d'attenzione sia del tipo
intelligibile è lecito prescindere da uno spostamento d'attenzione di tipo
intuitivo fra le due porzioni in cui il qualitativo-tutto del membro in genere
è stato disarticolato; ma non basta: quando sopra abbiam parlato di un rapporto
di sostituibilità, di conclassario a
conclassario, come materia della dialettica, di fatto pensavamo proprio alla
definizione che di tale materia dev'essere data in uno spostamento d'attenzione
che unifica due autocoscienti
|